Te lo do io Brasile 2014

Te lo do io Brasile 2014

Pubblicato il 12 giugno 2013, 16:53

Ritardi nella costruzione degli stadi e delle infrastrutture per il prossimo Mondiale. Il Brasile non poteva sfuggire al solito temino giornalistico, che da qualche mese si legge in ogni dove e che è valido fin dalla prima edizione della manifestazione (nel 1930 in Uruguay lo stadio Centenario fu completato durante il torneo). La Confederations Cup dopo i vari cambi di formula è stata trasformata in un'occasione per fare il punto sul Mondiale dell'anno seguente e il punto per il Brasile è più o meno uguale a quello di tutte le nazioni che l'hanno preceduto, con l'eccezione della Germania. Parliamo di avanzamento dei lavori (entro dicembre tre quarti degli stadi saranno completati) e di esplosione dei costi fra disonestà e incompetenza. Insomma, Italia Novanta forever. La specificità del Brasile risiede nella difficoltà degli spostamenti, sia all'interno delle metropoli che fra una città e l'altra. Qui Lula, di cui la Rousseff ha ereditato anche le ambizioni, ha fatto male i calcoli e Brasile 2014 è quindi destinato ad essere un Mondiale con un pubblico molto, troppo, locale. Che rischia, dal prossimo agosto, di comprare biglietti per stadi che magari saranno cambiati. La vera follia alla fine è stata quella delle dodici città: non c'è bisogno di un cartografo per vedere dove si trovano Manaus e Cuiabà: i soldi (circa 500 milioni di euro in totale, tutti pubblici) per l'Arena Amazonia e l'Arena Pantanal sono stati, ad essere generosi, mal spesi. La certezza è che in qualche modo si giocherà, anche se il 'dove' mai come per questa edizione è incerto. In conclusione va sempre ricordato che i tempi e i processi amministrativi di uno stato democratico, con l'eccezione della Germania, sono diversi da quelli di un emirato o di uno stato autoritario.

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