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L’Italia del rigore

Redazione

28 giugno 2013

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La Spagna ha superato l'Italia ai calci di rigore nella semifinale di Confederations Cup, ma ovviamente meritavamo di passare noi. Nulla di mediaticamente nuovo dopo le sconfitte azzurre nel modo più amaro e meno accettabile, che fa definire la soluzione ai calci di rigore (aaah, che bella la monetina dell'Europeo 1968...) una lotteria o, nella migliore delle ipotesi, qualcosa di molto particolare e di svincolato da un calcio supposto 'vero'. Come se un rigore assegnato nei 90 minuti regolamentari, magari inventato dall'arbitro, fosse più credibile di quelli di spareggio. Peccato che tirare da undici metri sotto pressione, contro un portiere che non ha niente da perdere (se prende gol è normale, se para diventa un eroe) e dopo 120 minuti giocati alla morte, sia un gesto tecnico difficilissimo e che la squadra che lo esegue meglio merita di passare più di quella che lo esegue peggio. Che poi a Fortaleza tutto si sia giocato sui dettagli (quasi tutti rigori perfetti, con Casillas e Buffon spettatori, tranne quello decisivo di Bonucci) e che l'Italia priva del suo uomo migliore sia stata all'altezza di campioni del mondo infiacchiti da festini tipo 'Cicciolina e Moana ai Mondiali' (in quel memorabile film del 1990 i mandanti erano italiani...) è un altro discorso. Adesso parliamo solo di rigori tirati per decidere chi passa un turno. Da quando fanno parte integrante delle grandi manifestazioni europee e mondiali l'Italia si è trovata in questa situazione otto volte. Agli Europei casalinghi del 1980, finale per il terzo posto persa contro la Cecoslovacchia (in goal Causio, Altobelli, Beppe Baresi, Cabrini, Benetti, Graziani, Scirea e Tardelli, errore decisivo di Collovati). Ai Mondiali del 1990, sempre in casa, sconfitta in semifinale contro l'Argentina di Maradona: in goal Franco Baresi, Roberto Baggio e De Agostini, errori di Donadoni e Serena. Ancora più cocente la sconfitta ai Mondiali 1994, perché arrivata in finale, contro il Brasile: goal di Albertini ed Evani, sbagli di Franco Baresi, Massaro e Roberto Baggio. A Francia 1998 sconfitta nei quarti contro i padroni di casa: goal di Roberto Baggio, Costacurta e Vieri, errori di Albertini e Di Biagio. Agli Europei del 2000, semifinale ad Amsterdam vinta contro l'Olanda (Goal di Di Biagio, Pessotto e Totti, con il suo cucchiaio più famoso, errore di Maldini). La più bella vittoria ai rigori rimane quella della finale Mondiale 2006 con la Francia, in rete tutti: Pirlo, Materazzi, De Rossi, Del Piero e Grosso. Europei 2008, sconfitta nei quarti di finale contro la Spagna (goal di Grosso e Camoranesi, errori di De Rossi e Di Natale). Europei 2012, vittoria nei quarti contro l'Inghilterra (segnano Balotelli, Pirlo, Nocerino e Diamanti, sbaglia Montolivo). E arriviamo a questa sconfitta con la Spagna in Confederations Cup: goal di Candreva, Aquilani, De Rossi, Giovinco, Pirlo e Montolivo, errore di Bonucci. In sintesi: nove serie finali nella storia della nazionale maggiore italiana, di cui solo tre vinte (33,3 %). Risparmiamo la ricostruzione dei marcatori della Spagna nello stesso periodo, ma citiamo la statistica: cinque vittorie (Europei 1984 contro la Danimarca, Mondiali 2002 contro l'Eire, Europei 2008 contro l'Italia, Europei 2012 contro il Portogallo, Confederations Cup 2013 contro l'Italia) e tre sconfitte (Mondiali 1986 contro il Belgio, Europei 1996 contro l'Inghilterra, Mondiali 2002 contro la Corea del Sud). Otto serie finali ai rigori in grandi manifestazioni, di cui cinque vinte (62,5 %). I numeri dimostrano solo che nel lungo periodo gli spagnoli hanno mandato a tirare rigori calciatori mediamente più freddi o più bravi di quelli italiani, ma la realtà è che ogni volta si riparte da zero. Il Grosso di Berlino non pensava alla storia, del resto la stessa storia dimostra che a seconda delle situazioni gli stessi campioni, da Baggio a De Rossi, hanno in condizioni di pressione simili segnato o sbagliato. Quello che è certo è che non si tratta mai di fortuna.

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