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Daye che è quasi finita

Redazione

27.04.2016 ( Aggiornata il 27.04.2016 11:54 )

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Notte prima degli esami in serie A, con molte squadre che si appellano a tifosi, giocatori, dirigenti, santi patroni, amuleti e scongiuri più o meno maschi per salvare una stagione alla penultima giornata. Un po’ come a scuola, quando all’interrogazione di fine anno si affidavano tutte le speranze di un’estate serena e di un prosieguo dignitoso degli studi. Sul fondo della classifica la neopromossa Torino, ma anche squadre ben più blasonate come Pesaro e Caserta – segno che la crisi emersa lo scorso anno non è ancora stata superata –, Bologna e Cantù. Nomi che fino a qualche anno fa giocavano per un posto al sole nei playoff, riempivano i palazzi dello sport e portavano in Italia fior fiore di stranieri, guidati in campo da italiani di valore, capitani e giocatori coraggiosi. Non di nostalgia si tratta, ma di un impietoso confronto con un passato recente, che si specchia in un presente dove la crisi economica e l’incapacità dirigenziale hanno generato situazioni a dir poco impronosticabili. La penultima giornata dice che Pesaro è salva, con una giornata di anticipo rispetto alle altre e (anche) rispetto allo scorso anno. La vittoria con Cantù passa per le giocate di Daye, vera scoperta del campionato italiano e giocatore che si è detto pronto a restare, per portare Pesaro in alto nella prossima stagione. Difficile pensare al giocatore americano con la stessa maglia di questo anno anche nel 2017, ma se Pesaro vuol crescere deve ripartire proprio da Daye, costruendo con lui e su di lui una squadra solida. Fallimento totale per Cantù, con Gerasimenko che vuol riportare in Italia Trinchieri per sostituire Bazarevich, libero così di occuparsi, a tempo pieno, della nazionale russa (FIBA permettendo). La salvezza non è a rischio ed è stata ottenuta contro Bologna la scorsa giornata, ma molte sirene cantano per le orecchie di Awudu Abass e mentre il gruppo sembra essere da rifondare, i playoff, promessi dalla nuova dirigenza, sono rimasti un miraggio. “In questo momento possiamo battere chiunque”, queste le parole di David Logan alla vigilia della gara contro Pistoia, ad avvisare che con i playoff alle porte, la Dinamo era tornata la locomotiva che lo scorso anno era arrivata al titolo al termine di una corsa folle ed entusiasmante. Che Logan abbia ragione o no, lo sapremo presto, che le sue parole non abbiano portato bene lo abbiamo già visto: la truppa di Pasquini ha avuto la peggio in quel di Pistoia, dove il pubblico di casa ha salutato i propri giocatori con una standing ovation. Per Sassari ottavo posto nel gruppone a quota 30, in compagnia, tra le altre, proprio di Pistoia. Altra standing ovation quella riservata dai tifosi a Varese, meritevole per un buon finale di campionato che, a ben guardare, evidenzia anche tutte le occasioni perse durante questo campionato dalla squadra di Moretti. La vittoria nasce nel terzo periodo, con un allungo di 11 punti che non sarà poi recuperato. Ora Varese ha la possibilità di prendere l’ultimo posto utile per i playoff andando sul campo di Cantù, mentre Reggio Emilia deve confermarsi squadra solida decidendo del futuro della Virtus Bologna. Si prevede un derby infuocato. Venezia vince sul campo di Trento e si mantiene in corsa per i playoff a quota 30. Anche per i lagunari una classifica fatta di rimpianti per le occasioni perse e la possibilità, mancata, di godersi la mattanza per il post season da un posto al sole. Stesso discorso per Trento che, al di là delle distrazioni dell’Eurocup, prima sul campo ora tra CONI, FIP e (forse) tribunale, non ha avuto la continuità di rendimento che ci si aspettava. Milano fa quadrato attorno al suo totem, che di nome fa Batista, e si prende il primo posto in campionato. Repesa, confermato fino al 2018 nonostante i mugugni dei tifosi, continua il suo lavoro di consolidamento in una squadra che, seppur priva del suo leader, al momento pare inattaccabile. Cremona aspetta i playoff: quarta posizione matematica e un ultimo turno in casa contro Brindisi che sa di rifinitura. Cusin sotto le plance è pronto a dire la sua, Vitali farà solo il tifo, reduce da un intervento a lungo rimandato e resosi indispensabile, con il rischio di saltare, nuovamente, anche a nazionale azzurra nel preolimpico. Avellino vince contro Capo d’Orlando, ormai in vacanza e in attesa di festeggiare davanti al suo pubblico la meritata salvezza raggiunta quest’anno. Sacripanti tiene i suoi sulla corda, pretende intensità e domina la partita a rimbalzo. Sugli scudi Ragland, che oltre a 26 punti realizzati arpiona 12 palloni i cui 4 in attacco. La squadra è pronta ai playoff, senza nascondersi è passata da outsider a squadra da battere: la storia è pronta per essere scritta. La Virtus Bologna aveva chiamato a raccolta tutti, in un’ultima leva che andasse a sostenere la squadra in quella che sembrava (e in parte lo sembra ancora) un’impresa disperata: rimanere in serie A. Valli ha preparato al meglio la partita e la Virtus Bologna ha demolito Torino dal primo pallone giocato e chiudendo il primo quarto con il punteggio di 24 a 6. Davvero impressionante la prova della squadra, concentrata al tiro, padrona in area e stretta in difesa della propria area. Torino è apparsa troppo brutta per essere vera: percentuali al tiro disastrose, poca aggressività e sempre in balia della squadra di casa. La salvezza per l’Auxilium è ancora possibile, tutto dipende dai risultati dell’ultima giornata quando in casa arriverà una già salva Pesaro. Bucchi (all’addio dopo 5 anni) e Brindisi salutano il proprio pubblico vincendo in maniera netta contro Caserta. Ci si aspettava una reazione più forte da parte dei campani che ora devono giocarsi la serie A (proprio come lo scorso anno) all’ultima giornata contro Trento. La squadra di Dell’Agnello è apparsa stanca e senza energie. Il coach dovrà far ricorso a tutta la sua bravura per motivare un gruppo che davanti al proprio pubblico dovrà dimostrare quanta voglia ha di rimanere nella massima serie, contro un’avversaria alla ricerca di un posto nei playoff.

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