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Redazione

19.12.2012 ( Aggiornata il 19.12.2012 10:30 )

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I due punti tolti al Napoli per il tentato illecito di tre campionati fa (si parla della partita con la Sampdoria del maggio 2010), in attesa degli inevitabili sconti nei successivi gradi di giudizio, stanno scatenando quel dibattito sulla responsabilità oggettiva e in generale sulla giustizia sportiva che conquista qualche pagina solo quando ci sono di mezzo squadre mediaticamente importanti. Tanto per non andare lontani, il Torino e la stessa Sampdoria si sono beccate il loro meno due, poi diventato meno uno in quanto 'patteggiato', senza che si parlasse di ricorsi alla giustizia ordinaria e richieste di risarcimento nei confronti della Figc. Senza improvvisarci avvocati di nessuno, la domanda da bar è una sola: è giusto pagare tre anni dopo (o addirittura quattro, se il Napoli perderà la qualificazione alla Champions League proprio per quei due punti) per un fatto, diamo per scontato che sia avvenuto, che al club penalizzato non ha portato 'sul campo' alcun vantaggio? Le colpe di Gianello, terzo portiere supersqualificato (3 anni e 3 mesi, di fatto una radiazione), di Cannavaro e Grava (sei mesi per entrambi, per omessa denuncia), non hanno prodotto alcun vantaggio nemmeno per il Napoli dell'epoca: allora perché è giusto che il Napoli di adesso paghi? Domanda retorica: i club dovrebbero dotarsi di un servizio di intelligence per controllare le frequentazioni private dei propri giocatori? Retorica perché tutti i club di serie A, con varie gradazioni di invasività e di illegalità (ingaggiare un investigatore privato si può, spiare le conversazioni telefoniche no: chi vi viene in mente?), controllano i propri giocatori. Finita questa tornata di appelli (Corte Federale e Tnas), Abete fra un'intervista nell'intervallo e l'altra dovrà trovare il tempo di cambiare questa regola, che con questi tempi della giustizia produce danni che sarebbero ingiusti anche con sentenze per direttissima. A meno che lo spirito della legge non sia proprio questo: controllate i vostri tesserati, perché alla fine pagherete voi in ogni caso. Magra la figura di Palazzi, ormai non più procuratore federale ma suggeritore (non ascoltato) di sentenze, ma se De Laurentiis parla di complotto può farne una anche peggiore. Non è un poveraccio, si metta d'accordo con gli altri quattro o cinque club che tengono in piedi la baracca e faccia cambiare le regole. Diversamente è giusto che paghino lui e il Napoli per le colpe personali di Cannavaro e di Gianello.

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