Dopo l’impresa del San Mamés, per il Torino si presenta un altro duro ostacolo: lo Zenit San Pietroburgo, capolista del campionato russo con largo margine sulle inseguitrici e partito forte dopo la pausa invernale. Se da una parte la squadra allenata dal portoghese Villas Boas - subentrato dalla scorsa primavera al posto di Luciano Spalletti - sta veleggiando in campionato, in Europa non ha mai convinto del tutto, sin dall’inizio della campagna. Ai preliminari di Champions era caduta 1-0 a Cipro in casa dell’Ael Limassol, salvo poi rifarsi in casa. Poi, dopo un secondo preliminare ben superato contro i belgi dello Standard Liegi (1-0 fuori e 3-0 interno), è arrivato un girone molto deludente. In un raggruppamento tutt’altro che impossibile, con Monaco, Bayer Leverkusen e Benfica, lo Zenit è arrivato solo terzo, perdendo all’ultima giornata la sfida decisiva in casa dei monegaschi. Il terzo posto del girone ha almeno offerto il paracadute dell’Europa League, dove i pietroburghesi hanno agevolmente eliminato il Psv Eindhoven, dimostratosi allergico alle squadre russe, visto che in precedenza era già stato messo in riga dalla Dinamo Mosca. Insomma, dopo anni di magra e i due esoneri con Chelsea e Tottenham, per Villas Boas si intravede qualcosa di positivo: con un campionato da condurre solo in porto (mancano dodici giornate e il vantaggio sulla seconda, il Cska, è di sette punti, che potrebbero scendere a sei, se la Dinamo Mosca, al momento terza, dovesse vincere la gara che ha da recuperare, scavalcando al secondo posto proprio il Cska) e dopo due stagioni chiuse al secondo posto, la vetrina europea potrebbe rappresentare la rinascita di un allenatore che si era perso lungo il cammino e per una squadra che ha dovuto superare delle difficoltà per assestarsi dopo i quattro anni spallettiani.
Sarà bello vedere come Villas Boas affonterà Ventura, trent’anni di differenza tra i due, con la paradossale combinazione che vede il tecnico più esperto come un debuttante in Europa e quello più giovane con un trofeo già messo a curriculum. Probabilmente sarà il 4-2-3-1 il modulo di partenza, assieme al 4-3-3 quello preferito dallo “Special Two”.
Tanti i volti noti degli avversari del Toro: l’italiano Domenico Criscito, tra le altre cose ex della Juventus; l’argentino Ezequiel Garay, titolare dell’Argentina finalista agli scorsi Mondiali e leader della retroguardia; il talentuoso centrocampista belga Alex Witsel, ex di Standard Liegi e Benfica; lo spagnolo Javi Garcia, anche lui centrocampista, prelevato la scorsa estate dal Manchester City per quindici milioni di euro; l’idolo di casa Andrej Arshavin, alla terza avventura allo Zenit, a seguito del doppio ping pong con l’Arsenal (protagonista della Coppa Uefa vinta nel 2008, Arshavin non è più un titolare inamovibile della squadra, ma il suo resta un nome di caratura internazionale).
Gli spauracchi maggiori però provengono dall’attacco. La prima linea verte sul classe 1989 José Rondon, autore di una tripletta proprio nell’ultimo turno di campionato. Ai lati del venezuelano, giostrano il brasiliano Hulk sulla destra e il portoghese Danny sulla sinistra. Il primo aveva già vinto l’Europa League con Villas Boas ai tempi del Porto ed è allo Zenit dal 2012; il secondo, connazionale del tecnico, milita con i biancoazzurri ormai dal 2008 ed è il capitano della squadra. Rondon e Hulk si trovano a meraviglia tra loro e sono rispettivamente il primo e il terzo bomber del campionato russo in corso. Non va dimenticato infine il talentuoso Oleg Shatov, considerato fondamentale da Villas Boas: se giocherà col 4-3-3 lo vedremo tra i centrali di centrocampo; se sarà 4-2-3-1, il portoghese lo sposterà sulla linea dei trequartisti.
Giovanni Del Bianco