Golden State più forte degli stereotipi

Golden State più forte degli stereotipi

Pubblicato il 4 marzo 2016, 10:08

Per battere i Golden State Warriors basta bloccare o limitare Steph Curry, si sente dire in qualche bar (anche italiano). E la scorsa notte gli Oklahoma City Thunder Curry lo hanno limitato, nel senso che lo hanno tenuto a 'soli' 33 punti con percentuali da tre non da Curry (5 su 15) e un impatto sulla partita inferiore al solito. Però sono stati lo stesso asfaltati da una squadra che sta scrivendo la storia del basket ben al di là delle statistiche, comunque mostruose, o del record (72-10) in stagione regolare dei Chicago Bulls 1995-96 ormai nel mirino. I Thunder sono una delle poche squadre ad avere la versatilità e la pericolosità offensiva ad alti ritmi per tenere botta con gli Warriors, lo hanno più volte dimostrato e sono in ogni caso una delle poche squadre che pescando la carta giusta potrebbero arrivare in fondo alla stagione. Però sono stati trattati come dei Nets qualsiasi, con un parziale di 50-26 nella parte finale, senza che nessuno degli uomini a disposizione di Kerr abbia giocato la partita della vita, anzi. Ognuno ha fatto il suo: dalla pulizia tecnica di Klay Thompson al gioco spalle a canestro di Livingston che è destabilizzante per qualunque guardia (fra l'altro unico essere umano al mondo in grado di difendere bene sia su Durant che su Westbrook), passando per il solito Draymond Green ovunque  e un Marreese Speights più motivato che mai, gli Warriors sorprendono perché tutti li stra-conoscono ma nessuno ha l'arma per fermarli. Vale per la singola partita ma ancora di più per una serie di playoff, se da metà aprile a metà giugno non avranno infortuni gravi. Per il momento la salute l'hanno (l'abbiamo) persa i tanti appassionati non statunitensi che sacrificando volentieri il proprio sonno sono stati di nuovo arsi dal fuoco sacro NBA proprio grazie a questa squadra che esce da alcuni, non certo da tutti, stereotipi deteriori di un mondo dorato e in molti aspetti sopravvalutato.

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