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Ferrero e l’utile nuovo stadio della Sampdoria

Redazione

11.09.2014 ( Aggiornata il 11.09.2014 12:29 )

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Massimo Ferrero arriva buon ultimo, ma ultimo solo provvisoriamente perché il calcio è un palcoscenico troppo attraente, fra i proprietari di club di mezza Europa che sperano di fare il colpo gobbo costruendo un nuovo stadio. Con i soldi di altri, di solito. E in questo caso di sicuro, visto che Ferrero ha già parlato di una concessione del comune di Genova lunga un secolo e nel suo passato imprenditoriale (fra cinema e aviazione, vero Howard Hughes all'amatriciana) affari e fallimenti con capitali non suoi non mancano di certo... Come poi se alla Sampdoria, che non ha esattamente le prospettive a medio termine del Barcellona, andasse stretto il Ferraris. Può essere utile qualche numero: media spettatori in casa di 22.158, nella stagione scorsa, capienza di Marassi (ricostruito con soldi pubblici in occasione dei Mondiali del 1990) 36.569. E il popolo blucerchiato avrebbe tutta questa necessità di un nuovo impianto? Non ci ricordiamo manifestazioni in tal senso. Su Italia Oggi abbiamo poi letto un'interessante analisi della gestione Garrone, scritta da Andrea Giacobino. In sostanza la famiglia di petrolieri genovesi, che rilevò la Samp dai Mantovani, ha appena dovuto coprire una perdita di oltre 50 milioni di euro per la svalutazione della propria partecipazione nel club, ceduto a titolo gratuito proprio a al produttore romano (e romanista) lo scorso giugno. Come tutti sanno, con il calcio non si guadagna in forma diretta a meno di non mettersi a fare trading tipo i Pozzo. Più facili i guadagni indiretti, giocandosi la popolarità calcistica, in altri campi o più concretamente nell'immobiliare legato all'attività principale. Nè più né meno di quanto ha fatto la Juventus, prova a fare la Roma, sognano di fare Milan e Inter, si è rassegnata a non fare la Fiorentina (primo motivo degli attriti fra Della Valle e Renzi). Siamo contenti che in Italia esistano imprenditori capaci di far quadrare i loro conti personali, buon per loro. Non capiamo però perché li si debba omaggiare sulle pagine sportive, visto che questi guadagni (spesso presunti) non si traducono nel livello dei giocatori ingaggiati. Twitter @StefanoOlivari

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