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La musichetta della Coppa Italia

Redazione

28 gennaio 2015

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Il fatto che per il Milan l’eliminazione dalla Coppa Italia rappresenti il punto più basso della stagione la dice lunga sul momento che sta attraversando il Diavolo, abituato nella sua lunga storia a ben altri lidi e a considerare fallimenti le mancate conquiste di allori nazionali o internazionali e non la grottesca coppa nazionale, pensata come dispetto alle piccole squadre e usata come salvagente dalle grandi. La parabola del Milan di questi ultimi anni è in costante discesa. Dopo lo scudetto del 2011, sono arrivati un secondo, un terzo e un ottavo posto. E difficilmente l’Europa verrà guadagnata attraverso il campionato, unico appiglio per salvare la stagione (“Dobbiamo puntare al campionato, anche perché non abbiamo rimasto altro”, aveva detto per la gioia della Gialappa’s, Arrigo Sacchi in una famosa intervista del ’96). E i numeri stagionali sono talmente drammatici, che persino il più ottimista dei tifosi fatica a trovare degli spiragli: zero vittorie nel 2015, un’affermazione esterna che manca da ottobre (3-1 in casa del Verona), San Siro diventato terra di conquista per gli avversari. Inzaghi domanda tempo per rimettere a punto una squadra disastrata, che non ha né capo né coda ed è priva di un’idea di gioco. Una reazione dovrà arrivare subito, sia perché i rossoneri hanno un ritardo di punti in classifica sia perché il calendario sul breve sarà tutto sommato agevole (a parte la Juve, giocheranno cinque delle prossime sei gare con compagini di bassa classifica). “Ferguson ha vinto dal settimo anno”, ha detto il tecnico rossonero, per difendersi dalle mancate vittorie di questa sua prima avventura. In realtà, lo scozzese ha vinto sì la Premier League nel 1993, ma aveva conquistato in precedenza FA Cup e Coppa delle Coppe (rispettivamente al quarto e quinto anno). E soprattutto, era già un tecnico affermato al momento del suo approdo ai Red Devils: aveva già vinto tre campionati scozzesi e una Coppa delle Coppe con l’Aberdeen - quest’ultima il vero capolavoro della carriera di Fergie. I problemi del Milan sono annosi e già sviscerati, dalla collezione di campioni sul viale del tramonto al cambio di panchine affidate ad allenatori alla prima esperienza o quasi (Leonardo, Seedorf, Inzaghi. Perché non affidarsi a un allenatore già fatto?), dall’individuazione errata delle mele marce (i famosi senatori cacciati via perché ormai erano considerati la causa delle ultime sfighe o anche lo stesso Allegri, scartato con troppa sufficienza) alla gestione affidata a persone che mal si sopportano tra loro, come Barbara Berlusconi e Adriano Galliani. Come sono lontani i tempi in cui quest’ultimo affermava che “quando sente la musichetta della Champions, il Milan si trasforma”. Ora non riesce più a trasformarsi nemmeno quando sente la musichetta della Coppa Italia, ammesso che ne esista una. Giovanni Del Bianco

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