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Il campionato del riscatto

Redazione

05.08.2014 ( Aggiornata il 05.08.2014 10:13 )

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Osvaldo all'Inter è solo l'ultimo esempio di quella che è diventata la grande specialità del calcio italiano. Non il marketing, non la cura dei settori giovanili, non la soddisfazione del tifoso-cliente, meno che mai l'etica. Ma l'acquisto in prestito, gratuito o semigratuito, con diritto di riscatto l'anno prossimo (nel caso di Osvaldo fissato con lo sventurato Southampton, che lo aveva pagato 15, a 7 milioni di euro), di giocatori di relativo nome di cui i club con i soldi si vogliono disfare e che solo i nostri media trasformano in grandi colpi. Perché, è ovvio, questi campioni incompresi si vogliono riscattare e hanno onorato l'Italia con la loro scelta della serie A per portare avanti il progetto. Nota a margine: tutti hanno voglia di riscatto, anche noi, ma questo sentimento da solo non ci trasforma in Montanelli. Parlare di 2015 non significa ovviamente che i club italiani l'anno prossimo avranno soldi che adesso mancano, perché il diritto di riscatto con squadre straniere non è inteso come un 'dovere' come invece è fra club italiani: una sorta di legge non scritta che tiene a galla il sistema e che pochi infrangono. In altre parole l'esercizio del riscatto è altamente improbabile, tranne che nei rari casi in cui la scommessa sia vinta, così dal 2015 si potrà andare alla ricerca di altri scarti della Premier League o dei pochi grandi club europei, tipo il PSG, che preferiscono liberarsi di un problema che recuperare un investimento. Fra un mese tireremo le somme di questo mercato, ma è notevole che a stagione di fatto iniziata siano pochissimi i grandi club italiani che, ingaggi a parte, hanno tirato fuori soldi veri per un singolo giocatore, nell'ordine dei 5 milioni (i 10 miliardi di lire dei bei tempi pre-euro), per rinforzarsi: la Roma con Iturbe e la Juventus con Morata i primi esempi che ci vengono in mente, forse gli unici. E quindi? Magari la scommessa Osvaldo sarà vinta, ma sempre scommessa rimane, come tante altre. E non osiamo pensare al livello dei giocatori con i quali si riempiranno le società satellite di proposte da Tavecchio o le seconde squadre gradite ad Albertini. Licenziare i padroni, il titolo di un bel libro di Massimo Mucchetti (oggi senatore PD), che dovrebbe essere anche l'invocazione del calcio italiano di oggi. Twitter @StefanoOlivari

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