Ventiquattro anni di silenzi, bugie. E adesso la verità e la giustizia si fanno luce. La morte di Donato Bergamini è stato un mistero fitto per troppo tempo. Bollata come suicidio, la famiglia non l'ha mai accettata. E non l'hanno mai accettata i tifosi del Cosenza, promotori di manifestazioni ed iniziative per spingere chi di dovere a cercare una verità celata chissà per quale motivo. E non l'hanno mai accettata tutti coloro che si sono appassionati al caso, associandosi nel gruppo “Verità per Denis”, stringendosi, metaforicamente o fisicamente, attorno alla sorella Donata ed a papà Domizio, portavoci e protagonisti di un dolore assurdo. Un dolore senza giustizia. Ma tutto questo fino ad oggi. Dopo la riapertura delle indagini, avvenuta nel 2011 grazie al certosino lavoro dell'avvocato Gallerani, autore di un memoriale accurato e dettagliato, dove vennero evidenziati tutti i limiti ed i dubbi della frettolosa inchiesta del 1989, sembra arrivare davvero il momento della verità: l'ex fidanzata di Bergamini, Isabella Internò, è indagata per concorso in omicidio volontario. Quella che fu l'unica testimone di un suicidio mai esistito, è adesso al centro di un'inchiesta per omicidio. Movente passionale, dicono i beninformati. Quel che è certo sono i risultati delle indagini portate avanti dal “Gruppo Zeta” dei carabinieri di Cosenza dal 2011 ad oggi: perizie ristudiate, test nei laboratori dei Ris che hanno regalato sviluppi clamorosi solo per chi non conosceva il caso, dettagli troppo frettolosamente accantonati all'epoca della morte del calciatore adesso diventano indizi, prove di un delitto. Prove di una verità nuova, ma che è sempre esistita. E che in tanti attendono da 24 lunghi anni. Soprattutto Donato Bergamini, il calciatore suicidato. Anzi, il calciatore ucciso. E in cerca di giustizia. Edoardo Cozza @edocozza