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Redazione

25.06.2013 ( Aggiornata il 25.06.2013 10:32 )

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Pep Guardiola non ha firmato con il Bayern Monaco per soldi, visto che tornando al Barcellona dopo l'anno sabbatico a New York (come Jovanotti) non avrebbe guadagnato molto meno e che dicendo sì alle offerte dalla Premier League (per non dire dagli Emirati) lui e il suo nutrito staff, comprendente anche l'amico ed icona della pallanuoto Manuel Estiarte, avrebbe incassato senz'altro di più. Lo ha fatto per entrare definitivamente nella storia del calcio, uscendo dal girone di quelli che hanno vinto sì tanto ma in un solo ambiente per entrare in quello dei grandi veri, a prescindere dalla nazione in cui hanno allenato: il girone, per rimanere fra i contemporanei, degli Hiddink, degli Ancelotti, dei Van Gaal, dei Mourinho. E non a caso ha scelto un club in cui storicamente l'allenatore non viene considerato un guru o un genio in libertà, ma un dipendente del club. Infatti nella conferenza stampa di presentazione, davanti a una platea giornalistica da finale di Champions League, Guardiola si guardato bene dall'annunciare rivoluzioni o dal mettersi a spiegare calcio. Anche il discreto tedesco esibito, frutto di sei mesi di studio, è stato segno di intelligenza e per questo nessun giornalista bavarese gli dedicherà quel macchiettismo che per certi versi fu la condanna di Trapattoni durante la sua prima esperienza al Bayern (andò meglio la seconda volta). Dal punto di vista del Bayern, quella dell'allenatore straniero non è certo una novità. Ingaggiando a Natale Guardiola, con l'intento di portare aria nuova, Hoeness e Rummenigge non potevano certo prevedere il finale di stagione di Heynckes. Ma questo sarà più un problema per Guardiola che per il Bayern, che anzi, con un nuovo tecnico potrà evitare che i vincitori dell'ultima Champions, con formazione titolare che per almeno nove undicesimi rimarrà uguale, si siedano sugli allori. Da Csernai a Van Gaal, passando appunto per Trapattoni, l'allenatore straniero al Bayern alcune volte ha fatto il suo mentre altre (vengono in mente Lerby oppure l'ex gregario della Grande Ungheria Gyula Lorant, che arrivò a Monaco quando Beckenbauer era già passato ai Cosmos) l'operazione si è rivelata un fallimento. Un motivo in più di pressione per Guardiola. Ma per fare la storia si passa anche di qui. Chi ha studiato, come lui, lo sa bene. E accetta la sfida.

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