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Jokic di Rio e americani senza energia

Redazione

13.08.2016 ( Aggiornata il 13.08.2016 09:50 )

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La nazionale USA di pallacanestro che si è presentata a Rio vincerà la medaglia d'oro, al 99,9%, ma finora ha profondamente deluso in rapporto al materiale umano a disposizione. Onore all'Australia, che ha tenuto botta quasi fino alla fine, e onore alla Serbia che addirittura ha avuto l'opportunità per mandare la partita al supplementare con Bogdan Bogdanovic al termine di una partita che in molti temevano replica della finale del Mondiale spagnolo di due anni fa. Non è che la differenza fra il basket americano e quello europeo si sia ridotta da 37 a 3 punti nel giro di due stagioni, è che questa nazionale americana pur essendo composta da campioni assoluti, da Durant a Thompson, da Anthony a Irving, gioca ed è allenata malissimo: bisogna dirlo, con tutto il rispetto per la carriera di coach K. Le due partite sono state fra l'altro molto diverse, perché se contro Bogut e compagni non si sono mai fatti grandi break, la squadra di Djordjevic nella prima fase dell'incontro è stata letteralmente asfaltata dal gioco in transizione di Stati Uniti messi insieme, come idea tecnica, proprio per asfaltare gli avversari in transizione. Non c'è stata una vera svolta, semplicemente la Serbia non ha sbracato e punto dopo punto ha sfruttato il vero punto debole dell'avversario, cioè la ricerca della soluzione individuale a difesa schierata unita a una notevole pigrizia nell'andare a rimbalzo offensivo e quindi ottenere punti da seconda chance. Quello che era sembrato chiaro contro l'Australia qui è diventato chiarissimo: contro una squadra che ha due lunghi che tengono botta fisicamente e hanno mani decenti questi USA soffrono e anche tanto. Poi Nikola Jokic, compagno di Gallinari a Denver, ha giocato forse la miglior partita offensiva della vita e Raduljica ha proseguito nel suo ottimo torneo, ma è chiaro che gli USA non si possono mettere in difficoltà limitandosi al compitino. Una chiave interessante è che pur abusando delle soluzioni individuali la nazionale americana non ha affatto tirato male: con il 57% da due e il 35% da tre sarebbero bastati un ritmo più alto e più (ma proprio poca) energia in difesa e a rimbalzo per vincere di 20. Energia che abbiamo visto soltanto in Paul George, in mezzo a rotazioni fra il politico (tutti tranne Barnes hanno avuto almeno 10 minuti in campo) e il cervellotico. Davvero molto concreto Teodosic, che di solito non gode di buona stampa, la Serbia è sulla'1-3 ma nell'ultima giornata del gruppo A, lunedì, le basterà battere la finora imbarazzante Cina per qualificarsi al turno successivo come quarta ed incrociare così gli USA non prima dell'eventuale finale. Buon per Krzyzewski che la sveglia sia suonata nel girone e non in una partita senza domani. twitter @StefanoOlivari

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