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Le figurine di Bazarevich

Le figurine di Bazarevich

Redazione

12.04.2016 ( Aggiornata il 12.04.2016 13:15 )

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La dodicesima di ritorno porta più dubbi che certezze, e mescola nuovamente le carte di un campionato che, lontano dall’essere tecnicamente avvincente, almeno non è noioso per quel che riguarda la classifica. Milano e Reggio Emilia giocano per il primo posto, mentre sono sei le squadre coinvolte nella lotta per non retrocedere. I general manager sono impegnati a richiamare pubblico alle partite coniando slogan (salviAmoci, CrediAmoci, eccetera) e abbassando i prezzi di uno spettacolo che rimane sempre uguale a se stesso e che pare aver perso la capacità di attrarre pubblico e di appassionare i tifosi. Squadre senza identità, spesso, senza un vivaio, senza neanche un giocatore che sia espressione di un movimento radicato sul territorio, che rappresenti una città, una provincia o una regione. Squadre spesso senza memoria, soprattutto quando si cerca di costruire il futuro. Tutto da decidere in vetta, dove Milano tira il freno a mano nell’ultima fuori casa, realizza la miseria di 50 punti complessivi e lascia la vittoria (sarebbe stato incredibile il contrario) ai padroni di casa di Brindisi, che proprio contro l’avversario più ostico colgono due punti che potrebbero rilanciare anche qualche velleità di playoff. Irriconoscibile la squadra di Repesa che, forse per nascondere le carte in vista dei playoff, rinuncia a Batista e finisce per pagare (tanto a poco) il confronto sotto canestro. E non solo quello: pessime medie, squadra rinunciataria, sconfitta che matura già dal primo quarto. Troppo brutta per essere vera? Sì. Avellino vince di nuovo, batte e aggancia Cremona al terzo posto e si gode il panorama dall’alto. In grande spolvero Cervi, cui la bocciatura di Milano e l’aria di Avellino sembrano aver fatto davvero bene, disegnando un piglio più aggressivo sui 2 metri e 14 del ragazzo. Bene anche Ragland, per i punti segnati, e Green, poco prolifico in attacco ma capace di regalare 10 assist. Dalla parte opposta del campo, priva di Vitali – operato al piede – la Vanoli si aggrappa al solito Cusin – che proprio con Cervi potrebbe costituire la coppia di lunghi della nazionale – e a Washington, ma non basta. Ora resta da capire chi sarà quarto e chi invece terzo nella griglia dei playoff, con Avellino che parte davanti. Reggio Emilia vince contro Caserta una partita molto più dura del previsto, con il solito Aradori, un Polonara sopra la media e Kaukenas che insegna basket in mezzo al campo. Per i padroni di casa non bastano un super Jones – 43 di valutazione per l’ala americana – e una netta supremazia a rimbalzo a domare i primi della classe. Non sono queste le partite che Dell’Agnello può pretendere di vincere, ma la battaglia vista in campo fa ben sperare per il futuro, che porta Avellino in casa, trasferta a Brindisi e poi di nuovo Trento in casa: anche quest’anno ci sarà da sudare. Varese vince la seconda in casa e recupera due punti proprio sulla Reyer. Matematica salvezza per la truppa di Moretti e, perché no, un pensierino ai playoff che ora distano solo due punti. Impalpabile ma anche sfortunata Venezia: De Raffaele perde durante la partita Goss e Owens, infortunati, e ammaina bandiera bianca per l’ennesima volta. In laguna si parla già di ricostruzione, a prescindere da come andranno le cose, ma il lavoro da fare è tanto, con il coach che rischia di bruciarsi al suo anno di esordio, molti giocatori sotto i propri standard di rendimento, giovani che non riescono a trovare spazio e veterani che sembrano svernare più che giocare. Cantù si illude per l’ennesima volta: parte bene, domina il primo quarto, cerca di controllare il secondo, capitola nel terzo e cerca una tardiva e inutile redenzione nell’ultima frazione. Bazarevich non sembra essere riuscito a far capire alla squadra che l’imperativo è salvarsi. Allo stesso modo non è riuscito a spiegare al suo presidente che per allestire una squadra da playoff non basta comperare giocatori su giocatori, sulla carta fortissimi. Alla collezione di figurine acquistata da Gerasimenko mancano spirito e anima, mentre a coach Bazarevich è mancato il tempo di assemblare giocatori che arrivavano giornalmente a sostituirne altri che andavano via. Impietoso il confronto con la squadra, molto meno costosa, della Cremascoli, allenata da Corbani (rescisso in settimana): meno nomi, meno campioni, sicuramente, ma anche meno alibi dietro cui nascondersi, e tutti chiamati a fare il proprio meglio per salvare squadra, bilancio e società. Certamente il lavoro di Gerasimenko non può essere valutato già al primo anno, ma al momento la squadra da playoff che il presidente ha messo su ha la necessità di salvarsi, ma non sembra averne consapevolezza. Pistoia si presenta alla sfida con Bologna con un record di una vittoria nelle ultime nove partite. Il pubblico accoglie coach Esposito con una ovazione, quasi a voler cancellare i fischi che parte della tifoseria gli aveva dedicato nella partita precedente e, nonostante un inizio da incubo, la squadra di casa ripaga tutti con una vittoria che vuol dire settimo posto (grazie anche alla sconfitta di Venezia) per i padroni di casa e incubo retrocessione per gli ospiti, che pretendono troppo da Pittman, e che ora qualche fantasma iniziano a vederlo. Coach Valli non vuole distrazioni: Bologna deve giocare due scontri diretti, il primo con Cantù e poi con Torino (in casa) prima di arrivare a giocare l’ultima a Reggio Emilia, sperando che sia ininfluente. Pesaro celebra il suo capitano, Walter Magnifico, con il ritiro della maglia e i 70 anni della società, quindi vince la sfida salvezza con Capo D’Orlando, che raggiunge in classifica a quota 22, e si appresta a giocare le ultime tre gare in guardia alta ma con un minimo di tranquillità in più rispetto allo scorso anno. Il proseguo del campionato prevede Trento in casa e poi Avellino a domicilio e poi l’ultima in casa contro Pistoia per i siciliani; Milano in trasferta, Cantù in casa e chiusura a Torino per Pesaro. Sassari corre e vince, come ai bei tempi, contro Torino, che con Dyson prova a resistere alla cavalleria della Dinamo, ma nel terzo periodo capitola e lascia sul campo i due punti e una parte delle proprie speranze di salvezza. Sassari sta cercando una identità in vista dei playoff. Non avendo tempo di costruire un gioco, Pasquini ha puntato sull’attacco veloce (come si diceva in ABA: non serve difendere ma farne uno in più degli altri) e sull’intensità del gioco offensivo. Un gioco dispendioso che si ottiene coinvolgendo quanti più giocatori possibile. Rotazioni amplissime quindi che potrebbero avere molto valore nelle sfide playoff. Torino è caduta nella rete di Sassari: non ha saputo abbassare il ritmo e sulla corsa ha perso contro una squadra più profonda, più in forma e, probabilmente, più votata a questo tipo di gioco. Twitter @luigi_ceccon Risultati dodicesima giornata di ritorno Sidigas Avellino - Vanoli Cremona 84-70 Pasta Reggia Caserta - Grissin Bon Reggio Emilia 82-87 Openjobmetis Varese - Umana Reyer Venezia 79-68 Dolomiti Energia Trentino - Acqua Vitasnella Cantù 79-75 Giorgio Tesi Group Pistoia - Obiettivo Lavoro Bologna 88-76 Consultinvest Pesaro - Betaland Capo d'Orlando 70-65 Banco di Sardegna Sassari - Manital Torino 112-98 Enel Brindisi - EA7 Emporio Armani Milano 64-50   Classifica 1. EA7 Emporio Armani Milano 40 2. Grissin Bon Reggio Emilia 40 3. Sidigas Avellino 36 4. Vanoli Cremona 36 5. Dolomiti Energia Trentino 28 6. Banco di Sardegna Sassari 28 7. Giorgio Tesi Group Pistoia 28 8. Umana Reyer Venezia 26 9. Openjobmetis Varese 24 10. Enel Brindisi 24 11. Consultinvest Pesaro 22 12. Betaland Capo d'Orlando 22 13. Acqua Vitasnella Cantù 20 14. Pasta Reggia Caserta 20 15. Obiettivo Lavoro Bologna 20 16. Manital Torino 18

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