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Il guardialinee perfetto è strabico

Redazione

6 novembre 2012

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Puntuale come l'alternarsi del giorno e della notte, anche quest'anno è scoppiata rovente la polemica arbitrale e a far saltare il coperchio della pentola la cui acqua stava bollendo ormai sempre più, giornata dopo giornata, è stato il primo e unico gol della Juventus nella partita interna contro l'Inter. Quello di Vidal al 18” del primo tempo. Sono seguite le polemiche sulla rete annullata a Palacio, sempre nella prima parte della sfida, sulla mancata espulsione dello svizzero Lichtsteiner e al più o meno generoso rigore concesso all'Inter al 58' con cui Milito ha firmato il momentaneo 1-1. Quindi sull'operato di tutta la truppa arbitrale capitanata dall'internazionale Tagliavento. Questi in estrema sintesi gli episodi su cui si sono concentrati fiumi di parole parlate e scritte dai vari opinionisti di turno. Commenti che, in molte occasioni, si alimentavano con quanto burroscamente successo a Catania solo una settimana prima, in occasione del contestato successo per 1-0 della Juventus con una rete erroneamente annullata ai siciliani sullo 0-0 che aveva fatto andare su tutte le furie il presidente degli etnei, Pulvirenti. Ancora una volta però, secondo noi, il problema va analizzato più in profondità ed isolato dalla cronaca contingente e dalle facili dietrologie. Fino a parola contraria e quindi di qualche nuova iniziativa giudiziaria che non ci auguriamo per il bene di questo sport, non si può prescindere dalla buona fede dei protagonisti dei vari eventi contestati e dall'errore umano. Infatti, se si usa clemenza per i giocatori quando commettono errori clamorosi (mi viene in mente, come esempio massimo, il cucchiaio sbagliato nel calcio di rigore decisivo con il Braga del brasiliano Maicosuel che è costato all'Udinese la qualificazione alla fase a gironi della Champions e una rimessa economica per il club della famiglia Pozzo per almeno 20 milioni di euro), non si può invocare sempre la pena capitale per i sei direttori di gara di turno. Pena, nella migliore delle ipotesi, giustificata dalla stramenzionata “sudditanza psicologica” degli stessi fischietti nei confronti delle società più blasonate. Considerando l'attuale impegno professionale a cui sono sottoposti gli arbitri durante tutta la settimana, praticamente a tempo pieno (preparazione fisica, tattica e riesame di tutte le partite dirette anche dai colleghi), non si non paragonarli ai calciatori. E quindi trattarli, nel bene e nel male, come loro. Porremmo invece l'accento, anche se il problema non è facilmente risolvibile in quanto dipende dall'International Board, sulle regole che sono in vigore e su quella del fuorigioco in particolare. Praticamente una norma dalla difficilissima applicazione anche semplicemente per il fatto che impone al direttore di gara la valutazione immediata sulla posizione del giocatore in campo al momento di ricevere il pallone. Ovvero guidicare se l'atleta in questione è più o meno in fuorigioco attivo. Una discrezionalità che impone al cosiddetto guardialinee una valutazione innaturale. Infatti, se ci pensate, il guardialinee ideale dovrebbe essere affetto almeno dallo “strabismo di Venere”. Difetto che diventa, soprattutto per i poeti, una virtù affascinante quando si parla di donne, ma non di pallone! Perché diciamo questo? Perché per vedere sempre e nello stesso istante il momento in cui parte il pallone e la posizione di quello che lo riceve, bisogna essere semplicemente strabici. Oltre che molto bravi e fortunati. Ad aumentare poi la difficoltà decisionale dello stesso direttore di gara, c'è anche la sua posizione, quello del terreno di gioco. Livello che non gli permette di avere sempre la migliore visuale, anche per colpa di altri inconsapevoli calciatori. Non a caso da tempo, l'attuale e bravo allenatore dell'Udinese, Francesco Guidolin, auspicava per sé un seggiolone tipo quello dell'arbitro del tennis, per meglio vedere il gioco espresso dai suoi ragazzi. Quanto all'introduzione o meno di moviole in campo e di tantissimi altri marchingeni elettronici, potremmo essere favorevoli solo al micro-chip del pallone per vedere, senza alcun dubbio, se gol è gol. E basta. Siamo altresì convinti che non si possa robottizzare uno sport fatto da persone e che l'errore umano deve rimanere parte del condimento, a volte piacevole, a volte no, della partita. Purché tutto sia fatto in buona fede. Con buona pace di chi vorrebbe togliere il sale a questo sport che vive e prospera anche per le varie discussioni post-partita. Pier Paolo Cioni [poll id="52"]

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