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C'era una volta la Virtus Bologna

C'era una volta la Virtus Bologna

Redazione

05.05.2016 ( Aggiornata il 05.05.2016 12:20 )

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Chiusa la regolar season il campionato omaggia Milano, la capolista (ma si sapeva già) condannata sempre a vincere e saluta Bologna, per la prima volta retrocessa sul campo, a seguito dei risultati sportivi di una stagione fatta più di rimpianti che di soddisfazioni (e un po’ si sapeva anche questo). La squadra di Valli si gioca il tutto per tutto contro Reggio Emilia in una partita da dentro o fuori. L’avversario è ostico, ma i risultati provenienti da Venezia, con una Reyer che nell’ultimo quarto demolisce Avellino, rendono il risultato della partita ininfluente per la GrissinBon. La Virtus col destino nelle proprie mani quindi, ma anche con l’incapacità di affrontarlo con la giusta determinazione e con lo spirito guerriero che pare essere perso nelle volte dell’Unipol Arena, uno spirito che era il marchio di fabbrica della stessa squadra in un passato abbastanza recente. Non ci si inventa tenaci o affamati, non si acquisisce la mentalità di una squadra solo indossandone la maglia. Allo stesso modo non è chiamando Bucci a fine campionato che si sana una diatriba durata per una stagione intera, con carte bollate e avvocati a tentare di metter pace tra chi entrava e chi usciva dalla Fondazione. Non si sentiva poi il bisogno delle voci di mercato che hanno dato per tagliato l’allenatore della Virtus alla vigilia della partita che poteva, ma agli occhi di tutti, doveva, salvare una stagione. Le stesse voci che indicavano già i possibili sostituti. Voci che non hanno poi avuto una smentita forte e decisa dalla fondazione ma che, al contrario hanno evocato una risposta, scomposta e stizzita, da parte di Valli, che ha recriminato su mancati acquisti, l’uscita di Villalta, l’essere troppo solo nel gestire la squadra. Un insieme in cui si è perso di vista l’obiettivo comune: salvare non solo la Virtus, ma più in generale tenere viva una tradizione che a Bologna è storia e che è indispensabile, oggi, al desolato panorama del basket nazionale. Ora arriva il momento di pensare e di progettare di nuovo il futuro. Bologna va a far compagnia nelle serie minori a Roma, l’altra Bologna, Siena, Treviso, Napoli, Reggio Calabria e, guardando più giù, a Livorno. La Federazione non pare curarsene, concentrata nel Preolimpico ora che “per italianità” Sassari, Reggio Emilia e Trento sembrano aver fatto carta straccia di quanto firmato in precedenza. Non se ne cura neanche la Lega, facendo finta di non vedere che oggi è la sola Milano a tenere accesi i riflettori dei media su un campionato sempre più povero di gioco, giocatori e piazze importanti. Il tabellone dei playoff vede Milano giocare contro Trento, arrivata ottava dopo aver lasciato due punti e salvezza a Caserta, in una partita che i padroni di casa hanno condotto dall’inizio alla fine. Reggio Emilia se la dovrà vedere con Sassari, vittoriosa a Milano, ma tutta da decifrare, in particolar modo quando la non riesce a distendere il contropiede. Equilibrata la sfida tra Cremona e Venezia, con i lagunari che hanno inserito nel roster tre stranieri nelle ultime tre settimane e che si presentano con una squadra rivoluzionata rispetto a quella che ha giocato la regolar season. Avellino, vera sorpresa del girone di ritorno (14 vittorie su 16 partite), inizia la sua rincorsa alla finale contro Pistoia, che sorpresa è stata nella prima parte del campionato. Le altre sono salve, tra nobili decadute, neopromosse virtuose e quante invece hanno centrato i propri obiettivi. Per tutte i buoni propositi post stagionali di fare meglio il prossimo anno e di finire il campionato senza la paura di giocare il successivo in una serie minore. Ma si sa: di buoni propositi è lastricata la strada che porta … verso il basso. Buoni playoff a tutti.

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