La cessione di Alessandro Diamanti al Guangzhou Evergrande, la squadra cinese allenata da Marcello Lippi, è il fatto di mercato del giorno. L’affare sull’asse Bologna-Canton è l’ennesima dimostrazione di impotenza dei nostri club alle offerte che giungono dall’estero, da parte di chi i soldi li ha davvero. Qua non ce ne sono e così a chiunque bussi alla porta, non possiamo rispondere altro che: «Prego, entri pure». D’altronde, se le grandi squadre italiane ammettono di non avere il potere di rifiutare certe offerte, figuriamoci le piccole. È curioso che sia proprio un giocatore proveniente da Prato a finire in Cina: la provincia toscana ospita infatti la più grande comunità cinese d’Italia, la terza d'Europa.
Peccato che la storia di Diamanti nel campionato italiano finisca in sordina: con un addio a metà stagione, che rischia seriamente di fargli perdere la Coppa del Mondo il prossimo giugno, e con la fiducia mai guadagnata dai nostri club più grossi (in Italia, Alino ha vestito le maglie di Prato, Empoli, Fucecchio, Florentia Viola, Albinoleffe, Livorno, Brescia e Bologna) . La delusione dei tifosi felsinei è largamente comprensibile, anche perché per il secondo anno consecutivo saluta la compagnia il capitano della squadra (l’anno scorso toccò a Portanova). Questa volta però non è solo il giocatore con la fascia al braccio ad andarsene, ma la stella, l’unica, di un gruppo in grande difficoltà e con una classifica a dir poco preoccupante. Difficile dare del traditore al giocatore, reo di aver dichiarato in passato che «i soldi non contano quando ci sono grandi emozioni»: chi rinuncerebbe seriamente a diciotto milioni di euro sul proprio conto (le cifre ballano, ma pare che si tratti di un triennale da sei milioni a stagione)?
E così, la “colpa” ricade necessariamente sulla dirigenza, che ha deciso di vendere il suo giocatore-simbolo. La società rossoblù, ai minimi termini in fatto di popolarità (e già criticabile per parecchie altre faccende, su di tutte la gestione di Stefano Pioli, sfiduciato già da prima di Natale), non ce l'ha fatta a rifiutare i nove milioni offerti dal club cinese, per di più, per un giocatore che ha superato la trentina. Certo, Guaraldi (il quale aveva anche detto: «Per meno di dieci milioni Diamanti non si muove da qui»), cedendo il gioiellino di casa, ha sfidato la tifoseria bolognese e la contestazione, ampiamente preventivabile, è già in atto. Il nuovo problema sarà sostituire Alino con qualcuno di accettabile e trovare uno sbocco per concludere questa delicata stagione con tre squadre alle spalle. Per farlo si dovrà ricorrere a qualche prestito, perché come dicevamo in apertura, di soldi non ce ne sono. I nomi circolati per ora rispondono a Gilardino (se il Genoa piglia Borriello), Ramirez, Saponara, Bertolacci, Maicosuel. Chiunque sia, avrà un’eredità pesantissima.
Giovanni Del Bianco