Héctor Cúper è il nuovo Commissario tecnico dell’Egitto. Per quello che poteva essere uno degli allenatori più vincenti della storia, è l’ennesimo banco di prova per cercare di ripartire. Nella sua lunga carriera, Cúper si è dovuto accontentare di una lunga sequela di piazzamenti d’onore. Tanti stop a ridosso delle vittorie che gli sono valsi la terribile etichetta di “eterno secondo”. Una delusione dietro l’altra: nel 1999 perse la finale di Coppa delle Coppe contro la Lazio quando era alla guida del Maiorca (era l’ultima edizione del torneo) ; nel 2000 e nel 2001, come tecnico del Valencia, cadde per due volte di fila all’ultimo atto della Champions League, una volta strapazzato dal Real Madrid nella prima finale tra due club dello stesso Paese, e una volta caduto ai calci di rigore per mano del Bayern Monaco; nel 2002, in sella all’Inter, perse la Serie A all’ultima giornata, nel famoso 5 maggio che ha laureato Campione d’Italia la Juventus, in rimonta sui nerazzurri. Dopo quella clamorosa caduta all’ultimo turno, il prosieguo della carriera dell’argentino è stato piuttosto grigio e costellato di esoneri e persino di controversie giudiziarie: un ritorno al Maiorca, una parentesi al Betis, una manciata di panchine al Parma: tre esperienze concluse con altrettanti esoneri (ai ducali, il licenziamento arrivò addirittura alla vigilia dell’ultima giornata, quella che spedì il Parma in B per la prima volta dopo l’epopea degli anni Novanta). Poi, la frettolosa scelta di approdare alla nazionale georgiana: un fallimento scritto e sicuro vista la modesta caratura della squadra e terminato anzitempo. In seguito, ecco altri club con esiti a ping-pong. Prima una pallida risalita all’Aris Salonicco (una finale di Coppa di Grecia, ancora una volta persa, e una discreta avventura in Europa League, con eliminazione inflitta all’Atletico Madrid detentore del trofeo), poi il ritorno in Spagna, al Racing Santander (altro esonero). Poi una buona stagione all’Orduspor (Turchia) e una brutta avventura all’Al-Wasl (Emirati Arabi). L’impressione è che l’Hombre Vertical non sia riuscito a sopportare il peso delle grandi sconfitte a cavallo tra anni Novanta e Duemila. Quattro k.o. presentatisi lungo il confine tra la leggenda e l’anonimato, giunti dopo dei cammini esaltanti (il Maiorca non era certo favorito per la Coppa delle Coppe, le finali col Valencia erano un traguardo quasi miracoloso e l’Inter ad ogni modo, non era mai andata così vicina al titolo negli anni precedenti e non lo sarà nemmeno in quelli immediatamente successivi). Per un motivo o per l’altro (rigori, forza della propria squadra inferiore a quella dell’avversario, pressione psicologica che ha tradito i suoi atleti sul più bello), Cúper è rimasto sempre al di qua della frontiera, dalla parte “sbagliata”, e così il suo palmarès di allenatore, è fermo a due campionati argentini vinti negli anni Ottanta, a una Coppa Conmebol conquistata con il Lanús nel ’96 e a due Supercoppe spagnole. Ai mancati risultati sul campo, sono seguite poi le vicende giudiziarie che hanno coinvolto l’argentino, iscritto nel registro degli indagati dello scandalo del calcioscommesse del 2011 e accusato dagli inquirenti di riciclaggio di denaro sporco nel 2012. Una parabola discendente e continua. All’Egitto, HC cerca di ripartire: è alla guida della nazionale africana più titolata e che da troppo tempo ha perso la retta via, mancando le qualificazioni ai Mondiali e alle ultime tre Coppe d’Africa, abituale terreno di conquista dei Faraoni, che hanno un feeling migliore con la coppa continentale che con le presenze in Coppa del Mondo. Se non altro, ci sono più chance di vederlo alla rassegna iridata ora rispetto a quando allenava una Georgia senza prospettive.
Giovanni Del Bianco