La prima giornata dell’anno nuovo ha offerto parecchi motivi d’interesse. Vediamoli.
1) Juventus-Inter. Era la partita clou del turno e non ha deluso le attese, con le fiammate prima dell’una poi dell’altra squadra ad animare una partita in bilico fino all’ultimo. Molti errori, anche nei passaggi più elementari, da entrambi i lati, ma anche un pressing intenso delle due squadre (soprattutto da parte della Juve, e specialmente nel primo tempo, quando a tratti l’Inter faticava a uscire persino dalla propria area, tanta era la pressione di Tevez e compagni). La squadra di Allegri ha ripetuto il canovaccio delle ultime sfide: un primo tempo all’attacco e chiuso in vantaggio di un solo gol, una ripresa più blanda dove il tesoretto viene sciupato: era accaduto con la Samp e con il Napoli in Supercoppa.
Oltre a Tevez e Icardi, marcatori dei gol, è stata la partita di un monumentale Pogba, uomo-ovunque e leader del centrocampo assieme a Vidal. Ma se il cileno nella ripresa è calato, il francese ha continuato ad alti ritmi per tutti i 90’, macchiando la prestazione sulla rete dell’1-1. Rimane comunque il migliore del match. Le attenzioni poi erano poste su Lukas Podolski, il cui debutto è stato senz’altro positivo: va detto che il tedesco è entrato nel momento di massima difficoltà della Juventus, ma al di là di questo, nelle azioni d’attacco nerazzurre c’era spesso lo zampino dell’ex Arsenal, che per poco non si presentava con un assist vincente per Icardi, la cui conclusione è terminata sul fondo.
Sulla querelle Icardi-Osvaldo del finale di gara è palese la ragione di quest’ultimo per quanto concerne l’azione (sarebbe andato in porta), ma vederlo “sfanculare” il compagno e soprattutto il suo tecnico è stata una scena poco edificante (qualche altro allenatore avrebbe tolto lui, anche se appena entrato, e non Icardi). Tra l’altro tutta l’Inter si è innervosita dopo quell’episodio, e la riprova è stato il rosso di Kovacic pochi istanti dopo. L’Inter resta ancora nella parte destra della classifica, ma il pareggio le dà vigore e la risalita verso l’Europa League non è impensabile. Parlare di Champions invece sembra utopia: l’ideale per dei titoloni sui giornali, ma almeno al momento, irrealizzabile.
2) Il pari della Juve e la vittoria della Roma portano a una sola lunghezza la distanza tra bianconeri e giallorossi, con un turno alle porte che si prevede frizzante (con la Juve a Napoli e la Roma impegnata nel derby, si sfideranno le prime quattro della classe). La squadra di Garcia sogna il sorpasso, ma della vittoria del Friuli rimarranno gli strascichi polemici legati al gol-non gol di Astori e al rigore negato all’Udinese. L’allenatore della Roma glissa, il presidente dell’Udinese Pozzo s’arrabbia, gli ultrà della moviola in campo si scatenano. Interessante la frase di Stramaccioni: “A che servono i giudici di porta, se poi la loro opinione non conta?”.
3) L’impresa del Sassuolo. La compagine di Di Francesco, scesa in campo con quattordici calciatori italiani, firma il colpo di giornata andando a vincere, tra l’altro in rimonta, in casa del Milan. Un risultato che lancia gli emiliani nella colonna nobile della classifica, con vista sull’Europa. A San Siro ci aspettavamo Cerci, ha bussato invece Zaza. Per i neroverdi, una sola sconfitta (a Palermo) nelle ultime dodici giornate. Dopo le difficoltà di inizio campionato (prima vittoria all’ottava giornata), Di Francesco si è ripreso inserendosi tra le note liete di questa stagione. Applausi a lui e alla dirigenza, che lo ha lasciato al suo posto, dandogli tempo per rimettersi in carreggiata.
4) L’anticipo tra Lazio e Sampdoria ha mostrato ancora una volta le qualità tecniche di Felipe Anderson, il miglior giocatore della diciassettesima giornata. Due assist, un gol e tanti capovolgimenti di fronte. Passato continuamente da destra a sinistra e da sinistra a destra, il brasiliano ha fatto impazzire gli esterni blucerchiati, risultando il mattatore dell’Olimpico. Per un classe 1993, una gara da trascinatore. Pioli ha in casa un campione.
5) Il debutto italiano di Zola. Lo 0-5 patito dal suo Cagliari a Palermo (a proposito, nove risultati utili consecutivi: il sottovalutato Iachini finalmente sta trovando soddisfazioni anche nella massima serie) è stato un durissimo colpo per chi credeva che con l’allontanamento di Zeman le cose sarebbero migliorate. Il licenziamento del boemo è stato probabilmente precipitoso (in fin dei conti, il diciassettesimo posto non è distante), ma Zola non è di certo uno sprovveduto. L’obiettivo è ripetere la salvezza ottenuta col West Ham nel 2009-10, quando riuscì a far entrare in porto una nave piena di falle.
Giovanni Del Bianco
@g_delbianco