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Inzaghi e la retorica della gavetta

Redazione

16.02.2015 ( Aggiornata il 16.02.2015 10:28 )

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Pippo Inzaghi la prossima stagione non allenerà il Milan, nonostante il contratto lo preveda (come del resto lo prevederebbe anche per Seedorf, tuttora legato al club rossonero). Nemmeno Galliani lo difende più, né in pubblico né tanto meno in privato, mentre i venerdì post Cesano Boscone di Berlusconi sono sempre più freddi e di maniera, visto che alcuni trombettieri della casa ci vogliono indurre a scrivere il nome di Marco Van Basten incuranti del fatto che il mito di Ajax, Olanda e Milan abbia fatto un volontario downshifting rinunciando a guidare l'AZ causa stress e firmando un contratto solo da assistente (fino al 2016): insomma, vera o falsa che sia questa voce, si tratterebbe dell'ennesima figurina gettata in pasto ai tifosi. La realtà del presente è che entrambe le anime societarie del Milan, del tutto all'oscuro delle trattative thailandesi (e non solo) di Silvio Berlusconi per liberarsi in tutto o in parte del club, sperano che Inzaghi tiri almeno a campare fino a maggio, per evitare soluzioni traumatiche o anche solo di promuovere colonnelli (Tassotti) che non aspirano a diventare generali. È offensivo per l'intelligenza di chiunque spiegare la differenza fra Maldini e Antonelli o fra Poli e Rijkaard, però è interessante il dibattito sulla mancanza di esperienza di Inzaghi, che secondo molti non avrebbe fatto la mitica 'gavetta' (sarà per questo che Paletta si è dimenticato di marcare Maccarone). Se si possono fare migliaia di esempi di allenatori partiti veramente dal basso, se ne possono trovare molti anche di segno contrario. Prima di allenare il Barcellona vero Pep Guardiola aveva guidato solo per 10 mesi il Barcellona B (in Tercera Division), Johan Cruijff partì direttamente con l'Ajax dei grandi, Carlo Ancelotti ha iniziato nella Nazionale italiana come vice di Sacchi, per poi fare un anno nella Reggiana e poi approdare subito al Parma miliardario di Tanzi, Roberto Mancini dopo 4 partite nel Leicester City accettò l'offerta della Fiorentina per iniziare la nuova carriera, lo stesso Seedorf (adesso non è solo Berlusconi a rimpiangerlo) era arrivato al Milan vero 3 giorni dopo la fine della sua carriera da giocatore. Insomma, con un anno di Allievi e uno di Primavera la gavetta Pippo l'ha fatta più dei tecnici citati e di tanti altri, i problemi sono evidentemente altri. Forse anche che non è adatto a fare l'allenatore, professione per cui non basta capire di calcio (la LegaPro e i settori giovanili sono pieni di grandissimi teorici, lo diciamo senza ironia), cosa che per chi come Inzaghi ha vissuto da giocatore ad alto livello è scontata, ma si devono avere la personalità e le capacità comunicative per farsi seguire da 25 professionisti ognuno dei quali si crede un genio incompreso. Al di là dei discorsi sul nuovo 4-2-3-1 visto con l'Empoli, che possiamo fare anche noi al bar, Inzaghi ha queste qualità? La risposta non c'entra con la gavetta o la non gavetta. Siamo contro il rituale linciaggio dell'allenatore, che anche in questo caso paga colpe di altri (come definire tre anni di prestiti e giocatori svincolati?), ma è sicuramente vero che non tutti gli allenatori sono uguali. Twitter @StefanoOlivari

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