Beretta, Simonelli, Abodi: nomi che non scaldano gli appassionati di calcio, ma dietro ai quali si muovono interessi finanziari, politici e sociali (in un momento di crisi come questo avere per le strade alla domenica centinaia di migliaia di sfaccendati non sarebbe auspicabile...) davvero enormi. La reale materia del contendere? La serie A a 18 squadre, pensando a un ritorno a 16 ma senza diminuire il numero delle partite: non con i playoff, come sarebbe auspicabile (pensiamo all'impatto, a livello economico e di cultura popolare, che avrebbe un Super Bowl italiano) nello sport moderno, ma con una seconda fase 'a orologio' ispirata dalla pallacanestro di qualche decennio fa. In pratica partite con la squadre vicine di classifica nella prima fase, giocando in casa le sfide con quelle dietro e in trasferta quelle con chi sta davanti. Questo è il progetto poco segreto dei grandi club italiani, o aspiranti tali. Questo è il motivo per cui quelli medi si sono messi di traverso la scorsa settimana impedendo di fatto l'elezione del nuovo presidente di Lega. Definito l'accordo sulla spartizione dei proventi tivù, accettata comunemente l'idea delle seconde squadre sul modello spagnolo (poi c'è chi le vuole con lo stesso nome e l'aggiunta B e chi invece preferisce le multiproprietà), accettata quasi ogni richiesta dell'Associazione Calciatori, ammorbidito il rapporto con la Figc, sfuggirebbe il motivo di tanta conflittualità nella Lega di A se non ci fosse sullo sfondo qualcosa di veramente grosso, una riforma in grado di far fare il salto di qualità ad un torneo che sta morendo mediaticamente e che ha una media di spettatori a partita (circa 22mila) ormai paragonabile a quella della Ligue 1 francese e della Eredivisie olandese (circa 19mila). L'uomo scelto da Juventus, Inter, Roma a (a giorni alterni) Napoli per questa stagione di riforme era l'ormai ex presidente della B Andrea Abodi, che però ha preso 8 voti sui 14 necessari (e sugli 11 che aveva raccattato il 20 dicembre), il Milan pur avendo più o meno lo stesso programma puntava su Simonelli (che ne ha presi 3, contro i 6 della precedente votazione), mentre i fan dell'immobilismo (Lotito in testa, che essendo più furbo dei suoi colleghi in questo sistema ci sguazza) continuano a tirare la volata all'impalpabile Beretta (dimissionario un anno fa!). Certo è che alcune 'medie' che avevano promesso il voto ad Abodi alla fine si sono tirate indietro. Mentre è probabile che il Milan abbia rotto il fronte delle grandi perché questa Lega riformata potrebbe giocare una sua partita nuova in campo televisivo, aumentando il suo potere contrattuale nei confronti di Sky e Mediaset. Perché è chiaro che qualsiasi riforma passerà da un aumento della qualità media e dalla televisivizzazione spinta di tutto. Per questo le squadre che raccologono simpatie o antipatie solo nel loro contesto geografico si stanno mettendo di traverso. Tifando addirittura pere il commissariamento della Figc, inevitabile se continuerà a mancare un presidente. Senza entrare nei meandri della politica sportiva, di solito ingrediente principe degli articoli scaccia-lettori, la vera sfida è questa: un calcio con più partite fra squadre di nome (ma non chiamiamola Superlega) e il calcio che attualmente stiamo vedendo, con partite interessanti solo per gli scommettitori.
Twitter @StefanoOlivari