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Redazione

29.04.2013 ( Aggiornata il 29.04.2013 11:27 )

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Josefa Idem ministro per le Pari Opportunità, lo Sport e le Politiche Giovanili. Al di là di quanto durerà il governo Letta, con previsioni che variano dal poco al pochissimo, la presenza di uno dei volti dello sport più popolari d'Italia (anche per merito degli spot, va detto) rappresenta una svolta epocale. Anche in passato lo sport era stato il trampolino per carriere politiche più o meno luminose, ma a livello di ministri si parlava di dirigenti e mai di atleti (anche se non è sbagliato considerare Franco Carraro un ex atleta, visti i suoi successi nello sci nautico). Con la 48enne italo-tedesca, che ha chiuso la sua carriera agonistica pochi mesi fa ai Giochi di Londra, si è andati oltre: non più il dirigente che usa i tifosi, né lo sportivo messo lì come foglia di fico, ma una persona che da anni fa politica, non solo sportiva (nel centro-sinistra) e che ha idee ben precise riguardo allo sport e alla vita. Pochi dubbi sul fatto che la Idem sia lì perché è la Idem, per un governissimo che ha bisogno di buona stampa per non morire nella culla, ma dal mazzo è stata scelta la persona giusta. Che adesso dovrà lasciare il Consiglio Nazionale del CONI, dove era presente in quota atleti, per andare a occuparsi (anche) di sport ad un livello superiore. Per personalità e formazione, rischia di essere il primo vero ministro dello sport italiano: funzione alla quale ha sempre di fatto assolto il CONI (e infatti sarà decisiva la collaborazione con Malagò, a meno che il neo-presidente del CONI la prenda subito di punta). Una tecnica nel governo dei post-tecnici, la Idem. Le sue idee sono note: rifiuto della cultura del campionismo, nonostante lei sia stata una campionessa, lotta alla monocultura calcistica (rispetta il calcio inteso come sport, ma un po' meno il sistema calcio) e alla sedentarietà dell'italiano medio, storia dello sport da far conoscere già alle scuole elementari, professionismo solo nelle poche realtà che se lo possono permettere. Come diceva quel tale, lasciamola lavorare.

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