Lo sviluppo di Kaladze

Lo sviluppo di Kaladze

Pubblicato il 9 ottobre 2012, 09:12

Kakha Kaladze come Corrado Passera, anzi di più. Da poco l'ex difensore di Dinamo Tblisi, Dinamo Kiev, Milan e Genoa è diventato vicepremier georgiano, oltre che ministro per lo sviluppo e le infrastrutture. In pochi mesi il 34enne esponente del partito 'Sogno georgiano - Georgia democratica' è passato dai miasmi del calcio (era in campo a Marassi in occasione dell'umiliazione del Genoa di fronte agli ultras) a quelli della politica e la cosa sorprende non poco chi ha frequentato Kaladze nei suoi undici anni italiani. Ragazzo intelligentissimo, spesso ingiusto capro espiatorio per gli errori di senatori senza più fiato, uno che fuori dal campo ha sempre avuto tanti interessi imprenditoriali ma che mai si era interessato di politica, nemmeno a livello di battute generiche. Al massimo, sia come ambasciatore dell'UNICEF che in privato attraverso la sua fondazione, Kaladze si era impegnato in attività benefiche. Comunque sia, in poche settimane il miliardario Bizdina Ivanishvili (ma quanti sono, questi miliardari dell'ex URSS?) lo ha cooptato nel suo movimento e consapevole della sua popolarità gli ha dato una posizione di grande visibilità. Difficile assegnare al partito di Kaladze etichette italiane, visto che non solo in Georgia la vera divisione non è destra-sinistra ma pro o contro un rapporto stretto con la Russia di Putin, ma semplificando un po' si può dire che 'Sogno georgiano' raccoglie movimenti più o meno di destra: dal liberismo filo-occidentale al nazionalismo più duro, con un tocco di liberalismo alla Shevardnadze. In più Ivanishvili non pare lontano da Putin, chissà se il leader russo avrà parlato di Kaladze (oltre che dei soliti argomenti...) durante la recente visita di Berlusconi. Certo è che sempre più calciatori, al di là delle facili strumentalizzazioni, si stanno rendendo conto del proprio potenziale in termini politici (fra poco sarà il turno di Shevchenko), in un mondo in cui le ideologie sono sempre più sfumate e la personalizzazione vale più deglio eventuali programmi. Non è una cattiva cosa, vista anche con occhi italiani, considerando che con il 'nostro' sistema elettorale attuale il segretario del partito può mandare in Parlamento anche il suo cane (e in molti casi sarebbe meglio di chi manda veramente). Parlando in generale, non si può affermare a priori che un calciatore sia più ignorante di un passacarte di una sezione di sindacato o di una esperta di lap dance. Eppure ci si sorprende solo quando a fare politica è il calciatore.

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