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Steph Curry, il migliore per tutti

Steph Curry, il migliore per tutti

Redazione

11.05.2016 ( Aggiornata il 11.05.2016 09:36 )

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L'ufficializzazione della scelta di Steph Curry come miglior giocatore della NBA e quindi del pianeta, per la seconda stagione consecutiva, è arrivata proprio in coincidenza del ritorno agonistico dell'MVP in una drammatica e stupenda garaquattro delle semifinali di conference, con i Portland Trail Blazers che hanno trascinato al supplementare gli Warriors e Curry che dopo un inizio impreciso al tiro, ma non certo timido come atteggiamento, dopo l'espulsione di Livingston ha preso in mano la situazione e nel supplementare con 17 punti (in 5 minuti, ribadiamo) sui 40 suoi totali ha portato la serie sul 3 a 1 per i campioni in carica. Serie non ancora chiusa, in playoff iniziati in maniera scontata ma proseguiti con relative sorprese (su tutte i Thunder in vantaggio 3-2 contro gli Spurs). Più che spiegare per la millesima volta l'unicità di Curry, di cui ogni appassionato di pallacanestro si rende conto, sottolineiamo che per la prima volta il titolo di Most Valuable Player della NBA è stato assegnato all'unanimità. Nel senso che proprio tutti i 131 votanti (nella quasi totalità giornalisti o opinionisti, quindi gente con diverse visioni di questo sport) hanno collocato lui al primo posto, in una classifica condivisibile anche per quanto riguarda il secondo (Kawhi Leonard) e terzo (LeBron James) gradino del podio. A seguire Westbrook, Durant, Paul. Siccome ad ogni posizione veniva assegnato un punteggio, Curry alla fine ha più che doppiato Leonard... Stiamo vivendo la storia in diretta e dobbiamo rendercene conto, quindi ricordiamo che l'unanimità non è stata raggiunta nemmeno da giocatori per motivi fisici più dominanti di Curry: allo Shaquille O'Neal del 2000 con i Lakers e al LeBron James del 2013 con gli Heat mancò un voto... Il segreto di Curry, rispetto agli MVP del passato (anche a quelli con fisico apparentemente normale, come Steve Nash), è che il suo gioco, anche nella fasi più individualistiche, è strettamente connesso a quello degli Warriors: loro non sarebbero gli stessi senza di lui, ma nemmeno lui in un altro contesto sarebbe lo stesso pur avendo magari statistiche simili. Curry è una filosofia, per certi versi quasi una religione. E non è ancora finita.

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