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Stelle comete – Francesco Coco

Redazione

29 maggio 2014

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Francesco Coco, uno dei misteri del calcio italiano. Giocatore che aveva dalla sua davvero tutto per sfondare ad alti livelli, sia da un punto di vista fisico che tecnico. Considerato, non a torto, l’erede di Paolo Maldini nelle giovanili del Milan, fino a metà anni ’90, è stato protagonista indiscusso delle giovanili rossonere, dove spiccava clamorosamente sui pur bravi coetanei. Ambidestro, dava il meglio di sé comunque partendo da sinistra, dove faceva valere la sua notevole velocità. Nel ’95 a 18 anni è pronto per un esordio in prima squadra che a quel punto pare scontato. Lo allena Fabio Capello che, dopo qualche rimostranza, punta su di lui e gli consente di mettere un sigillo in una stagione che sancisce il ritorno allo scudetto dei rossoneri. Maldini si stava convertendo al ruolo di centrale difensivo, o comunque di difensore sinistro nel modulo che, complice gli “esperimenti” di Zaccheroni all’Udinese, sta cominciando ad andare per la maggiore: il 3-5-2. Questo consente al giovane Francesco di potersi esprimere al massimo delle sue potenzialità, come laterale a sinistra, libero di avanzare e spingere, potendo contare anche su due ottimi piedi che sono manna dal cielo per gli attaccanti. Arrigo Sacchi, che lo allena l’anno seguente, lo impone però come terzino sinistro, fermo nella sua idea “rivoluzionaria”, del 4-4-2. Ha accumulato in due anni una ventina di presenze nella massima serie ma è il momento per lui di fare esperienza altrove. Viene così prestato in una società che sta andando bene da qualche anno, il Vicenza allora allenato da un tecnico in forte ascesa come Guidolin. Nella stagione vicentina che vede l’affermazione piena del ventenne suo coetaneo Ambrosini (che tornerà al Milan da protagonista), Coco non esplode, giocando con relativa continuità ma mai convincendo il tecnico veneto che negli incontri decisivi ai fini di una difficile salvezza che verrà ottenuta con un solo punto di scarto dalle retrocesse, gli preferirà sempre qualche altro giocatore più esperto. In questi anni gode comunque di una stima piuttosto incondizionata nell’ambiente: è ad esempio una colonna di una fortissima Under 21 (quella composta dai nati nel ’77 e ’78) che si aggiudicherà i Giochi del Mediterraneo nel 1997 e l’Europeo di categoria nel 2000. Lì gioca da esterno sinistro e le sue falcate sulla fascia, i suoi triangoli con la mezz’ala sinistra Ambrosini, culminati con efficaci cross per le punte Ventola e Comandini, sono puntuali e degni di nota. Di ritorno dal Milan, dopo aver perso in pratica un’intera stagione per infortunio, è tempo per lui di tastare nuovamente il campo; nel Torino incrocia Mondonico che gli consegna la fascia. La sua stagione è piuttosto altalenante, come quella di tutta la squadra granata: alla fine per lui è importante mettere a referto 21 presenze, quasi tutte da titolare, e tornare a prendere confidenza con il rettangolo verde. Siamo all’alba del 2000 e di un campionato per lui davvero decisivo. Infatti l’ennesimo rientro al Milan, che continua a detenere il suo cartellino confidando in una sua imminente affermazione su larga scala, è quello giusto. In panca siede Zaccheroni che, portando il suo credo tattico in una big, due anni prima aveva riportato a Milano lo scudetto dopo due anonime stagioni. Il modulo è quello ideale per Francesco che può stazionare largo sulla fascia, con totem come Maldini e Costacurta a coprirgli le spalle. La squadra arriva sesta e Coco, pur con un avvicendamento in panchina (a Zac era subentrato Cesare Maldini, che lo preferisce terzino sinistro in una classica difesa a 4, dietro un Serginho in grande spolvero), è titolare fisso e guadagna finalmente le attenzioni della Nazionale Maggiore, con Trapattoni che lo reputa adatto per la sua squadra, impostata anch’essa sul 3-5-2 e imperniata su molti dei giovani protagonisti dell’Under 21 (la cui ossatura andrà a costituire lo squadrone che Lippi condurrà in trionfo al Mondiale del 2006 in Germania, quando però di Coco si saranno ormai già perse abbondantemente le tracce). E’ questo tuttavia il momento topico per lui. In campo è titolare al Milan e in Nazionale, fuori è uno dei primissimi a “godere” di una visibilità che, agli albori di Internet, è davvero spropositata, e seconda forse solo all’idolo internazionale David Beckham. E’ infatti spesso e volentieri protagonista – non si sa fino a quanto “suo malgrado”  o in modo inconsapevole – di tutte le riviste di gossip per la sua relazione con l’attrice Manuela Arcuri, uno dei volti più noti dell’epoca. A un certo punto la situazione diventa difficile da gestire e quasi fonte di imbarazzo per una società come il Milan che fa dell’immagine una cartolina vincente. Fatto sta che le cose a un certo punto coincidono, si sovrappongono e più che il Coco calciatore, si fa strada il Coco personaggio, belloccio, associato a quel mondo fatuo dei “tronisti”, dei “grandi fratelli”, dei “prezzemolini” della tv. Ha delle forti incomprensioni con l’allenatore Terim, rischia seriamente di  finire ai margini, in una stagione (2001-2002) decisiva, perché quella che condurrà ai Mondiali nippo coreani. L’allenatore Trapattoni lo rassicura, dicendogli che gli darà comunque una chance, anche dovesse giocare fuori dall’Italia, visto che le pretendenti non mancano. Si accasa in prestito addirittura al Barcellona, dove gioca dividendosi la fascia mancina con il veterano Sergi o spostandosi all’occorrenza nel ruolo poco gradito di terzino destro, ma non convince i blaugrana a riscattarlo. Rientra al Milan ma in uno scambio “alla pari” con i cugini dell’Inter, dai quali in rossonero arriverà la futura colonna Seedorf (ciò col senno di poi andrà a infoltire la serie di rimpianti nerazzurri e le ironie rossonere,  comprendenti tra gli altri anche il futuro Campione del Mondo Pirlo), non otterrà chissà quali soddisfazioni, a parte un inizio da titolare con Cuper che intende dargli fiducia fino a un grave infortunio alla schiena. Sono anni segnati sì da problemi fisici che ne minano una regolarità in campo (in nerazzurro dal 2002 al 2005 conterà solo 26 presenze in campionato), ma anche da insolenza, cattivi rapporti con gli allenatori (su tutti Mancini che deliberatamente lo relega a riserva, facendolo giocare a sprazzi nell’odiato ruolo di terzino fluidificante destro) e tanto, troppo gossip negativo. Emerge la notizia che ai tempi del passaggio al Barcellona, il Milan avesse invero tentato di “sbarazzarsene” dopo che Galliani in persona fu costretto a mettere una pezza (è il caso di dirlo) su una vicenda “scomoda”: una serie di foto usate a mo’ di ricatto da parte del “famigerato” fotografo Fabrizio Corona che ritraevano il calciatore completamente nudo su uno yatch con amici, preludio dell’inchiesta da lì’ a poco denominata “Vallettopoli” dove verrà nuovamente coinvolto in quanto compagno di Francesca Lodo, una delle soubrette coinvolte. Sarebbe il caso per lui di tornare alle cronache sportive: un’opportunità gliela concede il Livorno dove in panca, dopo un breve periodo targato Donadoni, siede il vecchio Mazzone. E’ una stagione super per i labronici guidati in campo dal cannoniere Lucarelli: nono posto finale, diventato sesto – con conseguente qualificazione alla Coppa Uefa dell’anno successivo – dopo le cronache di Calciopoli. Francesco è titolare indiscusso e fa rivedere le giocate in velocità che lo avevano reso celebre in gioventù. Il rientro successivo alla casa madre Inter è però inconcludente con il giocatore che ritrova Mancini con cui il feeling non era mai scattato. Lui cerca di accasarsi al Man City, non ancora quello degli sceicchi, ma pur sempre una realtà competitiva di Premier. Anche in questo caso leggenda e cronaca si mescolano, fatto sta che, indipendentemente che si fosse presentato ai test con la sigaretta in bocca, il provino non venne superato e le pagine dei feroci tabloid locali lo etichettarono subito con epiteti non proprio eleganti. In extremis giunge la chiamata, a quel pun to inaspettata del Torino, dove molti anni prima, aveva disputato una stagione transitoria in veste di giovane promessa del calcio italiano. Un’altra bolla di sapone, un’altra pia illusione di rientrare da protagonista nel calcio giocato. Solo 3 presenze, soliti problemi fisici irrisolti, una condizione generale approssimativa e il ritorno all’Inter che gli cerca una nuova sistemazione, questa volte Oltralpe. Nemmeno il provino con il Saint Etienne va a buon fine per il riscontro negativo dei test fisici e atletici. Non resta, realisticamente, che rescindere il vantaggioso contratto con l’Inter e ritrovarsi ad appena 30 anni in veste di ex calciatore. Il pensiero da tempo non è più al calcio. D’altronde già aveva avviato un’attività extracalcistica, aprendo bar e negozi di abbigliamento negli Stati Uniti, ora si sparge la voce che voglia trasferirsi in Usa per tentare la carriera di attore (ricorda la “fuga” dell’883 Mauro Repetto ai tempi della dipartita da Max Pezzali!). Alla fine si “accontenta” di una comparsata, vista la precoce fine della sua avventura catodica, in veste di naufrago, nella trasmissione “L’Isola dei Famosi”, condotta da Simona Ventura. Poco prima aveva accettato le lusinghe dell’amico Flavio Briatore di diventare responsabile P.R. del famoso locale per VIP, il “Billionaire”. Questo contatto con l’imprenditore gli aveva dato il gancio per un possibile, ma piuttosto utopistico, col senno di poi, rientro nel mondo del football nel Qpr, team londinese di Championship, cui presidente era proprio Briatore. Infatti Coco aveva dichiarato di essere pronto a tornare a giocare, anche gratis – magari con la sua squadra del cuore, il Milan – pur di riprendere l’attività fisica e, perché no?, magari un po’ di credibilità. Ma differenze di vedute, accuse da una parte e dall’altra, incomprensioni varie, forse anche gelosie, gli hanno precluso anche questa eventualità. Dopo tantissima esposizione mediatica, da 7 anni a questa parte le cronache hanno smesso di parlare di lui, del terzino tanto promettente, del “Nuovo Maldini” ai posteri è rimasto ben poco, e Francesco è caduto nell’oblio, salvo ricomparire nelle timide vesti di sporadico commentare per il canale tematico di Fox Sports, ambito nel quale è ancora in tempo, visto che ha appena 37 anni, a costruirsi una seconda vita professionale. Gianni Gardon

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