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La scoperta del Bayern Monaco

Redazione

12.04.2013 ( Aggiornata il 12.04.2013 12:03 )

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Adesso che anche la Lazio è uscita dall'Europa via con il disfattismo all'italiana. E odi in endecasillabi per il modello Bayern Monaco, squadra che nonostante tutto non ha tolto a Conte il suo proverbiale senso dell'umorismo, visto che l'ha definita 'Il più forte Bayern di sempre' (avrebbe vinto già quattro Coppe dei Campioni-Champions, le prime tre con un gruppo di giocatori che andava da Beckenbauer a Gerd Muller e ragazzini che si chiamavano Rummenigge). Tutto sbagliato, tutto da rifare. Solo che a dirlo non è un fuoriclasse come Gino Bartali ma gli stessi trombettieri mediatici che 'prima' devono tenere alto il morale delle truppe e del popolo bue, mentre 'dopo' scoprono cose tutt'altro che nascoste. E non è colpa di Sky, che quest'anno non ha trasmesso la Bundesliga (dall'anno prossimo tornerà a farlo, bene). Peccato che la Juventus sia proprio un modello positivo di gestione aziendale, per motivi storici non toccherà mai i fatturati di Barcellona e Manchester United ma è sulla buona strada. Ancora meglio il Napoli, squadra che fino a poche settimane fa lottava per lo scudetto e che ha chiuso l'ultimo bilancio con un utile di 14 milioni. E il Milan, che dopo avere per anni strapagato i trentenni (che qualcosina gli hanno fatto vincere, va detto...), è stato completamente rifondato, non è paragonabile al Milan berlusconiano con sepese no limits del recente passato. Menzione d'onore anche per Lazio, dove Lotito ha avuto il coraggio di dire che il re è nudo: e cioè che i calciatori medi di serie A, quelli da Lazio, valgono e devono essere pagati come i calciatori medi di serie B. E l'Udinese, che ogni anno crea almeno due personaggi cercati da mezza Europa? Ogni paese ha una sua specificità e dubitiamo che l'Olimpico mezzo vuoto sia colpa dell'Olimpico, o che un museo dell'Udinese farebbe accorrere al Friuli milioni di turisti o di tifosi. Certo è che il problema non è tanto il fatturato: il Milan è ottavo nel mondo con 256 milioni nell'ultimo anno per cui sono disponibili dati ufficiali, il 2011-12, la Juve decima con 195, l'Inter dodicesima con 185, il Napoli quindicesimo con 148 e la Roma diciannovesima con 115. 5 italiane nelle prime 20, non male. Contro 7 inglesi, 4 tedesche, 2 spagnole e 2 francesi. La serie A è quindi in crisi? Il problema non sono gli stadi, ormai usati solo come pretesto per cementificare e fare speculazioni immobiliari, e nemmeno la visibilità internazionale (la Premier League viaggia su altri binari, ma è anche merito della diffusione dell'inglese oltre che del colonialismo), ma quanto vengono pagati i giocatori medi o scarsi. Il nuovo Van Basten, Mandzukic, nel 2010 (aveva 24 anni) fu pagato dal Wolfsburg meno dell'ingaggio lordo che attualmente percepiesce Iaquinta per allenarsi a parte, e l'anno scorso al Bayern quanto l'Inter butta per un paio dei suoi argentini da panchina. Più in generale, non bisogna guardare il fatturato ma quanta parte del fatturato viene destinata ad investimenti invece che al pagamento di ingaggi: in Italia meno del 10%, nell'Europa che conta mediamente il 30% (in Germania in certi casi anche il 50). Conclusione: i soldi in Italia ci sono, parliamo purtroppo solo di calcio, ma vengono spesi male. I dirigenti sono come i calciatori: c'è chi fa la differenza e chi no.

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