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Redazione

25 agosto 2014

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Per Falcao alla Juventus, Lavezzi all'Inter, Jackson Martinez al Milan è tutto fatto. Basta mettersi d'accordo sui soldi (un dettaglio da poco, quindi) da dare a Monaco, PSG e Porto, perché si sa che l'ingaggio dei giocatori non è mai un problema: se lo ridurranno, consapevoli del grande onore di giocare in Italia. A una settimana dalla sua fine possiamo già dire che per trovare un calciomercato tanto depresso e deprimente bisogna risalire agli anni Settanta, in piena autarchia (le frontiere sarebbero state riaperte per uno straniero a squadra nel 1980 e per due dal 1982) pallonara e in piena crisi economica nel resto del paese, sia pure con caratteristiche diverse (ai tempi inflazione a due cifre, oggi deflazione). Ma almeno in quell'epoca le squadre erano distinguibili l'una dall'altra, anche senza la retorica passatista sulle formazioni conosciute a memoria o sul bel calcio di una volta (che in realtà era in media inguardabile, con gli occhi di oggi, per ritmo e qualità tecnica in alcuni ruoli). Insomma, questa campagna acquisti all'insegna del prestito con diritto di riscatto sottolinea la crisi del calcio italiano ben più del gol di Godin. Invece di proporre idee, progetti, una nuova visione del rapporto fra club e tifoseria, si sono riproposti gli schemi di qualche anno fa ma con molti meno soldi. Squadre mosaico, arlecchinate che a volte vengono bene e a volte no, senza identità e proprio per questo allenabili in teoria da chiunque: per Allegri si usano gli stessi termini dedicati a Conte, per Inzaghi gli stessi di Seedorf. Rose sempre mostruose, con i migliori Primavera che nemmeno possono ambire ad un piazzamento nei primi 25 nella considerazione di tecnici e società. Assoluto disinteresse per il territorio, con anche i più sfigati che si considerano brand globali. Potremmo invertire le rose di Lazio e Inter, quelle di Juventus e Roma, quelle di Fiorentina e Napoli, facendo gli stessi discorsi. Giocatori che solo per il fatto di essere scontenti nel loro ricco club diventano appetibili da parte di chi mai li aveva cercati prima: ultimo esempio Lavezzi, accostato a chiunque e adesso all'Inter che ha già tre punte per due (forse uno, con il vero Mazzarri) posti. È una serie A per tossici, come noi, ma non per appassionati. Twitter @StefanoOlivari

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