Operazione sorpasso? Tutt’altro. Il turno di campionato che vedeva le prime due della classifica affrontare la terza e la quarta, ha fatto guadagnare terreno alla Juventus, uscita vincitrice dalla sfida serale del San Paolo e di nuovo a +3 sulla Roma, contenta da parte sua di aver rimesso in piedi un derby che pareva perduto. Madama è Campione d’inverno, come le accade da quattro stagioni a questa parte (record eguagliato: solo la Juve dal 1975 al 1978, e l’Inter dal 2007 al 2010 erano riuscite ad arrivare prime a metà campionato per quattro volte di fila) e il successo ottenuto a Napoli dopo quattordici anni è un toccasana per la squadra di Allegri, che negli ultimi tempi aveva pareggiato un po’ troppo per i suoi standard (di sconfitte nemmeno l’ombra, ma bastano delle x per parlare di crisi in casa bianconera). Non è stato un match brillante. Il ritmo è stato piuttosto basso e forse il Napoli doveva osare qualcosa di più sin dall’inizio, per cercare di strappare quella vittoria che l’avrebbe portato a -7 dalla vetta e reinserito nei giochi per il titolo. Non nella sua veste migliore neppure la Juventus, brava però a capitalizzare le sue chance e a ribellarsi al destino delle ultime gare, quando dopo il vantaggio del primo tempo (sempre per 1-0), arrivava un calo con rete del pareggio annessa. È accaduto anche ieri sera, ma a differenza delle ultime puntate, i bianconeri hanno avuto la forza di tornare avanti. Il gol di Caceres (in realtà in posizione irregolare) ha dato nuova linfa a Pirlo e company, mentre il Napoli, galvanizzato dal momentaneo 1-1, si risgonfiava, prima di rifarsi vivo nelle ultime battute con Zapata e Higuain. Del posticipo rimarranno indelebili il super-gol di Pogba e l’atmosfera prima del match, sulle note di “Napule è” di Pino Daniele, intonata dai cinquantamila spettatori presenti.
Il derby di Roma. Due squadre che stanno bene, come testimoniano i numeri: per i giallorossi è l’ottavo risultato utile consecutivo, per i biancocelesti il sesto. Primo tempo laziale, ripresa di marca romanista: pareggio dunque giusto. Nelle ultime undici reti laziali, in dieci c’è stato lo zampino di Felipe Anderson: cinque volte a segno direttamente, cinque con un assist. Il brasiliano, volto nuovo del campionato, si è capito a meraviglia con Mauri, dando diversi grattacapi alla difesa di Rudi Garcia: nell’1-0, ha confezionato l’assist per il capitano, nel raddoppio ha beneficiato del tacco di quest’ultimo, liberando il tiro da fuori che ha trafitto un incerto De Sanctis. Poi è stato il turno di Francesco Totti, da ieri pomeriggio miglior marcatore della storia dei derby: con undici reti, ha raggiunto Dino Da Costa, ma limitandosi alle stracittadine di campionato nessuno ha fatto meglio del capitano romanista, che ha staccato - lasciandoli a quota 9 - lo stesso Da Costa e Marco Delvecchio. Dopo il record di presenze nel derby, arriva dunque anche quello dei gol.
La partita più spettacolare della diciottesima giornata è stata quella di Firenze non solo per le sette reti e i due pali, che già basterebbero. Ci sono anche la distribuzione dei gol, che ha reso incerto il match fino all’ultimo e la fattura di alcuni di questi. Il Franchi ha applaudito l’eurogol di Joaquin (assieme a quelli di Totti e Pogba, il più bello del week end) e ammirato la prestazione dello svedese Robin Quaison, ai suoi primi gol in Serie A. Il centrocampista di Iachini in pochi minuti dall’ingresso in campo ha portato i suoi dallo 0-2 al 2-2. Una doppietta vanificata dalla reazione viola: la squadra di Montella non vinceva in casa propria dallo scorso 29 ottobre e grazie a questo successo si accomoda in sesta posizione, scavalcando in classifica proprio i siciliani, costretti a interrompere una bella striscia.
Altro filotto che termina in questa giornata è quello dell’Empoli, reduce da otto risultati utili tra campionato e Coppa Italia. La squadra toscana cade in casa di una Samp non ancora ai livelli raggiunti prima della sosta, ma brava a gestire senza troppi patemi il bel gol di Eder. La formazione di Mihajlovic approfitta del pari della Lazio e dello stop del Napoli, per avvicinarsi al terzo posto perduto all’Epifania. Aspettando di vedere in campo Muriel, Correa e forse Eto’o, tre punti che fanno comodo.
La penultima d’andata non ha offerto molti scossoni in coda, dove solo il Cagliari è riuscito a vincere, nel confronto diretto con un Cesena sempre più alla deriva. Il successo per gli uomini di Zola, dopo il pesante 0-5 incassato con il Palermo, porta i sardi a due lunghezze dalla quartultima piazza, occupata dall’Atalanta, beffata in extremis dal Chievo Verona (la rete di Lazarevic fa invertire proprio le posizioni dei bergamaschi e dei veronesi). Poco più su della zona calda, prezioso successo dell’Hellas sul Parma, che ridà alla squadra di Mandorlini un successo interno dopo tre mesi d’astinenza: gli scaligeri si tengono a distanza di sicurezza dalla zona rossa e superano la quota dei venti punti con un turno d’anticipo. Certo, niente a che vedere con le spettacolari prestazioni dello scorso anno, quando a tratti giocarono uno dei migliori calci della Serie A, ma l’importante è starsene alla larga dai piani bassi. Per il Parma arriva il quattordicesimo k.o. in diciotto gare. Numeri che fanno paura.
Giovanni Del Bianco