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Milano: un divorzio troppo Gentile

Milano: un divorzio troppo Gentile

Redazione

06.12.2016 ( Aggiornata il 06.12.2016 12:51 )

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Alessandro Gentile non è più un giocatore dell’Olimpia Milano, nonostante il contratto che legava atleta e società fino al 2018. A renderlo noto è la società, Proli e lo stesso Gentile con comunicati che poco dicono se non tra le righe. Gentile lascia subito l’Olimpia, pur non avendo un’altra squadra, e si mette sul mercato in cerca di una sistemazione che gli dia luce e visibilità per un futuro approccio NBA, mentre l’Olimpia torna a quello che era il suo progetto originale, libera spazio per Abass, preso in estate quando Gentile sembrava dover sbarcare oltre oceano, e per Dada Pascolo, chiamato a portare concretezza e leadership, per lo meno nel campionato italiano. Nonostante il comunicato, la storia finisce male per entrambi, con il giocatore che cercherà un’altra sistemazione in una squadra di club che faccia anche l’Eurolega (esattamente come quella che lascia), inizialmente si parlava di Barcellona, ora di Bamberg, ma di fatto non si conosce ancora il destino del giocatore che potrebbe accasarsi addirittura dopo Natale.  Milano invece cercherà di far maturare in fretta Abass, probabilmente ridimensionando le proprie ambizioni di Eurolega. Proli ha parlato di una relazione che nel tempo si era intiepidita, come tra due fidanzati che finiscono per volersi bene ma senza più amarsi. Difficile vederla e soprattutto giustificarla così. Milano perde un giocatore talentuoso, estroso quanto si vuole, ma in grado di fare la differenza nel nostro campionato e, se inserito in un percorso di crescita, anche in Eurolega. Un giocatore che in 6 anni non si è mai tirato indietro, senza però riuscire a legare con l’ambiente e dimostrando, spesso, limiti emotivi che, nel tempo, dovevano essere affrontati e risolti congiuntamente con la società (il giocatore è sbarcato a Milano appena maggiorenne). Milano perde anche un alibi, sorgente e bersaglio di continue polemiche, incomprensioni e critiche. Gentile perde la possibilità di crescere in un ambiente competitivo come quello di Milano, di farsi trovare pronto per palcoscenici più importanti e di mettere a tacere critici e detrattori. Il campionato italiano infine perde un giocatore importante, nato e cresciuto in Italia, figlio d’arte, che molto avrebbe potuto dare. Ad Maiora. Altro divorzio, stavolta un po’ meno chiaro, quello che si è consumato tra Cantù e Rimas Kurtinaitis. È stato il patron Gerasimenko a darne notizia, con i soliti ringraziamenti di rito e l’annuncio del concomitante taglio di Gani Lawal, approdato immediatamente a Sassari. Immediato il tweet dell’agente dell’allenatore, che non ha parlato di taglio o di divorzio consensuale, ma di dimissioni date da Kurtinaitis. Lo stesso ha cercato di chiarire quanto accaduto riferendosi a una situazione irreale, con pochi giocatori disponibili, un orizzonte temporale strettissimo e l’impossibilità di gestire la squadra in funzione del progetto iniziale. Quale che sia la verità, il progetto Ottobre Rosso voluto da Gerasimenko finora è stato un fallimento, e a fronte degli ingenti investimenti, ai pochissimi risultati dello scorso anno (undicesimo posto a due punti dalla retrocessione) , si aggiunge lo spettro retrocessione di quest’anno. La squadra è stata temporaneamente affidata al vice Kiril Bolshakov, mascella quadrata e sguardo durissimo, il coach è stato in grado di portare serenità nell’ambiente e, senza avere nulla da perdere, è riuscito a portare i suoi alla vittoria nel derby, demolendo Varese in una partita in cui Cantù è sembrata in difficoltà nel solo terzo quarto. Molti i nomi che si fanno per la panchina dell’Ottobre Rosso, da Banchi al più suggestivo Recalcati, ma a prescindere da chi sarà il nuovo allenatore, pare che Gerasimenko abbia invertito la tendenza, e dopo aver tentato di insegnare il russo a tutti, abbia capito che per raccogliere risultati è bene che sia anche lui a imparare l’italiano, un po’ almeno. Continua il braccio di ferro tra FIBA ed ECA, la prima organo di governo mondiale del basket, la seconda organizzatrice di Eurolega ed Eurocup, impegnate in una guerra che non vedrà vincitori ma solo, in tutto o in parte, vinti e sconfitti, pubblico compreso. I prossimi mondiali saranno in Cina nel 2019, per l’Europa i posti disponibili saranno 12 mentre le nazionali chiamate a qualificarsi saranno 32. Le qualificazioni, divise in una prima fase che prevede l’eliminazione di 8 squadre e una seconda fase con 4 gironi da 6 squadre e tre eliminazioni per girone, si svolgeranno in finestre da una settimana in autunno, inverno e inizi primavera, così come quelle per gli europei. I campionati nazionali saranno fermati, mentre le squadre interessate saranno (durante l’inverno) impegnate in Eurolega e in Eurocup. La FIBA si è sentita legittimata a questo comportamento dall’assenza di comunicati della ECA che vietino espressamente agli atleti impegnati nelle proprie competizioni di rispondere alle convocazioni delle squadre nazionali. Si andrà allo scontro, cercando per l’ennesima volta di demolire quanto di buono esiste, e a rimetterci saranno come sempre il basket e i suoi appassionati. Il campionato dice che Milano è ancora padrona della competizione, imbattuta dopo dieci giornate e con poche possibilità di inciampare in quello che, almeno nel girone di andata, si annuncia come un percorso netto. A 4 punti dall’Olimpia, Reggio Emilia, che per qualche ora ha accarezzato il sogno di riunire i fratelli Gentile (pare che la clausola di uscita da Milano impedisca al giocatore di firmare un contratto con una delle squadre del nostro campionato), vince in casa contro Capo d’Orlando, squadra che probabilmente ha qualche ambizione in più rispetto alla proclamata salvezza di inizio campionato e che ora si trova a 10 punti. A quota 14 Venezia, Avellino e Caserta, che ha smesso di essere una sorpresa e mentre si attinge a celebrare il ritorno del suo Re, Oscar Schmidt, atteso per il 18 dicembre, batte la matricola terribile Brescia tra le mura amiche. A quota 10, in compagnia di Capo d’Orlando, l’Enel Brindisi, che in casa annienta Sassari, tenuta a 61 punti, togliendo qualche sassolino dalla scarpa al coach Meo Sacchetti. A quota 8 il gruppo più cospicuo formato dalle fin qui deludenti Trento (facile smantellare, ma dura ricostruire un gruppo vincente), Sassari, impegnata in un’altra stagione di transizione e Pistoia, meno aggressiva del passato campionato, in compagnia delle sorprendenti Brescia e Torino. In purgatorio Cantù, Varese e Pesaro, che vince il derby delle ultime con Cremona, squadra che rimane al caldo della zona retrocessione, da sola.

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