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Paulo Jorge Futre: tanto talento, troppa sfortuna

Redazione

9 aprile 2014

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Una neopromossa, al primo anno di Serie A, che riesce ad acquistare un campione affermato a livello europeo e nel pieno della sua carriera. Sembra una favola o semplicemente un racconto di fantascienza, invece è la storia di Futre e la Reggiana, poco più di venti anni fa, quando il calcio italiano strappava fuoriclasse al resto del continente in ogni modo. Due decenni sono trascorsi dall’approdo del miglior giocatore portoghese a cavallo degli anni Ottanta e Novanta alla Reggiana di Giuseppe Marchioro, un colpo fantastico del mercato di novembre, quando Dal Cin regalò a Reggio Emilia un sogno, un calciatore unico, quello in grado di poter risollevare una partenza in campionato stentata e senza vittorie. Andò così, anzi, l’esordio fu strepitoso, il primo atto di una storia impensabile, fu tutto magnifico fino ad un certo punto, fino a otto minuti dal termine, quando Pedroni, difensore della Cremonese modificò involontariamente il copione, rovinando la favola. Spezzando un sogno e un tendine rotuleo, quello del campione appena arrivato. Paulo Futre è stato il talento più puro del calcio lusitano nella seconda metà degli anni Ottanta, attaccante estroso, giocatore in grado di mostrare colpi meravigliosi, miglior calciatore portoghese per due anni di fila, 1986 e 1987 anno in cui si piazza anche al secondo posto nella classifica del Pallone d’Oro dietro a Ruud Gullit. Cresce nello Sporting Lisbona ma a 18 anni si trasferisce al Porto dove vince tutto conquistando anche una storica Coppa Campioni con i Dragões prima di salutare il proprio paese e attraversare il confine diretto a Madrid, all’Atletico. In Spagna Futre vive sei stagioni da protagonista e vince due coppe nazionali. Torna a casa e approda al Benfica, poi è il turno del Marsiglia. Dopo la Francia la tappa successiva è la Serie A, il torneo dei campioni, il top per qualunque giocatore e il portoghese sbarca a Reggio Emilia. Arriva il giorno dell’esordio, Reggiana – Cremonese, 21 novembre 1993, il Mirabello trabocca di entusiasmo per il nuovo idolo, al lusitano dal tocco felpato e con il colpo a giro basta poco per prendersi la scena. Morello lo serve in scivolata, Futre si invola verso la porta, passa in mezzo a due difensori con una finta, sinistro secco sul primo palo e gol. Uno a zero per la Reggiana e prima gioia regalata alla squadra neopromossa. Vincono i padroni di casa, ma al momento del raddoppio il numero 10 è già fuori dal campo e in ospedale, il tendine rotuleo è saltato e la stagione è finita. La festa si trasforma in dramma. La Reggiana si salva all’ultimo respiro e nel ritiro estivo accoglie nuovamente la sua stella per la seconda stagione: 12 presenze e 4 gol, il ginocchio non è più quello di prima e il recupero è pieno di ostacoli. La classe però non manca, il talento non si è esaurito e il portoghese si aggrega al Milan, viene invitato dai rossoneri in occasione di una tournée in Cina. Capello rimane estasiato da Futre che diventa un giocatore della rosa a tutti gli effetti per 5 miliardi di lire. La concorrenza però è spietata: Weah, Simone, Savicevic e Baggio, ultimo arrivato, non lasciano spazio ai numeri del portoghese che continua a stentare e a non trovare più lo smalto di un tempo. Gioca 79 minuti, si vede solo a Cremona e vien rilevato proprio da Baggio, il Milan ha già vinto lo scudetto, un titolo che Futre celebra pur non sentendolo del tutto suo. Passa al West Ham, esperienza povera di emozioni, torna all’Atletico e nel 1998 vola in Giappone, l’ultima tappa di una carriera dalle due facce: accecante all’inizio grazie a delle qualità fuori dalla norma e altalenante dopo il grave infortunio. Tanto talento rovinato da incidenti e sfortuna, l’estro di un lusitano che ha fatto sospirare Reggio Emilia ancor prima di scendere in campo, quando le favole erano possibili e al Mirabello giocava quel 10 in maglia granata. di Matteo Ciofi

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