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Gli ultras da tenere allo stadio

Redazione

18.02.2014 ( Aggiornata il 18.02.2014 09:43 )

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È ormai evidente che gli ultras del calcio sono il pretesto per far metabolizzare all'opinione pubblica misure repressive che in questo momento socioeconomico (a colpi di 'Ce lo chiede l'Europa' la classe media, cioè quasi tutti noi, è ormai ai confini della sopravvivenza) potrebbero essere applicate ad altri ambiti. Basti pensare al Daspo, ormai dato anche sulla base di intuizioni e non di fatti concreti. Ma a smontare questo teorema, corroborato da titoli giornalistici del genere 'Allarme ultras', è stata (involontariamente, va detto) qualche giorno fa la stessa Polizia, che ha fornito qualche dato interessante. In Italia gli ultras in senso stretto (non si tiene cioè conto di chi è iscritto a un club giusto per passione o per organizzarsi meglio le trasferte) sono 41mila, divisi in ben 388 gruppi. Considerando l'esistenza delle grandi curve, è chiaro che quasi tutti questi gruppi sono composti da quattro gatti ben conosciuti su base locale. Ma c'è di più: di questi 41mila solo 8.500 possono essere, secondo la Polizia, considerati politicizzati (con una proporzione di 3 a 1 fra estrema destra ed estrema sinistra) e quindi pericolosi a prescindere dalle situazioni calcistiche. Tutto da dimostrare, poi che questi ultras politicizzati (raggruppati soprattutto al Nord) siano più pericolosi di quelli espressione diretta della criminalità organizzata. Francesco Iannielli, direttore del Servizio investigazioni generali della Direzione centrale della polizia di prevenzione, ha fatto una considerazione molto interessante osservando che la maggiore sicurezza all'interno degli stadi (incidenti e feriti sono diminuiti di almeno il 50% rispetto a 7 anni fa) ha portato ad uno spostamento degli scontri (con nemico la tifoseria rivale ma soprattutto le forze dell'ordine) all'esterno: nelle vie vicine, negli autogrill, sui treni. Nostra libera traduzione: forse non è interesse dei cittadini italiani quello di avere stadi salotto, espellendo masse (limitate, ma pur sempre masse) di giovani che senza controllo possono creare disordini praticamente ovunque. Conclusione: chiudere le curve (ultimo esempio l'Olimpico di Roma) o gli stadi solo sulla base di cori oltretutto volutamente provocatori, cori che non hanno mai accoltellato nessuno, farà contenta qualche anima bella ma non è interesse dei cittadini né tantomeno delle città.

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