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Il pagellone della Eredivisie

Redazione

13 maggio 2013

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Il terzo titolo consecutivo dell’Ajax ha chiuso l’ennesima stagione di Eredivisie capace di mantenere tutte le aspettative della vigilia: torneo aperto (quattro squadre in lotta per il titolo fino a un mese dalla fine), bel calcio, good vibrations (purtroppo con qualche eccezione negativa, in primis gli ululati razzisti a ‘s Hertogenbosch contro Altidore) e la tradizionale nutrita serie di talenti da scoprire. I verdetti: Ajax in Champions, Psv Eindhoven ai preliminari, Feyenoord, Vitesse e Az Alkmaar in Europa League (alla quale si aggiungerà la vincente dei play-off tra Twente, Utrecht, Groningen e Heerenveen), Willem II retrocesso, Roda e Vvv Venlo ai play-out. Di seguito le pagelle della stagione 2012/13. 10 - Frank de Boer. Terzo titolo in due anni e mezzo di panchina, una gestione della squadra alla Guardiola, con autorità e puntiglio ma senza derive da sergente di ferro. Il suo Ajax è una macchina che non ha bisogno di un bomber (il top-scorer, Siem de Jong, ha chiuso con 12 reti) per viaggiare a pieno regime. 5 sconfitte nel 2011, 4 nel 2012, solo 2 oggi. Un parco giocatori valorizzato di anno in anno. Un vivaio tornato produttivo ai massimi livelli. Può bastare? 9 – Graziano Pellè. Datemi una maglia da titolare per una stagione intera e poi giudicatemi: quante volte tra le righe di un’intervista l’attaccante di San Cesario ha espresso questo concetto? 15 reti in 4 anni di Az però sconsigliavano la scommessa. Ronald Koeman l’ha tentata, trovandosi in casa il vice-capocannoniere della Eredivisie (27 gol, alcuni di straordinaria fattura come il 2-2 al De Kuip contro l’Ajax), nonché il miglior marcatore stagionale straniero di sempre del Feyenoord. 9 – Wilfried Bony. Che l’ivoriano sapesse segnare lo si era capito fin dai tempi dello Sparta Praga, ma che fosse anche in grado di incrementare il livello di una squadra pressoché da solo lo si è scoperto solo quest’anno. Il Vitesse? Squadra da quinto-sesto posto, con un possesso palla in media inferiore al 50% e più tiri in porta concessi che effettuati. Ma a quattro giornate dalla fine i più vicini all’Ajax erano i gialloneri, trascinati dai 31 gol di Bony, a segno anche contro tutte le big. 8 – Tonny Trinidade de Vilhena. Simbolo di cosa significa essere un giovane talento in Olanda. Classe 1995 ma già titolare nella mediana a tre nel Feyenoord (contro il Willem II doppietta più giovane nella storia del club). Punta dell’iceberg di un movimento (del quale vanno citati almeno Maher, Van Ginkel e Strootman) dal futuro luminoso. 8 - Kenneth Vermeer. Tra i tanti ajacidi che meritano la citazione, da Eriksen a De Jong, da Blind a Fischer, lui è quello che ha offerto il rendimento più alto di tutti. 13 partite a reti inviolate, 3 rigori parati (ma non prende gol dal dischetto da 5 tentativi), interventi in serie che lo hanno trasformato in un serio candidato a un posto per Brasile 2014. 7- Filip Djuricic. Marco va Basten gli deve la panchina, perché nei primi disastrosi mesi della sua gestione a Heerenveen, con la squadra sulla soglia della zona retrocessione e la punta islandese Finnbogson fuori per infortunio, è toccato al play serbo tenere a galla la nave. Trequartista, ala, prima punta: il classico nickname rovina-carriere, nel suo caso quello di “Cruijff dei Balcani”, non lo ha minimamente bloccato. 7 – Art Langeler. Ha riportato il Pec Zwolle in Eredivisie, quindi ha centrato la salvezza con buon anticipo nonostante le fosche previsioni della vigilia. Risultato eccellente, impreziosito dall’aver proposto un calcio offensivo tra i più piacevoli visti quest’anno. Dopo Frank de Boer è l’allenatore dell’anno. Andrà al Psv ad allenare le giovanili. 7 – Jozy Altidore. Stagione grama quell’Az, a lungo troppo vicino alla zona retrocessione. L’americano di Tahiti, molto criticato lo scorso anno, si è però distinto per prolificità. E al posto dell’amaro alla fine è arrivato il dolce: successo in coppa d’Olanda, con Altidore mattatore (8 reti nel torneo) a segno contro tutte le avversarie incontrate lungo il cammino. E per il quinto anno consecutivo l’Az va in Europa. 6- Utrecht. Voto da alzare di un punto se gli uomini di Jan Wouters vinceranno i play-off Europa League. Classico esempio di “meno è meglio”, la filosofia low-cost reintrodotta un paio di anni fa per sanare il bilancio non ha creato scompensi in campo. Anzi, il rendimento si è ulteriormente impennato, grazie a una serie di pepite (Ruiter, Kali, Van der Hoorn, Toornstra) che nel futuro prossimo faranno la felicità del cassiere. Con un piccolo primato: sono l’unica squadra di questa Eredivisie ad aver chiuso un match con la porta inviolata contro il Psv, squadra da 102 gol nelle rimanenti 33 partite. 6 – Nac Breda-Roda 5-3. Equivalente di un Cagliari-Chievo in Serie A, solo che partite come questa non finiscono 0-0 tra sbadigli e spalti deserti. Per ricordarci che il calcio dovrebbe anche essere divertimento. 5- Willem II. Insufficienza per la retrocessione, ma applausi per la dignità. Palesemente inadeguato alla Eredivisie sin dalla vigilia, il club di Tilburg ha rispetto tutti i pronostici, consapevole che anche i play-out sarebbero stati un mezzo miracolo. Eppure la dirigenza non ha mai messo in dubbio il tecnico Jurgen Streppel (autore del miracolo-promozione, via play-off, l’anno prima), rinnovandogli addirittura il contratto per altri due anni. Giù il cappello. 4 – PSV Eindhoven. Insufficienza grave nonostante il secondo posto, perché il Psv ha speso come nessuno altro in estate per un solo obiettivo: vincere la Eredivisie. Un titolo che manca dal 2008 e che nell’anno del centenario non poteva continuare a latitare. Invece ancora niente, a dispetto di una rosa sulla carta superiore a tutte le concorrenti e all’eliminazione cercata nei giorni di Europa League per conservare le energie in chiave campionato. Non basta? Ecco servita la sconfitta in finale di coppa d’Olanda contro l’Az. 3 – Steve McClaren. Minestra riscaldata malissimo e quindi indigesta. Non solo per il risultato, con il Twente lontano dal titolo già a metà stagione, ma anche per quanto fatto vedere in campo: un gioco di rara bruttezza, che ha finito per mortificare talenti quali quelli di Tadic e Chadli, o giovani in cerca di riscatto come Castaignos. Scontato l’esonero, ma il voto va diviso equamente con una società che da due anni a questa parte naviga a vista. 2 – Europa. Malissimo le olandesi quest’anno. Passi per Az e Vitesse eliminate dai milionari dell’Anzhi, ma Heerenveen, Feyenoord, Psv e Twente non si sono dimostrate all’altezza nemmeno di avversarie quali Molde, AIK Solna o Helsingborg. Preoccupante l’italianizzazione dell’approccio all’Europa League di Psv e Twente, fonte di polemiche in un paese abituato a ben altra cultura sportiva. Bocciatura infine anche per l’Ajax, capace di rovinare l’impresa in Champions contro il Manchester City con una inspiegabile eliminazione ai sedicesimi di Europa League contro un modesto Steaua Bucarest. [poll id="6"]

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