Quella sera la ricordo bene, nella redazione del Guerin Sportivo eravamo alle prese con la chiusura. E sono sicuro che se la ricordino tutti coloro che già seguivano il pallone. Alle 20,30 del 29 agosto 1993, venti anni fa, fu trasmessa la prima partita in posticipo e a pagamento. Era la celebre pay-tv. La partita prescelta fu Lazio-Foggia e finì senza gol, l’unico 0-0 della giornata, strana ironia della sorte.
Da allora, le partite anticipate e posticipate sono diventate un’abitudine per tutti, la nostra strana normalità. Quasi non ci ricordiamo più il tempo in cui si giocava in contemporanea la domenica pomeriggio. La radiolina con Tutto il calcio minuto per minuto, Novantesimo, Domenica Sprint e l’attesa della Domenica Sportiva, che era una vera liturgia.
Non è bello essere nostalgici, lo so, ma a me questo spezzatino continua a rimanere indigesto. Dal sabato pomeriggio alla domenica notte vivo incollato davanti alla televisione, rinunciando a una normale vita sociale e alla pace famigliare. So che per altri padri e amici esiste lo stesso problema, per cui è giusto parlarne. Si dirà: ma puoi scegliere cosa guardare e cosa no. Proverò a farlo, ma intanto il criterio è duro da stabilirsi. Puoi non vedere la Roma di Pjanic contro il Verona? E puoi perderti l’anticipo delle 18 dell’Inter di Mazzarri, anche solo per osservare i progressi rispetto a Stramaccioni? Se ami il calcio, trovi succo in ogni partita. E se ogni partita ti viene spalmata a orari diversi, il rischio di un’overdose è forte. Le tentazioni sono infinite: la Premier, la Bundesliga, la Francia, la Liga, e poi la Serie B, che rimane un campionato appassionante.
Da metà agosto, quando ho iniziato la mia nuova stagione televisiva, ho già visto per intero 15 partite, alcune sfruttando MySky, più altrettanti tempi o spezzoni di gara. Non metto nel conto SkySport24, guardata almeno 5 o 6 ore al giorno. A ogni modo, moltiplicate le sole partite viste per intero per 90 minuti, fanno 1.350 minuti, che in ore fanno più di 22 consecutive, che in giorni fanno almeno due, dalla mattina presto alla sera tardi. In meno di un mese ho consumato insomma due giorni di calcio, solo l’idea che ne ho perse altrettante nel traffico rende meno amaro il bilancio.
Molto si parla di nuovi stadi, ovviamente necessari, ma a svuotare gli attuali hanno contribuito anche le tv. In vent’anni, abbiamo perso quasi 10mila spettatori medi in Serie A. Io il nesso lo vedo, soprattutto con club incapaci di creare un rapporto coi tifosi, in un Paese in cui andare alla partita è diventato più pesante che subire un terzo grado, tra divieti, tornelli e tessere del tifoso.
Ogni tanto, mi piacerebbe risvegliarmi e trovarmi ancora con la voglia di Novantesimo Minuto che mi veniva la domenica mattina.