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L’impresentabile uomo dei miracoli

Redazione

7 febbraio 2013

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Il ct nigeriano Stephen Keshi l’ha dichiarato a chiare lettere all’inizio del torneo: “Gli allenatori europei vengono in Africa per soldi”. Il collega che si troverà di fronte in finale, il belga Paul Put, rappresenta una delle rarissime eccezioni. Put in Africa, prima nel Gambia e ora alla guida della sorpresa Burkina Faso, non ci è andato per soldi ma per necessità. Perché un allenatore radiato nel proprio paese, dopo essere stato riconosciuto parte integrante in uno grosso scandalo di partite truccate, difficilmente sarebbe riuscito a trovare un impiego in Europa. Meglio cambiare aria e mettere quanti più chilometri possibili tra sè e il luogo del misfatto. In Belgio la carriera di Put era quella di un onesto mestierante della panchina, con un paio di picchi: la promozione in A con il Verbroedernig Geel e la qualificazione in Uefa con il Lokeren. Nel 2005 è alla guida del Lierse. Una sera chiama il portiere Cliff Mardulier e lo invita al disco-dancing La Roca di Lier, dove in un privè gli consegna un foglietto di carta marrone. Sopra c’è una cifra a sei zeri scritta a penna. E’ un premio partita al contrario, nel senso che verrà incassato solo se il Lierse perderà il prossimo incontro, una trasferta a Genk. Mardulier è perplesso, lui una papera di proposito non la vuole fare. “Nessuno te lo chiede” replica Put. “Solo non fare il fenomeno, perché il risultato è già deciso. Sono nove i giocatori che sono stati comprati. Lascia fare a loro”. A Genk Put manda in campo la squadra riserve del Lierse, che perde nettamente. L’anno successivo, quando il programma televisivo Panorama scoperchierà il marcio delle partite truccate, tra i pochi rei confessi c’è proprio Put. Dichiara di aver agito così perché la sua famiglia era stata minacciata di morte. La Federcalcio belga (KBVB) non gli crede: le minacce non sono la causa bensì l’effetto del coinvolgimento nella cupola del faccendiere cinese Zheung Ye, della quale il tecnico è una pedina fondamentale. Put ha presentato Ye alla dirigenza del Lierse, ha fatto pressione sui giocatori affinché rispettassero le “direttive” e ha versato loro i “compensi” pattuiti. Nelle sue tasche è finito oltre 1 milione di euro. Per questo motivo nel 2007 la Commissione disciplinare della KBVB lo squalifica a vita. La sanzione è stata poi ridotta a tre anni. Ciò significa che adesso Put può chiedere di essere nuovamente iscritto alla Federazione del proprio paese, con conseguente recupero del proprio patentino, anche se un’apposita clausola consente alla KBVB di respingere la domanda. L’aria che tira non sembra essere delle migliori, vista la tiepida accoglienza riservata dalla stampa - partigiana come quella italiana (quindi tanto) quando si tratta di allenatori nazionali all’estero - all’impresa del Burkina Faso in Sudafrica. E si tratta di miracolo vero, alla luce della modesta qualità tecnica della squadra ma anche degli scandalosi torti arbitrali subiti nella semifinale contro il Ghana (partita da inchiesta, tanto per rimanere in tema). Gli Stalloni non vincevano una partita nella fase finale di Coppa d’Africa da 15 anni (15 febbraio 1998, 1-0 alla Guinea), ovvero da quell’edizione casalinga del torneo che li vide finire quarti – miglior risultato di sempre fino a oggi. Put vorrebbe tornare a allenare in Belgio. Ma forse nemmeno un miracolo è sufficiente per lavare certe macchie.

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