Nella notte gli argentini del Lanús hanno superato 2-0 i brasiliani del Ponte Preta e si sono aggiudicati per la prima volta la Copa Sudamericana, torneo equivalente alla nostra Europa League (istituito nel 2002, quando ha rimpiazzato la vecchia Coppa Merconorte, a sua volta continuazione della Coppa Conmebol e della Coppa Mercosur), succedendo al São Paulo, vincitore l'anno scorso al termine di una finale non completata: il secondo tempo con il Tigre non venne disputato, perché i giocatori di quest’ultimo si rifiutarono di tornare in campo dopo gli incidenti accaduti all’intervallo, e i paulisti vinsero a tavolino. Per il Lanús, allenato da Guillermo Barros Schelotto, ex calciatore del Boca Juniors e idolo della Bombonera tra il 1997 e il 2007, è stata una festa in tono minore. Guai a deconcentrarsi, a pochi giorni dall’ultimo turno di campionato, dove per il club a sud di Buenos Aires ci sono ancora possibilità di vittoria: l'affermazione del Torneo Inicial porterebbe il Lanús a una doppietta mai ottenuta prima.
La finale contro il Ponte Preta, club arrampicatosi a sorpresa fino all’ultima gara nonostante la fresca retrocessione nel Brasileirão, è stata ampiamente meritata dagli argentini: dopo l’equilibrio della gara d’andata in Brasile, terminata 1-1 e decisa da una punizione per parte (una di Goltz, capitano del Lanús, e una di Felipe Bastos, per il Ponte Preta), il Granate ha dominato il match di ritorno su tutta la linea, chiudendo i conti già nella prima frazione.
La sfida è stata decisa dall’asse Blanco-Ayala, due novità della formazione titolare e in panchina nel match d'andata. Ayala ha il merito di sbloccare la partita, al termine di un'azione partita proprio da lui, correggendo in rete un cross dalla destra di Blanco. Situazione invertita nel raddoppio: angolo di Ayala, testa di Santiago Silva, parata del portiere Roberto e tap-in vincente di Blanco. Il Ponte Preta, il cui allenatore Jorginho (ex terzino destro del Brasile) è stato espulso un minuto prima del 2-0, non ha saputo organizzare una reazione nella ripresa, lasciando agli argentini il pieno controllo della gara. La Fortaleza, gremita, ha vissuto il secondo tempo come una dolce attesa per il fischio finale, quando è partita la festa negli spalti.
Per Schelotto è la prima affermazione della sua carriera di allenatore, iniziata un anno e mezzo fa. Il suo Lanús, argentino per 9/11, è stato schierato con il 4-3-3: Marchesin tra i pali (portiere su cui aveva messo gli occhi anche il Catania); una difesa schierata con Araujo e Velázquez nelle corsie e Izquiedoz e il capitano Goltz in mezzo; una linea mediana composta da González, Somoza e il paraguaiano Ayala, con quest’ultimo preferito a Ortiz: una mossa decisiva; in attacco Blanco e Benitez (con quest’ultimo preferito a Melano), a supporto della punta Santiago Silva, centravanti uruguaiano con trascorsi non entusiasmanti alla Fiorentina. “El Tanque”, cannoniere della squadra, nella doppia finale non è riuscito a entrare nel tabellino dei marcatori, ma la sua torre è servita al gol di Blanco: buon per lui inoltre che il clamoroso gol fallito a porta vuota nella gara d’andata non si sia rivelato decisivo.
Il Ponte Preta fallisce l’appuntamento con la storia: sarebbe stato il primo trofeo in centotredici anni di storia del club. Resta la soddisfazione di aver fatto fuori diverse grandi sudamericane, come il Vélez Sarsfield ai quarti e il São Paulo in semifinale. Una cavalcata fantastica a cui è mancato solo il lieto fine. Troppa era la differenza con il Lanús, che dopo aver eliminato Universidad de Chile, River Plate e Libertad, ha messo la ciliegina sulla sua Copa e ora sogna il bis in campionato.
Giovanni Del Bianco
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