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Juventus, un capro espiatorio di nome Allegri

Juventus, un capro espiatorio di nome Allegri

Redazione

30 ottobre 2015

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La Juventus in ritiro obbligato già tre giorni prima del derby si presta a pochi discorsi strettamente calcistici, se della partita con il Sassuolo si è guardato qualcosa oltre al tabellino: la reazione nel secondo tempo, con un uomo in meno e in mezzo al festival delle perdite di tempo tollerate, non è stata certo da squadra che non segue l'allenatore. È quindi doppiamente incredibile che nel 2015 ci siano maggiorenni che ancora tollerino di essere trattati come bambini viziati da mettere in castigo, accettando di stare in ritiro per meditare su chissà quali colpe mentre i nonni (Buffon ed Evra) li bacchettano. E poi colpe di chi? Il giornalista collettivo scrive di imprecisati 'giovani' che non seguirebbero l'esempio dei 'vecchi', ma è l'argomento che si usa dalla notte dei tempi visto che, si sa, una volta andava tutto meglio. Magari fra dieci anni Lemina e Sturaro saranno indicati, dagli stessi opinionisti, come fulgidi esempi di dedizione alla causa. La situazione era chiarissima già in agosto: dopo quattro anni eccezionali e una Champions League sfiorata la Juventus ha perso, per cause solo in parte dipendenti da lei, i suoi trascinatori. Pirlo si sentiva al capolinea (e il rendimento a New York lo ha confermato), Tevez voleva tornare a casa, Vidal andava venduto prima che le sue situazioni private esplodessero (difficile però spiegarlo, dopo avere fatto scrivere per anni che era tutto casa e famiglia). E in una rosa già buona, non più da corsa europea ma senz'altro al top in Italia, ha inserito tanti giocatori, alcuni già collaudati (Mandzukic, Hernanes, Cuadrado e Khedira), altri con un ottimo futuro già scritto (Dybala, Rugani, Lemina) e altri ancora che stanno a metà (Zaza, Pereyra, Alex Sandro). Tanti giocatori, impossibili da mettere insieme fin da subito soprattutto in un quadro di emergenza continua, per infortuni muscolari e non. Allegri come al solito non ha fatto il talebano ma è andato per aggiustamenti: ha iniziato la stagione con la difesa a tre in Supercoppa, per poi o passare a quattro e ottenere anche qualche buon risultato (su tutti la vittoria a Manchester) e tornare per situazioni contingenti praticamente al 3-5-2 dell'era Conte. E quindi? Sarebbe bastato dire ai tifosi "Questo è un anno di ricostruzione, anche se non è escluso che si possa vincere" e non ci sarebbe stato alcun problema. Ma la Champions al di sopra delle aspettative ha alzato l'asticella delle pretese, anche nei confronti di Allegri che pur con tutto l'aziendalismo (il suo è in realtà equilibrio, delle aziende gli importa il giusto) del mondo non ci sta più a fare l'orsetto del tiro a segno. Nel caso i risultati non migliorino l'unico colpevole sarà lui, prima che qualcuno critichi Agnelli o Marotta sarà ripassata la cometa di Halley. Ma ad un pubblico che pretende il sangue bisogna anche dire che non c'è alcun colpevole e nessuno che meriti di essere privato della libertà personale. Nel caso, in ritiro ci vada anche Agnelli. Che negli ultimi mesi è sembrato centrato sulla Juventus molto meno di Pogba. Twitter @StefanoOlivari

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