L'ultima giornata della serie A 2012-2013 avrà due partite vere, che mettono in palio qualcosa di pesantissimo (il terzo posto da preliminare di Champions League, che sarà deciso da Siena-Milan e Pescara-Fiorentina) e due semi-vere (Cagliari-Lazio e Inter-Udinese, con Lazio e Udinese che decideranno quanto sono interessate all'Europa League, al di là del fatto che la squadra di Lotito la possa raggiungere anche battendo la Roma nella finale di Coppa Italia). Tutto il resto è spazzatura, nemmeno buona per i bookmaker che infatti hanno ritirato dalla lavagna quasi tutte le offerte. Niente di nuovo rispetto a decine di campionati che hanno preceduto questo, inutile ripetere cose già strascritte e stralette. Non è fra l'altro un problema solo italiano, ma la differenza è che in Italia il problema è reso drammatico da una fuga dagli stadi (e anche dalle televisioni pay, stando agli ultimi dati) che preoccuperebbe i ragionieri dei club di Premier League e Bundesliga. E quindi? Non proprio dalla sera alla mattina, ma da adesso per la stagione 2014-15, si potrebbe cambiare il numero delle squadre. Passando da 20 alle 18 che ci sono state dal 1988 al 2004: 4 giornate, quindi un mese di campionato in meno o perlomeno senza obbligo di turni infrasettimanali. Meglio ancora le 16 dell'età dell'oro della serie A italiana, quella dal Mondiale 1982 fino alla sfida fra il Milan di Sacchi e il Napoli di Maradona. Tutto questo magari alzerebbe l'affluenza media e ridurrebbe la necessità di allestire rose mostruose e piene di mezze figure, ma non basterebbe. L'arma letale contro il calcio finto di fine stagione, che non è iniziato adesso ma già da un paio di mesi sta manifestandosi attraverso segnali inequivocabili ('Calo di motivazioni', ci hanno insegnato a scrivere in funzione antiquerela), sono i playoff. Rispettando la specificità del calcio, che non può giocare ogni due giorni come si fa nel basket (anche nel basket gli effetti dei playoff al meglio della sette partite già nei quarti saranno nefasti, peraltro, ma questo è un altro discorso), ma anche premiando davvero i verdetti della stagione regolare. Mandando ai playoff le prime otto, con gara secca da giocare in casa della meglio classificata e diritti tivù tutti di sua spettanza (come minimo una partita del genere varrebbe dieci milioni di euro, fra stadio e media), e le ultime otto a un playout dove al turno successivo sia affronterebbero le perdenti fino ad arrivare a due retrocesse. La facile previsione è che non cambierà niente, nella Lega di Beretta che è lì apposta perché niente cambi.