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Gol Levante: i giapponesi in Italia prima di Honda

Miura, Nakata, Nanami, Nakamura, Yanagisawa, Morimoto, Oguro, Ogasawara e Nagatomo: gli altri giapponesi del nostro campionato.

Redazione

8 gennaio 2014

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Keisuke Honda, classe 1986, è il decimo giapponese della storia a giocare in Serie A, il primo del Milan. In linea teorica, i rossoneri si sono presi meno rischi dei precedenti club che hanno puntato sul Sol Levante, visto che Honda è da diversi anni in Europa e sia nelle coppe continentali sia in nazionale, in cui Zaccheroni gli ha dato le chiavi della squadra, ha collezionato ormai parecchie presenze. È la seconda volta che un calciatore nipponico arriva in Italia da una società europea e non direttamente dal suo Paese natale (il precedente è però poco felice: Oguro fu comprato dal Torino da francesi del Grenoble e in Italia non lasciò affatto il segno ). I suoi connazionali, che dagli anni Novanta ad oggi lo hanno preceduto, hanno avuto da noi fortune alterne. Passiamoli in rassegna. Il giocatore che più di ogni altro si è fatto apprezzare nel nostro campionato è Hidetoshi Nakata, presente nella Serie A italiana dal 1998 al 2005. Sette stagioni in cui la stella della nazionale giapponese, che proprio nell’estate 1998 aveva partecipato per la prima volta ai Mondiali, ha girato la penisola, tra Perugia, Roma, Parma, Bologna e Firenze. Portato in Umbria da Gaucci (il presidente che più di ogni altro ha puntato forte sul mercato asiatico; si pensi anche agli iraniani Samereh e Rezaei, alla meteorissima cinese Ma Mingyu e al sudocoreano Ahn), Nakata è passato nel 2000 alla Roma. Giusto in tempo per vincere lo scudetto, andando a segno contro la Juventus, in un 2-2 che fu un passaggio fondamentale nella corsa al titolo dei ragazzi di Fabio Capello (forse ricordate le polemiche: la Figc abrogò appena due giorni prima la regola che prevedeva l'utilizzo di soli tre extracomunitari in campo. La Juve si disse danneggiata per il cambio di regole in corsa e ad appena sei giornate dalla fine, proprio perché il "quarto" extracomunitario, Nakata, si rivelò decisivo in quella delicata sfida). Quello realizzato ai bianconeri fu senz’altro il momento più importante nella capitale. Nell’immaginario collettivo, sono quelle di Perugia e Roma le maglie maggiormente collegate a Nakata, visto che furono rispettivamente la squadra che lo ingaggiò e quella con cui vinse il tricolore, ma fu quella di Parma l'esperienza più duratura: due stagioni e mezzo, con tanto di gol in finale di Coppa Italia alla Juventus. Poi mezza stagione al Bologna e un’annata così così alla Fiorentina, prima di lasciare l’Italia e accasarsi al Bolton. Lo spartiacque non fu però Nakata. Prima di lui infatti venne Kazuyoshi Miura: una ventina di presenze nel Genoa 1994-95, e un solo gol, per altro storico, nel derby con la Sampdoria (anche se la stracittadina finì 3-2 per i blucerchiati). Terminata la stagione, Miura tornò al Verdy Kawasaki, lo stesso club da cui i rossoblù lo prelevarono. Nel nostro campionato fu una meteora, ma ricordata con piacere dal pubblico italiano, colpito dalla costante presenza dei tifosi giapponesi nei nostri stadi, accorsi ad ammirare il loro idolo. Non andò molto meglio in termini di gol al centrocampista Hiroshi Nanami, una rete in ventiquattro presenze nel Venezia  1999-00. Anch’egli, come Miura, tornò a fine stagione da dove era venuto, il Jubilo Iwata, club che in Italia ebbe una certa notorietà negli anni Novanta, quando ingaggiò Totò Schillaci. Andò meglio a Shunsuke Nakamura, talentuoso trequartista portato in Italia dalla Reggina nel 2002. Sullo Stretto rimase per tre stagioni, ma le prestazioni del giapponese alla lunga calarono e dopo la prima bella annata, ne seguono due con alti e bassi. Dopo la Reggina, girò ancora per l’Europa: nei quattro anni al Celtic, Nakamura diventò un idolo e si tolse la soddisfazione di diventare il primo nipponico a segnare in Champions League; nel 2009, ci fu una fugace apparizione all’Espanyol. Poi, il ritorno in patria. Nel 2003-04, la neopromossa Sampdoria di Walter Alfredo Novellino portò in Italia l’attaccante Atsushi Yanagisawa, che nel 2001 aveva segnato un gol contro la nostra nazionale, in un’amichevole giocata a Saitama e terminata 1-1. Esperienza non esaltante a Genova: quindici presenze e nessuna rete. Tuttavia la Serie A gli offrì un’altra possibilità l’anno seguente, a Messina. Nelle ventotto presenze siciliane però, l’estro che si era intravisto nei Kashima Antlers (da cui la Samp lo aveva prelevato) continuò a non manifestarsi. E così, come per Miura e Nanami, dopo la parentesi nella nostra penisola, ecco il ritorno al club d’origine. Della sua avventura italiana rimarrà soltanto un gol in Coppa Italia. In Sicilia arrivò un altro giapponese nel 2006: a Catania sbarcò dal Tokyo Verdy (è lo stesso Verdy Kawasaki citato sopra, che nel frattempo ha cambiato denominazione), il rapidissimo attaccante Takayuki Morimoto. Nel Catania restò dal 2006 al 2011: ottantuno presenze, quindici gol. Da ricordare l’esordio contro l’Atalanta: pochi minuti dopo il suo ingresso in campo, con la sua squadra sotto 1-0, siglò la rete del pareggio. Nell’estate del 2011, il Novara appena promosso in Serie A, lo acquistò in comproprietà: le sue quattro reti (in diciotto presenze) non bastarono a salvare i piemontesi, così, nel 2012, ecco il ritorno al Catania. Presenze ridotte al lumicino e addio a fine stagione, destinazione Dubai. Tra il 2006 e il 2008, giocò una decina di partite con la maglia del Torino, Masashi Oguro, attaccante che non riuscì mai a trovare il gol in Italia, e che dopo due anonime stagioni tornò in Giappone, al solito Tokyo Verdy. Altro giapponese arrivato in Italia nel 2006 è il centrocampista Mitsuo Ogasawara, sei presenze e un gol nel Messina, unica parentesi di una carriera passata interamente nei Kashima Antlers (in Sicilia era arrivato in prestito). L’ultimo giapponese - prima di Honda - approdato in Italia, è Yuto Nagatomo, anche lui classe ‘86 e attualmente alloggiato a Milano, ma sull’altra sponda del Naviglio. Terzino agile e veloce, Nagatomo è stato portato nel Belpaese dal Cesena nella stagione 2010-11. Bastarono una quindicina di presenze per colpire i tifosi del Manuzzi, che gli dedicarono subito cori personalizzati, e per convincere gli addetti-mercato dell’Inter, che a gennaio della stessa stagione lo portarono dalla Romagna ad Appiano Gentile, dapprima in prestito, poi a titolo definitivo. Nagatomo e Honda sono rimasti oggi gli unici “giapponesi d’Italia”: uno all'Inter, uno al Milan. Il prossimo derby della Madonnina ci offrirà uno spunto di riflessione in più. Giovanni Del Bianco twitter: @g_delbianco Nella foto, Kazuyoshi Miura, primo giapponese ad aver giocato in Italia.

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