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Il giudice sportivo Prandelli

Redazione

03.03.2014 ( Aggiornata il 03.03.2014 10:51 )

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Il commissario tecnico della nazionale italiana Cesare Prandelli si avvia ad essere riconfermato, per mancanza di alternative credibili (sue, ma soprattutto di Abete), fino al 2018 trasformandosi quindi in supercommissario tecnico. Una sorta di supervisore non solo delle squadre nazionali, ma un po' di tutto il calcio italiano. Niente ancora di firmato, ma discorsi bene avviati. Certo è invece che il ruolo che si sta profilando gli ha un po' dato alla testa, visto che non sembrerebbe comprendere la posizione di giudice sportivo. Non si spiega altrimenti la punizione preventiva a Daniele De Rossi, reo di avere dato una mano in faccia a Icardi durante il bel Roma-Inter di sabato a porte semi-chiuse. Scriviamo queste righe mentre Tosel, che di sicuro dovrà valutare la prova tivù (l'arbitro Bergonzi non ha visto nulla, a meno che non voglia salvarsi in corner con un referto aggiustato), non ha ancora comminato la squalifica al trentunenne campione del mondo 2006 (Mondiale che per metà non giocò proprio a causa di una squalifica da gomitata, vittima l'americano McBride) e a maggior ragione questa squalifica non la poteva conoscere ieri Prandelli quando ha diramato le convocazioni. Incredibili di loro, perché 26 giocatori per una sola partita (oltretutto amichevole, sia pure con la Spagna campione del mondo) da preparare in un giorno sono assurde, ma anche riferite al solo De Rossi. Inutile rivangare i suoi precedenti, oltre a quello di Germania 2006 (l'ultimo in ordine cronologico è il pugno a Mauri), perché si sta parlando di un caso specifico. E in questo caso Prandelli ha di fatto dato un'indicazione al giudice sportivo (che dipende dalla Lega e non dalla FIGC, ma non sottilizziamo), prima ancora che questi potesse analizzare l'accaduto. Con il tocco di classe di avvertire De Rossi non personalmente, ma tramite un dirigente federale. Comportamento poco 'etico' sia con un ragazzino che con una colonna della Nazionale.

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