Va in archivio la seconda di ritorno del campionato, con l’Orlandina che vince in casa con Venezia inguaiando in un sol colpo Pesaro – che accarezza a lungo la vittoria ma poi perde di due in quel di Pistoia – e Torino che perde lo scontro diretto con Caserta. Molto bene Bologna, che dopo tre supplementari si aggiudica la maratona contro Brindisi ed evita l’acqua alta dell’ultima posizione. Milano passeggia contro Varese mentre Moretti litiga a distanza con Repesa e si fa cacciare dalla terna arbitrale, che poi accuserà di non essere stata equa. Non un bel weekend per il coach aretino. Cantù vince sul campo della Dinamo, che ora segue a due punti in classifica. A rischio i playoff per i sardi, in piena corsa invece la squadra di Bazarevich, che in settimana ha trovato anche un lavoretto part time, diventando nuovo coach della nazionale russa. Avellino vince con Reggio Emilia che perde la testa della classifica, mentre la Scandone sale a 18 punti in coabitazione con le deluse Sassari e Venezia.
Settimo posto e sconfitta con l’ultima in classifica sembrano aver definitivamente minato il rapporto tra Recalcati e il presidente Brugnaro. Difficile pensare che il vulcanico primo cittadino di Venezia - che già in Eurocup, nell’intervallo della partita contro lo Zenit, negli spogliatoi aveva urlato il suo disappunto sull’operato del coach davanti a tutta la squadra - possa tollerare oltre una stagione al momento inferiore a quella della scorso anno. Dal canto suo Coach Recalcati, cui manca l’apporto di Goss (irriconoscibile rispetto allo scorso anno) e Peric (fuori per infortunio), altrettanto difficilmente tollererà che chi lo paga possa mettere in dubbio la sua competenza. All’orizzonte intanto cantano le sirene di Varese, che probabilmente renderebbero l’esonero del coach più esperto della serie A meno amaro.
Campionato a parte, in settimana a tenere banco sono stati il torneo preolimpico assegnato a Torino e la nazionale assegnata ufficialmente a Messina, il coach a costo zero, chiamato a traghettare azzurra verso Rio. L’Italia si aggiudica la possibilità di giocare uno dei tre gironi che ancora mettono in palio un posto al torneo di basket dell’Olimpiade di Rio. La sede scelta è quella di Torino, con il magnifico PalaIsozaki da 15.000 posti a ospitare le ultime chance di una nazionale che il CONI e la FIP vogliono a tutti i costi alle Olimpiadi. Oltre ai soldi stanziati dal governo per la copertura finanziaria dell’evento, Petrucci, dopo aver messo alla porta Pianigiani, ha richiamato a guida di Azzurra Ettore Messina, assistant Coach dei San Antonio Spurs e ritenuto il migliore allenatore italiano. Tutti poi sperano di avere (a differenza degli ultimi europei) Datome, ma soprattutto Gallinari, che a Denver sta viaggiando a botte da 30 punti a partita, come punte di diamante di una squadra che tra i convocati conterà (salvo sorprese) altri tre giocatori NBA, Melli, che sta facendo benissimo in Germania, e probabilmente anche Vitali, infortunato agli Europei, giocatore all around e che al momento più si avvicina al ruolo di play maker in Italia.
Anche Marino si è visto costretto a complimentarsi con Petrucci, augurandosi che il preolimpico funga da traino per il campionato italiano e sperando che l’Italia si qualifichi per le Olimpiadi. Già, perché in realtà stiamo parlando di un preolimpico che assegna un solo posto per girone, per il quale oltre che sulle proprie forze bisogna anche sperare nella bontà del sorteggio. Tra le pretendenti che l’Italia rischia di incrociare ci sono squadre del calibro di Francia, che assomiglia molto a una franchigia NBA, Grecia, che però dovrebbe varare la linea verde e costruire la propria squadra attorno ad Antetokounmpo, Turchia, da cui le abbiamo già prese agli ultimi europei e Croazia, non una corazzata, ma esperta e talentuosa. Guardando oltreoceano poi meritano rispetto squadre come il Canada e il “solito” Porto Rico, altre pretendenti accreditate a un possibile posto per Rio.
Al di là degli entusiasmi misurati nelle dichiarazioni sui giornali, ci sono dei fatti che al momento non sembrano trovare spazio nelle considerazioni degli addetti ai lavori. Tutti si dicono strafelici della scelta dell’impianto e di riportare la nazionale Italiana a Torino. Sicuramente un bel biglietto da visita, ma ci si dimentica che poi in qualche modo il PalaIsozaki andrà anche riempito, e 15.000 posti non sono pochi. Il rischio, quindi, è di vedere la maggior parte delle partite giocate con poco pubblico e audio modello palestra di prima divisione, sperando nei grandi numeri almeno per le partite della nazionale italiana. Si dà poi per scontato l’accesso alle Olimpiadi, dimenticando come al solito che ci sono gli avversari, che la Nazionale ha un nuovo allenatore che porterà idee, persone, schemi, abitudini. Messina è bravissimo, a detta di tutti è il più bravo e ha già dichiarato che la squadra è a buon punto. Ma non è un mago, e anche le rose più belle dal momento dell’innesto impiegano tempo prima di fiorire. In caso di insuccesso, poi, sarebbe altrettanto rapida la gara a scendere dal carro (diventato carrozzone) azzurro, recriminando che dal 2004 non si gioca una Olimpiade, che si sono buttati al vento un sacco di soldi, che i giocatori italiani sono sopravvalutati, che Pianigiani aveva fatto meglio di Messina, che si è data una discontinuità tecnica destabilizzante e via così.
Detto ciò, fa un po’ pensare il fatto che la FIP si sia dannata l’anima per avere il preolimpico, che sembra un’ultima spiaggia e che probabilmente è anche l’ultima possibilità di dare un palcoscenico internazionale ai tre NBA, più Datome, con nessuna certezza di raccogliere qualcosa di buono. La stessa Federazione fa finta di non vedere che negli ultimi anni il basket italiano si è involuto dal punto di vista del gioco e impoverito a livello tecnico (facile trovare un nesso tra le due cose), tanto da non riuscire da anni a coprire i ruoli di play maker e pivot. Alla luce di tutto questo, la celebrazione di un torneo comperato al prezzo di circa 2.000.000 di Euro – non investiti in passato in un movimento che si presenta sempre meno professionistico – appare, a prescindere dai risultati che si avranno, davvero fuori luogo.
Il 20 gennaio scorso, nel salone d’onore del CONI a Roma, Messina è stato presentato da Gianni Petrucci come nuovo coach della nazionale. Le solite frasi riservate a Pianigiani, col quale la scintilla non era mai scoccata, poi Petrucci dopo aver detto che la sua fortuna è non capire nulla di basket – che sarà anche una fortuna per lui ma non lo è di sicuro per la Federazione che presiede -, ha dato la parola a Messina. Il coach, citando Churchill, ha esordito con un “prometto sudore e lacrime per arrivare alle Olimpiadi”. Sorriso a 32 denti per Petrucci, giornalisti che si affrettano a prendere appunti, e titoli già pronti per i quotidiani del giorno dopo. Il coach, al di là dei titoli, ha lanciato qualche messaggio: non sono il salvatore della patria, con me si lavora duro, e se e solo se lavoreremo duro allora andremo a Rio. Quindi ognuno richiamato alle proprie responsabilità, compreso chi lo ha chiamato in cabina di regia alla vigilia dell’ultimo appello. E qui, probabilmente, il sorriso di Petrucci si è fatto meno spontaneo. Il giorno dopo sempre Messina, in una intervista rilasciata al Corriere dello Sport, ha definitivamente cancellato il sorriso dalla faccia di Petrucci, affermando che il protezionismo nei confronti dei giocatori nostrani è controproducente, abbassa la qualità di gioco e che il mercato libero dei giocatori da questo punto di vista è molto più efficace. Una bella pietra tombale sulla tanto sbandierata regola del 6 + 6 che avrebbe dovuto salvare il basket italiano.
2° Giornata di ritorno
Sidigas Avellino - Grissin Bon Reggio Emilia 75-67
Openjobmetis Varese - EA7 Emporio Armani Milano 64-86
Betaland Capo d'Orlando - Umana Reyer Venezia 55-53
Obiettivo Lavoro Bologna - Enel Brindisi 115-109
Banco di Sardegna Sassari - Acqua Vitasnella Cantù 78-86
Manital Torino - Pasta Reggia Caserta 83-87
Dolomiti Energia Trentino - Vanoli Cremona 71-78
Giorgio Tesi Group Pistoia - Consultinvest Pesaro 77-75
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