Gli antipatizzanti di Steph Curry

Gli antipatizzanti di Steph Curry

Pubblicato il 26 febbraio 2016, 12:16

Un altro record è stato dunque abbattuto da Steph Curry, quello del numero di partite consecutive con almeno un canestro da tre punti realizzato: 128, la centoventottesima è stata quella della scorsa notte contro gli Orlando Magic. Ennesima cavalcata (130-114) degli Warriors che sempre più seriamente stanno attentando al record di vittorie in stagione regolare (72, con 10 sconfitte) dei Chicago Bulls 1995-96 di Phil Jackson e Michael Jordan. Per la cronaca, anzi per la storia, a quota 127 era rimasto Kyle Korver, adesso agli Atlanta Hawks. Va detto che Curry non è ufficialmente un fan dei record e delle statistiche, che nella NBA sono di solito religione, forse è anche per questo che lo spogliatoio degli Warriors è tuttora unito nonostante la presenza di due come Klay Thompson e Draymond Green che ormai hanno quasi lo stesso status dell'MVP. Comunque, tanto per gradire, contro i Magic Curry ha messo 51 punti, con 10 canestri da tre. Prestazione arrivata poche ore dopo le parole del grandissimo Oscar Robertson, che nella trasmissione Mike & Mike ha un po' sminuito il valore di Curry usando le argomentazioni di molti vecchi NBA: snatura il gioco, forza troppo, gli avversari difendono male su di lui. Argomentazioni facilmente smontabili, prima fra tutte quella sulla difesa (la maggior parte dei suoi tiri è presa con il difensore praticamente attaccato), ma che indicano uno stato d'animo che si sta diffondendo presso diversi addetti ai lavori. Curry non è soltanto il giocatore più forte della NBA, ma è quello in cui l'appassionato medio si identifica, per evidenti motivi fisici (che riguardano la statura, perché per il resti Curry ha doti atletiche  e soprattutto una forza fenomenali) ma anche per la sua storia personale: non si può dire che sia mai stato un signor nessuno, perché nel 2009 uscendo da Davidson fu scelto alla numero 7 dagli Warriors, ma i suoi primi anni NBA sono stati un calvario fisico e anche tecnico. A 28 anni ha l'aspetto del ragazzino che si fa beffe degli adulti, promettendo di ripetere queste beffe anche domani e dopodomani. La sua popolarità negli Stati Uniti ha raggiunto i livelli del culto, al punto che quando i Warriors sono in trasferta metà delle tifoserie avversarie tifa con tutta evidenza per Curry, infastidendo non poco i propri giocatori. Ma la cosa che spaventa gli avversari è che la sua leadership non è da maschio Alfa, alla Jordan o alla LeBron, ma da fenomeno in un contesto organizzato come quello messo in piedi da Steve Kerr. Twitter @StefanoOlivari  

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