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Redazione

02.12.2014 ( Aggiornata il 02.12.2014 19:57 )

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Va in archivio il primo quarto di campionato con il terzetto di testa che rischia di sciogliersi: Venezia ha il compito più facile con Caserta ultima in classifica, Reggio Emilia è attesa al derby in casa di Bologna (e si sa: ogni derby fa storia a se) e Sassari vola nell’altra isola in casa dell’Upea Capo d’Orlando. Il resto della giornata vede Milano giocare in casa con Pesaro, Roma in quel di Pistoia, Avellino che affronta la (non più tanto)  matricola Trento e Brindisi a portare le sue torri in quel di Cantù. Vanoli Cremona - Openjobmetis Varese 64-53 Cremona vince in casa contro Varese al termine di una partita molto fisica, tattica, ma non bella da vedere. Poco spettacolo in campo (le due squadre assieme realizzano quasi l’equivalente dei punti che proprio Cremona ha segnato contro Trento la domenica precedente), molta difesa e poca precisione al tiro sono i fattori determinanti di questa partita in cui la truppa di Pancotto si aggrappa a un immenso e prolifico Hayes (24 punti per lui), ai 10  punti e 9 rimbalzi di Vitali e ai 10 punti e 14 rimbalzi di Cusin, quest’ultimo un vero e proprio fattore in difesa. Il merito di Cremona è quello di essere rimasta in scia fino alla fine del terzo periodo e, nel quarto, di approfittare del calo di Varese, letale in una partita dal punteggio così basso. Fa un po’ impressione il 20% di media al tiro da tre, ma i rivali non hanno poi fatto di meglio. Per la prossima si va Roma, una diretta concorrente in cerca di punti: affilare le armi! Varese non sa più vincere: dopo la vittoria nel derby con Cantù e nella partita con Pesaro, ha infilato una striscia di 5 partite perse consecutive, arrivando a Cremona senza Pozzecco (squalificato dopo l’ultimo derby), Kangur ancora infortunato e Eyenga (il sostituto di Kangur: quando si dice la fortuna!) infortunato pure lui. Coach Ducarello è stato tradito da un Diawara meno brillante del solito (“solo” 9 punti per lui), ha avuto 12 punti da Okoye e 15 punti (ma in due) da Rautins e Callahan, molto poco, quasi niente dagli altri. Per tre quarti di gara Varese rimane comunque pienamente in partita realizzando 48 punti ma in parte deve dire grazie proprio a Cremona che non trova continuità in attacco e dorme a volte in difesa. Inoltre nell’ultimo periodo gli ospiti mettono a referto solo la miseria di 5 (!!) punti. Anche le percentuali sono da brividi: 40% da 2, 20% da 3 e 47 % (!!!!!) ai liberi. Con numeri così e il tabellone che si ferma a 53 punti complessivi è difficile vincere. Messi da parte gli infortuni, la poca fortuna, il folklore del Coach in sala stampa e a volte in campo: cosa rimane? Acqua Vitasnella Cantù - Enel Brindisi 63-73 Cantù perde l’imbattibilità casalinga in una partita sulla quale non è mai riuscita a mettere le mani. La squadra di Sacripanti non perde mai di vista gli avversari, ricuce più volte gli strappi e rientra in partita, ma non mette mai la testa avanti e non riesce ad avere il controllo del gioco. Farraginosa in attacco, Cantù non costruisce il tiro con continuità e pazienza e finisce per cedere alla maggiore prestanza fisica di Brindisi. Quasi nullo l’impatto sulla partita di Gentile che mette 4 liberi e fa registrare un poco incoraggiante 0 su 6 complessivo tra pitturato e tre punti. Peggio di lui Williams che, partito in quintetto, lascia il campo con 1 solo punto in 17 minuti, mentre sono i soliti Johnson-Odom, Feldeine e Shermadini a tirare la carretta con 11, 13 e 13 punti. Pessime le percentuali di tiro (11 % da 3) che unite a una certa sofferenza ai rimbalzi spiegano la sconfitta finale. Solo un passo falso? (Non) è un segreto di pochi (per dirla alla Guccini): il reparto lunghi col punteggio basso fa la differenza. Brindisi nei ruoli 3, 4 e 5 ha una copertura da prima della classe e ha anche rinforzato il ruolo di playmaker con l’innesto Jacob “Pultz” Pullen, uomo di fosforo, ma anche di tanti punti, al momento in cerca della sua mano migliore. Ne risulta che Brindisi sale in quel di Cantù e fa sua la partita, dominando a rimbalzo e trascinata da Delroy James (23 punti alla fine e un devastante 5 su 7 da 3 punti) e dall’ultimo arrivato Cedric Simmons che va a fare la doccia con 14 punti  (7 su 10 da due), 4 schiacciate e 11 rimbalzi. Buono anche l’apporto di Turner con 15 punti ma poca mira da tre (20 % per lui). Rivede il campo anche Mays che, misurato il livello della batteria dei lunghi brindisina, può permettersi di recuperare senza fretta. Unico neo: la mancanza di contributo in campo degli italiani: quando gli stranieri fanno la differenza? Giorgio Tesi Group Pistoia - Acea Roma 94-84 Pistoia, con le spalle al muro, ritrova la verve della passata stagione e strapazza Roma in una partita su cui ha il controllo dal secondo fino al quarantesimo minuto. Impressionante l’intensità della squadra di Moretti (in maniche di camicia dal secondo periodo in poi e spesso sorpreso dalle telecamere a … scuotere i suoi) capace di allungare nuovamente a ogni recupero di Roma e di attaccare con continuità il ferro alternando gioco perimetrale, contropiede e punti dall’area colorata. Letteralmente scatenato Williams, autore di 27 punti in 29 minuti e immarcabile per Roma Cinciarini (ex di gran talento) che non solo segna (17 punti per lui) ma detta i tempi per i suoi compagni di squadra, senza mai finire fuori dagli schemi. Ottimo anche l’apporto di Milbourne che chiude con 19 punti, contornati da 8 rimbalzi e un paio di stoppate, mentre Brown chiude il gruppo dei cannonieri con 15 punti. Coach Moretti ha di che essere contento, l’impronta è la stessa dello scorso anno, ora serve continuità. Stanchezza da coppa per Roma? Forse. Di sicuro la Virtus fà una gran fatica a tenere alta la concentrazione per due partite consecutive, in particolar modo dopo una trasferta  Europea. Pistoia esalta i limiti di un gruppo che non riesce a trovare continuità e soffre la superiorità altrui a rimbalzo. Inoltre Roma non ha un gioco cui affidarsi quando i tiratori non segnano, un asse play pivot che dia punti e tolga le castagne dal fuoco nei momenti di buio (ad esempio Goss/Taylor-Lawall o Goss-Mbakwe degli anni scorsi). Tutto questo si paga e salato contro una squadra che toglie il respiro in difesa e manda fuori giri l’attacco di Roma sfidandolo sulla corsa. Roma perde la partita anche a rimbalzo, dove i suoi lunghi da soli in difesa non riescono a contenere l’attacco avversario e se il tagliafuori non funziona arrivano valanghe di secondi e terzi tiri. Bene il solito Bobby Jones (che dovrebbe essere più stanco degli altri) sempre disposto a fare a sportellate con gli avversari ma anche a tirare da  fuori e partita perfetta per Ejim (3/3 da 2, 2/2 da 3 e 5/5 ai liberi) che per la prima volta cerca il palcoscenico. Sotto la sufficienza Gibson e Triche, più produttivo il secondo ma a corrente alternata e soprattutto privo di leadership. 23 minuti per Stipcevic che ora rischia seriamente di essere promosso nello starting five. Inconsistente De Zheew che soffre molto quando non può giocare da numero 4, torna a essere invisibile capitan d’Ercole, che in 15 minuti tenta (e sbaglia) un solo tiro da due. La domanda: quale è la vera Roma? Granarolo Bologna - Grissin Bon Reggio Emilia 78-66 Bologna vince il derby, ferma la corsa di Reggio Emilia (ex) prima della classe e  soprattutto fa spellare le mani ai propri tifosi, che impazziscono di fronte alla maturità e alla sicurezza dei ragazzi messi in campo da coach Valli. La Virtus va sotto nel primo e nel secondo quarto, ma senza mai disunirsi e riesce a tenere a tiro i Reggiani, fino al 3 periodo durante il quale demolisce la difesa avversaria a serra invece le fila della propria per un parziale 27 a 13 che vale gioco, partita e incontro. Impressionante la prestazione di White che marca un 8/10 al tiro da 2, 1/1 da 3, 4/4 dalla linea della carità, 7 rimbalzi e una stoppata. Bene anche Allan Ray che mette insieme 23 punti con 6/10 da 2, 3/4 da 3 e 2/2 ai liberi. Risponde presente anche Mazzola, che sebbene poco prolifico in attacco, prende 8 rimbalzi e piazza una bella stoppata, gioco sporco per lui, poco visibile sui referti, ma utilissimo alla causa. Reggio Emilia è archiviata: fu vera gloria? Alla prossima (in casa) l’ardua sentenza, quando a Bologna saliranno i Lupi della Scandone. Si ferma la corsa di Reggio Emilia, che illude i suoi nei primi due quarti (+ 15) e poi sparisce dal campo per meriti di Bologna e per colpe proprie. La squadra di Menetti appare spaesata, specialmente nella seconda metà della gara, subisce la supremazia dei lunghi avversari (i numeri parlano di 44 rimbalzi a 26 per Bologna con una differenza di 17 a 6 per i rimbalzi in attacco), non trova energie per rispondere alla continuità di Bologna. Tra gli italiani si salvano Polonara (che aveva giganteggiato contro Roma) e Andrea Cinciarini che chiude con 11 punti. Non pervenuta invece la prestazione di della Valle che in 17 minuti sbaglia due tiri da 2 e prende 2 rimbalzi, tutto qui. Bene invece Taylor che segna 20 punti e poi viene lasciato a lungo seduto in panchina: perché? Reggio Emilia è pronta a ripartire, una battuta d’arresto capita a tutti. Non è così? EA7 Emporio Armani Milano - Consultinvest Pesaro 96-61 Milano si allena contro Pesaro, in un incontro che ha poco da dire se non nei primi 15 minuti di gara, poi nulla più o quasi. Con Moss a casa e Gentile (2 punti in 21 minuti per lui) al rientro ma ancora lontano dalla forma migliore, Banchi riesce anche a far riposare Samuels che gioca solo 11 minuti e poco più durante i quali riesce a segnare 12 punti. I  96 punti se li distribuiscono Ragland (16 per lui), Brooks che ne segna 18 ma che litiga con il ferro sui tiri dall’arco (1/7 non molto edificante), Melli (15) e Kleiza (12 punti dopo essere stato all’asciutto nell’ultima partita). Vedono il campo anche Cerella e Gigli e Carlo Fumagalli, play classe ’96 che gioca 2 minuti. Aspettiamo altre sfide. Pesaro recita di nuovo il film già visto di Davide (ma senza la fionda) contro Golia: resta in partita fino a quando gli avversari non trovano la quadra e poi alza bandiera bianca senza trovare mai il modo di reagire e le prende di santa ragione. La sensazione è che il gruppo di dell’Agnello non abbia molte armi se non il coraggio (ma non la sfrontatezza) per le sfide contro le prime della classe. Milano certamente non è un avversario su cui fare la corsa, ma anche rinunciare ad aggredire e giocare non porta risultati. Dei 61 punti finali 32, equamente divisi, vengono dalle mani di Rosse e Myles, 8 da Reddik e 6 da Basile, pochissimo dagli altri. Impietoso poi il conto dei rimbalzi che dice 46 a 30 per Milano. Per la prossima il calendario porta in casa di Pesaro Venezia, altra prima della classe, cambiamo il copione? Sidigas Avellino - Dolomiti Energia Trento 84-72 Avellino vince al PaoladelMauro una gara importantissima contro Trento e vola a 8 punti in compagnia di Cantù fermata da Brindisi e proprio di Trento che ormai di matricola ha davvero poco. Parte subito davanti la squadra di Vitucci (che in casa ha battuto anche Milano), che arriva ad avere 6 punti di vantaggio all’intervallo con 33 punti complessivi realizzati. Cambia la musica nella seconda metà della gara con Avellino che trova il canestro con più continuità, vede crescere il suo vantaggio fino a +19 e poi si rilassa negli ultimi minuti di partita fino a un nuovo rush finale che vale il +12 di fine partita. Ben sei i giocatori bianco verdi in doppia cifra:  Gaines e Harper con 11, Banks e Cavaliero con 13, e Hanga con 16. Una menzione a parte merita Anosike, che realizza 12 punti e arpiona da solo 19 rimbalzi, poco meno di metà della squadra. Domenica prossima si va a Bologna fresca vincitrice del derby: pronti alla battaglia? Trento ormai non è più considerabile una matricola inesperta. Ad Avellino prova a rientrare da un pesantissimo -19, non molla la partita fino alla fine e paga una gara decisamente sottotono Owens (5 punti alla fine per l’americano) e la supremazia avversaria sottocanestro che si concretizza con Anosike, un vero e proprio baluardo insuperabile nel pitturato bianco verde. Buone le prove del “solito” Mitchell che realizza 20 punti, Pascolo con 12 e Flaccadori, classe 1996 che segna la bellezza di 10 punti. Per la prossima si resta in Campania: la squadra di Buscaglia è attesa a Caserta, dove potrebbe essere meno facile del previsto. Umana Reyer Venezia - Pasta Reggia Caserta 88-76 Venezia si conferma capolista  (ora solitaria, 7 vittorie su 8 partite) al termine di una partita molto più complicata di quel che il pubblico (e forse anche qualche giocatore) si aspettava, portata a casa solo nei minuti finali. La Rayer si trova sotto di 6 proprio all’inizio dell’ultimo periodo, ma reagisce e va a vincere una partita che poteva costarle cara per punti e morale. Fondamentale per la causa l’apporto di Peric che chiude con 24 punti, 9 rimbalzi e 32 di valutazione (record di giornata in condivisione con Delroy James di Brindisi). Bene anche Stone, Goss e Ress, unico degli ex senesi a brillare in questo turno. Sicuramente la Reyer ha rischiato, ma ha dimostrato che i nuovi innesti hanno portato mentalità, tecnica  e anche tanti punti. Impossibile non riconoscere gran parte del merito al lavoro fatto da Frank Vitucci, che molti davano ormai per “bollito” e invece è lì a insegnare basket, come sempre. Caserta più che una squadra è un vero e proprio cantiere aperto la cura Markowski (applauditissimo in terra veneta) comincia a farsi sentire e i due innesti Ivanov e Antonutti con qualche allenamento in più sembrano essere più organici all’interno della squadra. Ancora irrisolto il rebus del playmaker: sondata Roma per Perry, rimane aperta la pista che porta a Brian Chase, per sostituire Moore svogliato e retrocesso a secondo play (2 punti su tiro libero per lui) dietro un rivitalizzato Tommasini. In uscita (forse) anche Sergio, tra nuovi arrivi e gente in partenza, a Caserta farebbero bene a mettere le porte girevoli. Tornando alla partita si segnalano i 18 punti del solito Young, i 10 di Tommasini e dall’altra parte i 2 di Gaines, quasi irritante. “Zare” chiede impegno e unità d’intenti e giocatori nuovi: che non fosse tutta colpa di coach Valli? Upea Capo d'Orlando - Banco di Sardegna Sassari 72-71 L’Orlandina conquista due punti insperati con una partita entusiasmante soprattutto nell’ultimo periodo durante il quale, letteralmente scatenata, annichilisce una stanca Sassari e vince con lo scarto minimo (ma sufficiente). Nel rugby gli ultimi dieci minuti vengono chiamati il “tempo degli uomini”, quando cioè si è stanchi e si vede chi ne ha più da dare, chi ha più gambe, fiato e soprattutto voglia di vincere la partita. Capo d’orlando trascinata dalle bombe di Freeman (8 punti alla fine per lui), Hunt (18 punti in totale) e Henry (18 anche lui), negli ultimi 4 minuti si porta a + 6, subisce il rientro di Sassari (altra squadra che non muore mai ) ma mette la testa avanti di una lunghezza che sarà sufficiente a vincere la partita quando il tiro di Dyson all’ultimo secondo non troverà la retina ma solo il ferro. Griccioli domenica prossima guiderà i suoi in quel di Reggio Emilia: saprà confermarsi ammazza grandi? Sassari non gira, cade e, pur avendo la motivazione in più di conoscere già la classifica, perde la possibilità di restare al comando assieme a Venezia. La squadra di Sacchetti sembra poter portare a casa il risultato, almeno per i primi tre quarti quando, pur senza accelerare il gioco, riesce a controllare Capo d’Orlando, grazie al gioco perimetrale e ai soliti Sosa (15 punti per lui)  Dyson (14 punti) e Lawal (10). La luce si spegne nel quarto periodo, quando la reazione è tardiva e l’ultimo tiro di Dyson non trova i due punti. Coach Sacchetti tiene in panchina Sacchetti junior, Formenti, Vanuzzo e dà solo 4 muniti a Devecchi e 3 a Chessa, come dire: poca gloria per gli italiani. Luigi Ceccon, per Guerin Basket

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