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Aradori e l'insulto così per sport (Guerin Basket)

Aradori e l'insulto così per sport (Guerin Basket)

Redazione

01.03.2016 ( Aggiornata il 01.03.2016 18:55 )

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Altro giro, altre polemiche, altre storie che al basket non fanno bene. Si parlano, a mezzo stampa, Ario Costa - dirigente di Pesaro - e Gian Piero Domenicali – amministratore di Andrea Costa Imola - ; il primo, definito un “piccolo dirigente” da Domenicali, reo di aver detto che le amichevoli non servono a molto e quella giocata da Pesaro con Imola quasi a nulla, il secondo per non averla (e forse c’è da capirlo) presa bene. Sempre Domenicali poi ha sentito il bisogno di ricordare che Imola non ha niente da invidiare alla Fortitudo di Bologna (da Costa indicata come un avversario migliore per una amichevole) e chiudendo ha poi affermato che Imola, al netto degli stranieri, vale più di Pesaro. Ario Costa il giorno seguente ha precisato che non intendeva offendere nessuno e che le parole di Domenicali nascono da un equivoco. Ma telefonarsi no? Nel frattempo si è giocata la sesta di ritorno, dopo la pausa delle Final Eight. È presto per le sentenze, ma a nove giornate dalla fine, le squadre che mirano al titolo non possono più nascondersi, mentre quelle di fondo classifica cercano in tutti i modi di porre rimedio prima che le sentenze divengano inappellabili. Vince, e bene, Reggio Emilia su Cremona, in uno scontro tra squadre di vertice che rilancia la Grissin Bon al primo posto in coabitazione con Milano. Match winner Pietro Aradori, più preciso da tre che da due, autore di 22 punti, in campo quasi per tutta la partita. La guardia bresciana ha messo il segno su una partita importantissima, all’indomani dell’eliminazione subita in coppa Italia. Proprio Aradori è stato protagonista anche del dopopartita: intervistato da Sky, il giocatore ha risposto a tutte le domande, quindi ha salutato ed è andato negli spogliatoi, da dove ha commentato l’intervista via Facebook. Aradori ha riportato che durante l’intervista è stato bersagliato dagli insulti della tifoseria avversaria che, mentre aspettava di uscire dal palasport, si è avvicinata il più possibile alla postazione Sky urlando a squarciagola. Nel suo post Aradori parla di sportività e si chiede perché questo accada. La risposta va cercata nell’educazione sportiva che i nostri tifosi dimostrano di avere nei palazzi dello sport e anche nella concezione che gli impianti sportivi (ma vale per quasi tutti gli sport) siano delle zone franche dove tutto è permesso a chi assiste agli eventi. I regolamenti, di fatto, fanno divieto di insultare atleti, tesserati, arbitri e tifosi della squadra avversaria (e già è strano che si debba vietare una cosa che di per sé non dovrebbe succedere), ma il divieto solitamente cade inascoltato, salvo poi per la società di appartenenza dei tifosi vedersi recapitare una multa da pagare, generalmente attorno ai tremila euro. Le società sportive pagano le multe senza battere ciglio per non scontentare i propri tifosi e perché ben sanno che insultare per 40 minuti i top player avversari, o gli arbitri, a volte paga in termini di resa in campo, nervosismo, lucidità. Accade solo nello sport: non succede, spesso, di andare a teatro e vedere il pubblico che fa cori da stadio durante una rappresentazione, o insulta un attore, o tira palle di carta o pezzi delle ceramiche dei servizi verso il palco. Non succede al cinema, e neanche a una mostra o a un museo. Succede nei palazzi dello sport, in Italia (ma non solo), e a qualcuno conviene proprio che sia così. Segnali di vita per la Reyer di Walter De Raffaele, che seppellisce Brindisi sotto ventidue punti di scarto, dopo aver preso il largo nel terzo e ultimo periodo. A portare la squadra sulle spalle il terzetto Goss, Green e Ress: quest’ultimo, probabilmente, dopo essersi riposato in coppa Italia, ha trovato energie sufficienti per giustificare una sua presenza in quintetto base. Bene anche Tonut, ancora alla ricerca di un suo spazio all’interno della squadra, e Ortner, che porta alla causa 9 punti e 5 rimbalzi venendo dalla panchina. Bucchi, dopo la partita, ha parlato di umiltà e concentrazione, qualità che sono mancate entrambe ai suoi giocatori e che hanno permesso a Venezia di interrompere una striscia vincente che durava da tre giornate. Malissimo Reynolds, assolutamente assente durante i 18 minuti di utilizzo, e che si fa notare solo per 4 palle perse. Non è una sentenza senza appello, ma in primo grado Torino è condannata a scendere in A2, dopo la prova esibita contro Varese. Con Dyson ben lontano dai suoi giorni migliori, Eyenga assolutamente impalpabile, Mancinelli non in linea con le aspettative, sono solo Ebi, White e Rosselli a dannarsi l’anima in campo. Un po’ poco per una squadra che mira a salvarsi e lasciare l’ultimo posto in classifica dove ora si trova da sola. Varese respira, o quantomeno ci prova, con due punti che valgono un bel salto in classifica, a quattro punti dalla retrocessione. La squadra ora dovrebbe essere più stabile (se non altro perché sono stati esauriti i tesseramenti disponibili), e Moretti avrà modo di qui alla fine dell’anno per un finale tranquillo e per gettare le fondamenta della squadra dell’anno a venire, sempre che si voglia fare on questi giocatori. Altra partita che assomiglia a uno scontro diretto quella tra Capo d’Orlando e Caserta. L’Orlandina ha bisogno di punti per togliersi dalla zona calda della classifica, mentre Caserta con due punti può arrivare a ridosso della zona playoff e godersi un finale di campionato diverso da quello che tutti si attendono. La spunta Capo d’Orlando, che pare aver trovato con Ryan Boatright il giocatore in grado di fare la differenza e sparigliare sempre il gioco avversario. Arrivato alla fine di gennaio, alto poco meno di un metro e novanta e dall’aspetto gracile, Boatright ha avuto da subito un impatto devastante sulla sua squadra, divenendo immediatamente un vero trascinatore per i propri compagni e risultando immarcabile per gli avversari. Contro Caserta il suo referto personale parla di 28 punti e 5 rimbalzi difensivi, per un 26 di valutazione totale. Coach Di Carlo ha di che sfregarsi le mani, anche se il vuoto dietro il giocatore straniero è davvero impressionante con il solo Bowers in doppia fila e Ilievski, Laquintana e Basile, autori di un preoccupante silenzio. Caserta paga sicuramente l’infermeria piena (Gaddefors ultimo in ordine di tempo, ma per fortuna non per riscontrati problemi al cuore), in settimana è stato firmato Slokar a ricreare un reparto lunghi che nel tempo era stato letteralmente smantellato. Contro Capo d’Orlando è stato Jones a cercare fortuna vicino canestro, ma i risultati non sono stati sicuramente quelli attesi. Ora si corre il rischio di un finale di stagione nel limbo delle squadre a ridosso, ma non abbastanza, della zona playoff, ad aspettare la fine del campionato. Troppa Milano (e forse anche poca Bologna) in un quasi testa coda che non fa altro che misurare la differenza di stazza e di gioco tra la prima e le altre del campionato. Impressionante la partita dell’Olimpia che manda in doppia cifra 7 giocatori, 9 a referto e che cede agli avversari solo il quarto periodo della partita. Difficile trovare un punto debole a questa squadra che fa del suo marchio di fabbrica la difesa e la corsa, ma che schiera anche lunghi del calibro di Batista, un vero e proprio peso massimo a catturare rimbalzi e presidiare l’area. Per la Virtus, che in settimana ha nominato come presidente l’ex coach Alberto Bucci, una partita che nessuno si sentiva obbligato a vincere, ma che doveva mostrare altri valori. Fontecchio e Mazzola assieme a Hasbrouck non hanno inciso, mentre dalla panchina ha ben figurato Vitali. Ora servono punti e trovarli nella trasferta di Sassari non sarà facile. Partita a viso aperto, ma anche con difese poco chiuse, quella tra Sassari e Avellino, con i Lupi della Scandone che alla fine prevalgono di un punto, 94 a 95. Difficile pensare di vincere in casa concedendo 95 punti agli avversari, altrettanto difficile se per farlo ci si affida sistematicamente al tiro da 3 con una media complessiva del 33%. Calvani guarda al futuro: si concentra sui 18 punti ancora disponibili da qui alla fine del campionato, ma ai playoff sarebbe meglio non arrivarci da ottavi. Avellino si dimostra in formissima, con l’unica recente sconfitta ricevuta per mano di Milano, in quel di Sassari ottiene la supremazia a rimbalzo (ma non per mano anzi braccia, e lunghe, di Cervi), porta in doppia cifra quattro uomini del quintetto e si piazza saldamente al quarto posto in classifica. Ottimo fin qui il lavoro di Sacripanti, adesso bisogna reggere, anzi, lanciarsi per la galoppata finale fino ai playoff. Cantù ferma a tre le sconfitte consecutive e inverte la tendenza giocando contro Pistoia che, sconfitta, esce notevolmente ridimensionata dall’incontro. Bazarevich parla di una vittoria che doveva arrivare, ma lascia anche capire che l’aria nello spogliatoio canturino iniziava a farsi pesante. Difficile anche per lui assemblare un gruppo totalmente nuovo, con l’obbligo di portare a casa risultati e, in teoria, centrare anche i playoff. La base c’è, i giocatori che il padre padrone Gerasimenko ha portato in dote sono tutti di primo piano. Serve tempo, ma ce n’è poco. Esposito cerca di smorzare i malumori della quarta sconfitta consecutiva, ricordando a tutti che la sua Pistoia ha ambizioni di salvezza e non di accedere al ballo dei playoff. È vero, ma il quinto posto attuale è costato sacrifici e ha portato tantissimo entusiasmo in un ambiente che aveva mal digerito la partenza di coach Moretti. Sicuramente la squadra non è quella che sta vivendo questo periodo buio, allo stesso modo però è difficile pensare che Pistoia possa competere per il quarto posto. @luigi_ceccon 6° Giornata di ritorno Grissin Bon Reggio Emilia - Vanoli Cremona 86-77 Umana Reyer Venezia - Enel Brindisi 97-75 Manital Torino - Openjobmetis Varese 72-84 Betaland Capo d'Orlando - Pasta Reggia Caserta 65-59 Obiettivo Lavoro Bologna - EA7 Emporio Armani Milano 85-101 Banco di Sardegna Sassari - Sidigas Avellino 94-95 Acqua Vitasnella Cantù - Giorgio Tesi Group Pistoia 82-74

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