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Basket italiano 2016, fuga dalle città

Basket italiano 2016, fuga dalle città

Redazione

12.05.2016 ( Aggiornata il 12.05.2016 16:25 )

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Si giocano i playoff, a chiudere un campionato che non verrà ricordato come uno tra i più appassionanti se non nella retorica dei commentatori televisivi che, per contratto, devono esaltare sempre il livello di quel che sono chiamati a raccontare ma che, ci auguriamo, in cuor loro ne farebbero a meno. Le società si appellano ai tifosi, raccomandando loro di far trovare agli ospiti un ambiente caldo. Poi arriverà la solita pioggia di multe ad innaffiare le casse della federazione. Ma si pagano volentieri, se si è vinto. Due sfide sono già chiuse, con Avellino che a Pistoia ha rischiato di vedere la serie almeno a gara 4 e che invece ha raccolto all’overtime la terza vittoria che vale un carnet di biglietti per Reggio Emilia che ha appena scaldato i motori contro quel che rimane di Sassari, che ha dimostrato che vincere è difficile ma confermarsi lo è di più. Entrambe le sfide sono state chiuse in tre partite, ma Avellino non ha avuto vita facile contro una squadra che si è mostrata quadrata e che ha perso per una differenza tecnica che è stata acuita nei playoff quando il ritmo si è fatto serrato esaltando i limiti delle contendenti. Ben altri limiti ha mostrato Sassari, neanche lontanamente simile alla squadra capace di vincere Supercoppa, Coppa Italia e Scudetto appena una stagione fa. Demolita e ricostruita più volte, affidata prima a Sacchetti, poi a Calvani e infine a Pasquini, ha dimostrato che senza un’anima e senza una guida tecnica adeguata non si va da nessuna parte. Fin troppo facile il lavoro per Reggio Emilia che ha avuto delle percentuali di tiro altissime anche Pala Serradimigni grazie, soprattutto, a una difesa appena accennata dai padroni di casa che lasciavano libero non solo il tiratore, ma anche il passatore. Sardara parla già di ricostruzione, ma dopo un anno passato a demolire invece che a consolidare, si deve cominciare daccapo a partire dall’allenatore, probabilmente Vitucci se Torino non lo blinderà per tempo. Reggio Emilia ha usato il primo round dei playoff per finire di rodare i propri giochi. L’esperienza di Kaukenas e Lavrinovic e il polso di coach Menetti hanno permesso di costruire un gioco equilibrato che spesso ricerca l’extra pass, dove è facile inserire le giocate di Della Valle, estemporaneo e ingestibile nelle sue fiammate offensive. Meno appariscente, ma assolutamente indispensabile al gioco degli emiliani si è dimostrato Aradori. Cresciuto e maturato in maniera esponenziale nell’ultimo anno, il giocatore di Brescia appare asciutto nelle sue giocate, efficace senza essere spettacolare, capace di attaccare il canestro e servire assist, solido a rimbalzo e molto attento in difesa. La vera arma in più di Reggio Emilia e, si spera, anche della nazionale, se Messina saprà gestirlo assieme al “Cinno” di san Giovanni in Persiceto. Milano come sempre si è presa le critiche del suo coach che non sopporta di vedere cali di tensione. Il calo in questione, che ha fatto letteralmente infuriare Repesa, è un 15 a 0 con cui Trento ha salutato il pubblico di Desio in gara 2. Milano è riuscita a rientrare, grazie a Lafayette, Gentile e Simon, ma ha dimostrato di soffrire oltremodo a rimbalzo quando il suo totem Batista prende fiato in panchina. Buscaglia sa che Milano è fuori portata, vuole usare la serie per far crescere il suo gruppo che, al contrario di Sassari, quest’anno ha confermato quanto ha fatto vedere di buono lo scorso anno. Certo, dopo l’impresa sfiorata a Milano l’obiettivo è quello di arrivare almeno a gara 4, ma poi si vedrà. De Raffaele probabilmente stava già pensando di poter chiudere la serie alla terza partita, ma Pancotto è cavaliere dalle mille (e passa) battaglie e in gara due ha saputo limitare Ortner e Green e ha saputo impedire alla Reyer di ragionare. La terza partita si gioca in quel di Mestre e probabilmente tra i quarti, questo è il più equilibrato, con Venezia che sta ancora finendo di assimilare i nuovi arrivati nei giochi offensivi e Cremona che ha come obiettivo minimo la seconda fase. Guardando fuori dai playoff si scopre che Caserta, salvata sul campo, non se la passa comunque bene. Stanco di veder cadere nel vuoto gli appelli lanciati agli imprenditori campani, Iavazzi starebbe per consegnare titolo sportivo e società nelle mani dell’amministrazione comunale della città. Notizie vere? Si saprà venerdì 13 (non proprio di buon auspicio), ma comunque vadano a finire le cose, a meno di clamorosi colpi di scena, l’orizzonte non è dei migliori ed è sintomatico dello stato di salute di molte delle squadre del nostro campionato. Aggiungi un posto a tavola. Varese aggiunge tre nuove aziende (Gamma, Seprio e Visiva Group) al consorzio Varese nel cuore. La proprietà diffusa sembra al momento l’unica via per non affidarsi a un mecenate (e con i tempi che corrono, trovarne di mecenati...) e avere una buona stabilità e nel contempo una discreta disponibilità economica. In arrivo anche Coldebella e in uscita Coppa mentre la presidenza sarà sulle spalle di Fabrizio Fiorini. Suggestiva la proposta di affidare la presidenza onoraria a Toto Bulgheroni. Ma rifiutata, al momento. A proposito di suggestioni, per il dopo Paolini in quel di Pesaro si parla di Aco Petrovic, che da giocatore ha già vestito la maglia dell’allora Scavolini. Un nome importante per il pubblico, probabilmente per la stampa, ma soprattutto per la squadra. Spem in virtute pono. Non sono bei momenti per la Virtus Bologna che, fallito l’aumento di capitale, si sta rivolgendo ai membri della fondazione per reperire le risorse economiche necessarie a portare a termine i pagamenti di questa stagione, per poi pensare alla prossima. Nel frattempo gira in città il nome di Tacopina come salvatore della patria, dopo i no di Zanetti e Segafredo. Tacopina ha fatto sapere di avere a cuore le sorti di Bologna, ma lui di mestiere fa l’avvocato e i soldi li starebbe cercando tra gli imprenditori di Gerusalemme. L’ha presa larga. Spem in virtute ri-pono. Non son bei momenti neanche per la Virtus Roma, serie A2, forse, ancora per poco: la squadra di Toti è stata letteralmente asfaltata in quel di Recanati dopo aver vinto gara 1. Oltre alla serie Roma ha perso anche coach Caja, dimessosi ma poi tornato sui propri passi e quindi sospeso da Toti che ha affidato la squadra al secondo Esposito. Ora Roma ha un’ultima chance da giocarsi contro Omegna, in palio la permanenza in A2 e, pare, la sponsorizzazione “pesante” di Unicusano o la discesa in serie B e, di fatto, l’oblio. Il basket lascia le metropoli, stanche, disinteressate e apatiche, mentre cresce nelle province e nei piccoli centri (che appena alzano la testa vengono bastonati dalla FIP). Nulla sembra riuscire a invertire la tendenza e solo Milano difende l’avamposto di un basket metropolitano che sta velocemente scomparendo e con esso l’interesse del grande pubblico. La domanda è: Petrucci e Bianchi se ne sono accorti?

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