Giornale di critica e di politica sportiva fondato nel 1912

Under 21: un bilancio dell’Europeo in Israele

Redazione

20 giugno 2013

  • Link copiato

L’idea iniziale era quella di proporre la top 11 del torneo israeliano, ma rischiava di essere la riproposizione paro paro della Spagna. Vittoriosa per la seconda volta consecutiva, con sfoggio di una superiorità tecnico-tattica-mentale ancora più marcata rispetto al 2011, quando Mata e compagni, prima di domare tranquillamente la Svizzera di Shaqiri in finale, sudarono sette camicie contro la Bielorussia. Di seguito qualche spunto regalato dall’Europeo Under-21. Isco & Thiago. Ci sono campioncini (Verratti, Strootman, Dzagoev) che hanno tutto per fare la differenza ma lasciano le intenzioni sulla carta, e altri che invece sanno rispondere presente nei momenti che contano. Carburazione lenta, come tutta la Spagna, ma crescendo inarrestabile. Isco e Thiago Alcantara (tripletta in finale, a segno anche in quella di due anni fa) sono i veri fuori categoria dell’Europeo. Azzurrini. Secondi, nonostante tutto: un minutaggio stagionale inferiore di un terzo rispetto alle grandi (Spagna e Olanda), una difesa tutta di Serie B (nel senso del campionato di appartenenza degli interpreti), un paese nel quale le big considerano – nella migliore delle ipotesi - il giovane del vivaio quale merce di scambio. Il campo ha certificato che l’Italia continua a produrre elementi di qualità. Nelle peggiori condizioni possibili Mangia ha centrato il miglior risultato possibile. Azzurrini (2). Tra i singoli, ottimi Insigne e Donati, ovvero il diavolo e l’acqua santa. Classe e fosforo il primo, che sblocca contro l’Inghilterra e manda al tappeto l’Olanda innescando Borini-gol; corsa, grinta e quantità all’ennesima potenza il secondo – miglior terzino destro del torneo dietro allo spagnolo Montoya. Menzione anche per Immobile e il suo delizioso controllo volante per il momentaneo 1-1 in finale. Pollice verso per Verratti, Destro e Caldirola. Orangini. Più forti di Germania e Italia; se non per talento, sicuramente per esperienza internazionale. Eppure l’Olanda ha battuto i primi solo al 90’, ed è uscita contro i secondi dopo aver dominato per un’oretta abbondante, dimenticandosi però di segnare. Solita storia: più hanno qualità, più gli olandesi si perdono. Non a caso il migliore è stato Van Ginkel, centrocampista box-to-box tra i meno citati (e conosciuti) alla vigilia. Berget. Nella Norvegia multirazziale, semifinalista con merito, si è rivisto questo attaccante 100% nordico passato brevemente anche dall’Italia. Jo Inge Berget, scuola Lyn, sbarcò a Udine assieme al compagno di squadra Ighalo, senza però mai debuttare in prima squadra. Motivo? Nostalgia del nord. Giocava bene solo se in tribuna c’erano mamma e papà. Chiese e ottenne di tornare in Norvegia, dove ha infilato ottime stagioni con Strømsgodset e Molde. In Israele ha dimostrato che le qualità c’erano e non sono andate perse. Flop. La Germania ha pagato dazio per aver portato in Israele una selezione imbottita di seconde linee, ma la politica della Federcalcio era chiara fin dall’inizio: “Cosa può dare un Europeo Under 21 a un giocatore come Kroos, titolare in Bundesliga, Champions e nella nazionale maggiore?”. Il peggio l’ha però regalato l’Inghilterra, squadra senza capo né coda e con pochissime frecce al proprio arco. Gli uomini di Pearce hanno perso anche contro Israele, ma senza i vari Wilshere, Oxlade-Chamberlain, Sterling, Welbeck, Rodwell, Walker e Jones non è che questi inglesi valessero molto di più. Bomber. Due anni fa la Spagna propose Adrian, oggi è il turno di Morata: 4 gol in 5 gare, le prime due da subentrato. Ciliegina sulla torta, l’assist per l’1-0 di Thiago Alcantara in finale, unica gara nella quale è rimasto a secco. Lo paragonano a Morientes, l’importante è che non faccia la fine di Portillo. Curiosità. Prima conferenza stampa del ct olandese Cor Pot, i giornalisti israeliani faticano a trattenere le risate. Gli altri si guardano stupiti. Pot non ha fatto gaffe, cosa c’è di tanto divertente? Un collega di Tel Aviv svela il mistero. In ebraico la parola “pot” è l’organo genitale femminile. [poll id="8"]

Condividi

  • Link copiato

Commenti

Loading...





















Leggi Guerin Sportivo
su tutti i tuoi dispositivi