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Redazione

04.03.2014 ( Aggiornata il 04.03.2014 06:07 )

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La differenza fra Giorgio Squinzi e il mitico Borlotti, il presidente della Longobarda nel film 'L'allenatore nel pallone' (un cult in mezza serie A, di sicuro il dvd più guardato nei pullman e nei ritiri), è che Borlotti voleva perdere per tornare in serie B mentre il presidente del Sassuolo, della Mapei e di Confindustria vorrebbe vincere per rimanere in serie A. I risultati e la confusione sono comunque gli stessi, visto che dopo cinque sconfitte in cinque partite Alberto Malesani è stato esonerato per richiamare sulla panchina emiliana Eusebio Di Francesco, appena premiato dai colleghi con la Panchina d'Argento come miglior allenatore della scorsa serie B (per la A il premio è andato a Conte). Di Francesco riparte dai 17 punti tutti conquistati da lui e da una rosa stravolta dopo il pirotecnico mercato di gennaio, dove Squinzi ha preso chiunque (12 nuovi arrivi) tranne chi veramente sognava, cioè Pippo Inzaghi (come tecnico, a scanso di equivoci). A dirla tutta, Squinzi sogna il Milan di cui è tifosissimo come del resto Malesani, Berlusconi lo sa e ha ben presente questa opzione: un fallimento rovinoso di Seedorf, l'addio di Galliani, la stanchezza della figlia Barbara dopo i primi entusiasmi (già ci sono questi segnali), potrebbero fargli socchiudere una porta che al momento è chiusa. Se Squinzi capisse di calcio come Berlusconi, o almeno più di Borlotti, avrebbe preso in considerazione l'ipotesi che il Verona di quest'anno, l'Inter, il Napoli, la Lazio e il Parma, cioè le cinque squadre affrontate da Malesani, sono tutte molto più forti del Sassuolo. Così adesso gli statistici possono maramaldeggiare (11 squadre guidate in serie A, record assoluto, ex aequo con Mazzone) su un Malesani che, al di là dei numeri, appare al capolinea come tutti gli allenatori che hanno avuto un folgorante periodo da emergenti di provincia e che per varie ragioni non sono riusciti ad agganciarsi ad un grande treno (anche se il Parma di Tanzi era un grande treno, al di là di come Tanzi reperisse i soldi). Questo subentro con esonero quasi immediato è tremendamente simile a quello dell'anno scorso a Palermo (lì nella parte di Di Francesco c'era Gasperini, che tornò dopo 3 sole partite) e apparentabile a quelli subiti con il Genoa e con l'Empoli, ma non è evidentemente questo il punto. Conclusione? A 60 anni di età Malesani può essere soddisfatto della sua carriera.

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