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Redazione

01.07.2014 ( Aggiornata il 01.07.2014 10:24 )

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Il solo fatto che agli addetti ai lavori prendano sul serio la candidatura di Carlo Tavecchio a presidente della FIGC fa pensare che il calcio italiano sia avviato verso un precipizio senza fine. Non per l'età di Tavecchio (71 anni), presidente dei Dilettanti (dei finti dilettanti, sarebbe meglio dire) e del suo alleato Macalli (77 anni), presidente della ridimensionata LegaPro, ma perché due entità senza senso finanziario, sportivo e sociale hanno messe insieme quel 51% dei voti che all'assemblea dell'11 agosto potrebbero dalla terza votazione in poi far eleggere un successore di Abete meno presentabile di Abete stesso. Il quale ufficialmente non si è dimesso per essere stato il vice di Carraro durante Calciopoli, per le varie Scommessopoli, per la situazione tragica del calcio giovanile in Italia, come sarebbe stato doveroso, ma perché Prandelli ha sbagliato due partite. La politica sportiva sembra fatta apposta per allontanare i lettori da giornali e siti web, quindi la facciamo breve venendo a ciò che davvero interessa alla gente e cioè il nome del nuovo commissario tecnico. L'elenco dei nomi sparati davvero a casaccio è infinito e comprende nomi dal curriculum non certo inferiore a quello di Prandelli (Mancini, Allegri, Spalletti, Guidolin, eccetera), soluzioni fantasiose (su tutte il Conte part time) e invenzioni federali slegate dai club (Maldini, Tardelli, Cabrini). Ovviamente senza sapere il nome del prossimo presidente federale ogni congettura vale come quelle fatte al bar. Dimostrando poco acume, Macalli ritiene Demetrio Albertini un candidato alla presidenza federale, sempre che si candidi, politicamente vicino al Milan. Ma le parole anti-Tavecchio di Barbara Berlusconi valgono davvero poco, perché Tavecchio (le cui modalità gestionali sono state ben raccontate in una recente puntata di Report) è un grande amico della coppia Galliani-Lotito che già comanda in Lega e soprattutto Albertini pur avendo giocato una vita nel Milan fa parte dei quel gruppo di ex campioni (Rivera, Maldini e Boban, ma con varie gradazioni ce ne sono tanti altri) che Galliani non vorrebbe vedere nemmeno dipinti, né nel Milan né tantomeno a comandare il calcio italiano. Previsione: in un mese e mezzo un terzo candidato che sia al tempo stesso presentabile e con voti potrebbe e dovrebbe saltare fuori, e con lui il nome del dopo-Prandelli. Basta che non sia una figurina, prestigiosa (Zoff, Baggio, eccetera) ma con poteri limitati. Al di là del fatto che il c.t. dall'etica variabile potrebbe essere costretto, da contratto, a fare da traghettatore almeno in una prima fase delle non irresistibile qualificazioni europee, che con la fase finale a 24 premieranno cani e porci. Tremendi sono comunque i numeri: la serie A, cioè il motore del sistema calcio e soprattutto del calcio giovanile, vale come voti in assemblea il 12% contro il 34 dei (finti) Dilettanti e il 17 della LegaPro. Il problema non sono quindi tanto i nomi, per quanto con un'accoppiata Tavecchio presidente e Cabrini c.t. sarebbe il caso di emigrare, ma un'organizzazione sportiva che aveva un senso in un'altra Italia e forse nemmeno in quella. Twitter @StefanoOlivari

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