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Stelle comete – Jorge Martinez

Redazione

1 luglio 2014

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A dar lustro alle ultime stagioni catanesi in serie A – culminate nell’ottavo posto del campionato 2012/13 a cui ha fatto da contraltare negativo la recente retrocessione in cadetteria (si è trattato della striscia record per la squadra etnea: 8 annate consecutive nella massima serie), è stata indubbiamente la forza e l’acume di una società imperniata sulla serietà e la competenza di figure come Antonio Pulvirenti e Pietro Lo Monaco, almeno fino a quando è durato il connubio. Tra le grandi intuizioni dei due, vi è stata quella di affidarsi a un forte nucleo di sudamericani, in prevalenza argentini. Una sorta di colonia che ha fatto le fortune del club, già a partire dalla prima stagione del ritorno in A, in occasione del campionato 2006/07 (i primi stranieri furono Izco, divenuto poi bandiera del club e il peruviano Vargas, poi diventato oggetto del desiderio di molti grandi club, fino all’approdo alla Fiorentina. Prima dell’affermazione dei due migliori talenti sudamericani giunti nell’isola siciliana (gli argentini Bergessio, attualmente miglior cannoniere in serie A del Catania, e Barrientos), il maggior colpo a effetto fu rappresento dall’uruguaiano Jorge Martinez, entrato prepotentemente tra i ranghi nella seconda stagione di serie A, nel 2007/08. “El Malaka” (il pazzo, tratto dal greco antico, nomignolo con cui lo chiamava uno zio) si fa presto notare in patria per le sue notevoli doti tecniche, fisiche e atletiche. Emerge in una squadra minore della capitale, nei Wonderers di Montevideo, ad appena 17 anni nel 2000. E’ protagonista della promozione del suo club nella massima serie e, pur non brillando al suo esordio nell’anno successivo (poche apparizioni e nessuna rete), ben presto si consoliderà in patria, totalizzando col suo primo club in sei anni 134 presenze e 23 reti, botino che gli vale la prestigiosa chiamata della squadra più importante di Uruguay, il glorioso Nacional. Martinez in campo è un po’ anarchico, fin dalle prime battute di carriera: ala, trequartista, all’occorrenza centravanti – seppur atipico – fa valere soprattutto tecnica sopraffina e velocità negli spazi aperti. E’ inoltre capace di spaccare in due le partite con giocate geniali, imprevedibili, che sia la ricerca dell’assist per i compagni o la botta a rete da distanza. Nel Nacional è protagonista di un paio di stagioni contraddittorie ma che lo mettono in risalto anche in ambito internazionale, visto che disputerà Copa Libertadores e Copa Sudamericana. A questo punto giunge per lui la chiamata del Catania, quando Martinez ha 24 anni ed è uno dei massimi talenti del calcio uruguaiano. Già dalla prima stagione il fantasista si fa notare e contribuisce alla causa siciliana dispensando in tre anni prestazioni all’altezza, gol (22 in 86 gare) e tante giocate che entrano nella memoria dei tifosi. Questo periodo coincide pure con le prime gare a rappresentare la sua Nazionale, della quale però non diverrà mai punto fermo, nonostante il clamore e le aspettative suscitate dopo il suo passaggio alla Juventus. Già, proprio il club più titolato d’Italia, alle prese con una lenta risalita nelle gerarchie del campionato, dopo i brogli di Calciopoli, decide di puntare su questo talento un po’ indisciplinato tatticamente ma molto tecnico e fantasioso. Saranno ben 12 i milioni di euro messi sul piatto dalla dirigenza bianconera per accaparrarsi le sue prestazioni, un investimento importante e, alla prova dei fatti, fallimentare, se sin dalle prime apparizioni juventine, sembrerà chiaro che di quel puledro tutto estro e concretezza ammirato a Catania è rimasta ben poca traccia. Infortuni che lo penalizzano in avvio ma soprattutto una difficile collocazione tattica (dovrebbe in teoria giostrare largo sulla fascia sinistra, con svariati compiti di copertura, ai quali non è effettivamente preparato e propenso) ne minano seriamente l’efficacia nella sua prima stagione ad alti livelli (solo 14 presenze e un minutaggio insufficiente e nessun gol in alcuna competizione ufficiale, se sommiamo pure Europa League e Coppa Italia). Oltretutto la Juve non si qualificherà nemmeno per l’Europa e l’anno successivo la dirigenza avrà una grande intuizione, puntando sulla bandiera Conte per una nuova ripartenza. Il rampante tecnico salentino sarà subito chiaro, quasi esplicito nelle sue scelte di organico, e tra gli altri a farne le spese sarà proprio Martinez, ritenuto non adatto a interpretare un ruolo adatto al suo credo calcistico. L’uruguaiano passerà al Cesena, in una squadra che l’anno precedente si era brillantemente salvata, mettendo in mostra alcuni ottimi prospetti. Pur con una rosa in un certo senso migliorata, con l’innesto di nomi di grido (tra i quali nelle griglie estive veniva inserito anche il suo, forte dell’ancora recente positiva esperienza catanese), la squadra romagnola non sarà mai veramente in corsa per la salvezza e per l’uruguaiano si tratterà del secondo clamoroso flop consecutivo, totalizzando la miseria di 13 presenze, senza far mai intravedere le qualità che lo avevano fatto emergere come uno degli uomini nuovi della serie A, appena due stagioni prima. Peggio ancora risulterà essere per lui la stagione 2012/13, nella quale la Juventus, ancora proprietaria del suo cartellino, lo manderà in prestito al Cluj, in Romania, in una squadra importante, recente protagonista pure di discrete edizioni di Champions League. Problemi di adattamento, precaria condizione fisica e involuzione tecnica evidente (a quanto pare in campo non gli riescono più le giocate che prima faceva con estrema naturalezza): tante attenuanti ma nessuna in grado di giustificare il disastroso esito di questa esperienza chiusa con 0 presenze in partite ufficiali. Di ritorno alla base juventina, non verrà convocato per il ritiro estivo e per lui si prospetterà una nuova esperienza minore, al Novara, militante in B dopo l’exploit di due stagioni prima coinciso con una storica promozione in serie A. Quando ormai tutti si erano scordati che fosse nelle fila della compagine piemontese, ecco che in occasione di una tribolatissima stagione arriva il suo turno, per la gara di ritorno del play out contro il Varese. Solo mezzora ininfluente per lui e per la sua squadra destinata a scendere mestamente in terza serie dopo i fasti appena ritrovati. Ad appena 31 anni il destino di Martinez pare davvero giunto al bivio decisivo: dal passaggio clamoroso alla Juventus in pratica ha sempre cannato i campionati e sarà oggettivamente dura per lui trovare ancora credito presso società di un certo tipo. (a cura di Gianni Gardon)

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