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La guerra di Barbara Berlusconi

Redazione

04.11.2013 ( Aggiornata il 04.11.2013 11:20 )

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«Non ho chiesto la testa di Galliani, ma solo di cambiare filosofia aziendale». La correzione tentata in extremis da Barbara Berlusconi non cambia la sostanza della cosa. Un’autentica bomba per chi ha sempre visto il Milan dominare nella comunicazione. Chiedere un cambio di filosofia in una società che da oltre vent’anni è rappresentata plasticamente dal suo amministratore delegato significa domandarne l’uscita, con la non piccola precisazione che la richiedente stavolta è la figlia del capo. Che qualcosa si stesse muovendo nella galassia Milan era noto a tutti. E da tempo. Da quando, ormai più di due anni fa, la neodottoressa in filosofia Barbara Berlusconi aveva deciso di entrarvi a tempo pieno. Un ruolo rivendicato con orgoglio anche pochi giorni fa, quando qualche giornalista sollecitava un suo futuro in politica. «No, grazie, resto al Milan». Barbara da due anni ha pronto tutto: staff dirigenziale e comunicazione propri, spin doctor che già lavorano per lei da anni. Si vocifera da più parti che sarebbe pronto anche un ruolo per Paolo Maldini, letteralmente inviso ad Adriano Galliani, l’ultimo affronto alla precedente gestione. Il consigliere principale di Barbara è l’eccellente Antonio Marchesi, l’uomo che tra i primi ha sondato l’economia del calcio ai tempi in cui lavorava per Deloitte. La sua visione del calcio è precisa: costi adeguati ai ricavi, sviluppo delle entrate su un piano più moderno, magari con stadio di proprietà, gestione del club non più emotiva ma molto fredda. Come dice una persona che ben conosce Barbara, «il Milan va gestito con il cervello e non con la pancia». Che poi sarebbe quella di Galliani, tifoso dall’incontenibile esultanza (ora sofferenza). Metafore chiare. Barbara avrebbe voluto l’allontanamento di Allegri, già in estate. Ma fu Galliani a difenderlo, perché dietro la conferma del tecnico c’era anche la sua. Per questo il dirigente rossonero, in difficoltà come non mai da quando sta nel calcio, colpito dall’interno e non più dagli oppositori esterni, ancora adesso cerca di fare scudo verso il suo allenatore. Se cade un pezzo, parte il domino e allora si rischia sul serio. Barbara conta sul fatto di chiamarsi Berlusconi e di essere molto amata dal padre, Galliani su una collaborazione ultratrentennale col capo, iniziato con le antenne piazzate lungo tutta l’Italia. La loro è un’amicizia forte, ma qualcuno fa notare che lo era ancora di più quella del Cavaliere con Emilio Fede. L’impressione è che siamo alla resa dei conti. I colpi sul mercato piazzati nel recente passato da Galliani hanno funzionato da tappabuchi, specie quando si trattava di Thiago Silva o Ibrahimovic preso dal Barcellona. La crisi di risultati ha scavato il fosso. La convivenza non è più possibile e la lotta spostata sui giornali è in realtà tutta interna, intestina. L’unica soluzione per non avere morti sul campo è un Galliani a capo della Lega calcio. Ma un ultrà come lui, un combattente nato, può accettare di perdere la domenica di passione?

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