Peggio delle dichiarazioni pubbliche di Carlo Tavecchio ci sono soltanto quelle private, ma il discorso onestamente vale per chiunque. Senza l'automoderazione dovuta ad estranei che leggono o ascoltano, quanti santini del politicamente corretto rimarrebbero in piedi? Non è ovviamente per questioni di privacy che Malagò non ha voluto prendere provvedimenti spettacolari come il commissariamento, ma perché non si può rimuovere una persona dal suo incarico soltanto perché è impresentabile. Sarebbe stato il desiderio di Renzi, fin dai tempi di Opti Pobà (parole pubbliche e quindi molto più pesanti di quelle registrate di nascosto), ma il trattamento Marino non è applicabile allo sport perché un commissariamento senza avere infranto alcuna legge avrebbe collocato automaticamente il CONI fuori dall'ordinamento sportivo internazionale, con evidenti ricadute sulla partecipazione alle varie competizioni più che su Roma 2024 (consapevole missione impossibile, contro Parigi e Los Angeles).
Ma se il razzismo da bar di Tavecchio e di tutti noi (ma anche voi, cambiate l'oggetto della discriminazione e il prodotto rimane uguale) si commenta da solo nella sua volgarità, un'analisi la merita la figura di Tavecchio in quanto politico. Descritto da molti come una macchietta o come puro uomo-immagine (infatti l'immagine è pessima) dell'asse Berlusconi-Lotito-Preziosi-Infront più sostenitori esterni (fra le grandi senz'altro Inter e Fiorentina), Tavecchio non può essere nemmeno paragonato al suo collega alla Lega Beretta. Tavecchio i voti per se stesso li ha trovati da solo, per diventare presidente della FIGC gli sarebbero bastate anche soltanto la sua Lega Dilettanti e Lega Pro, la cui situazione va seguita molto da vicino. Prima di tutto perché la commissariata terza lega vale elettoralmente il 17% e poi perché il grande favorito per le elezioni post-commissario (entro fine anno, ma ci sono varie correnti di pensiero e Tavecchio punta ad andare oltre) è Gabriele Gravina, che ha come sponsor Giancarlo Abete e Francesco Ghirelli: non omonimi, ma proprio gli Abete e i Ghirelli che pensate. Gente che si è riposizionata sul fronte Juventus-Roma-Napoli-Sky e che in prospettiva cavalcherebbe di nuovo una candidatura in vetta alla FIGC di Demetrio Albertini o comunque di un ex calciatore (oggi ci hanno detto di Vialli, ma da qui al voto vale tutto) che questo secondo grande partito pensa in qualche modo di manovrare.
Piccola parentesi: è riapparso Franco Carraro, che a 76 anni è ancora uno che conta su più tavoli. Da quello del Comitato Olimpico Internazionale, dove è uno dei membri più influenti, a quelli mediocri della nostra politica sportiva: da sempre è la sintesi di più poteri forti, ma se per la FIGC ci sarà da schierarsi lui lo farà per Tavecchio (e viceversa). Da un esponente del fronte pro Tavecchio ci è arrivata la velina che invita a considerare Tavecchio soltanto un traghettatore verso un nuovo presidente all'inizio del 2017, ma l'Abodi che anche noi diamo per probabile successore dovrà pur sempre fare i conti con i voti di un uomo che non sarà presentabile nei salotti e nelle terrazze progressisti, ma che non sarebbe facile scalzare nemmeno per i suoi grandi elettori.
Twitter @StefanoOlivari