Cavani, l’ultimo dei fenomeni

Cavani, l’ultimo dei fenomeni

Pubblicato il 28 settembre 2012, 10:30

Solo Juventus e Napoli possono arrivare prime in un campionato medocre in cui almeno altre otto squadre possono invece ambire ad arrivare terze contando sui disastri delle avversarie. Non lo diciamo per la classifica attuale che le vede appaiate in vetta, ma perché fra le squadre di un certo livello sono state quelle che in estate hanno cambiato in meno e sempre nell'ottica del rinforzarsi. Discorso scontato per la squadra campione d'Italia, ma non per quella di De Laurentiis che solo cinque mesi fa dopo l'ubricatura della Champions League (risultando non inferiore al Chelsea...) sembrava sull'orlo dello smantellamento con i contemporanei mal di pancia di Mazzarri, Cavani, Hamsik e Lavezzi. Poi De Laurentiis, complice il fatto che fra i club di livello almeno decente il Napoli sia l'unico insieme all'Udinese con il bilancio in attivo, si è voluto regalare un altro tentativo da scudetto e a partire è stato solo un Lavezzi che umanamente non era più gestibile e che è stato ceduto all'inevitabile Paris Saint Germain massimizzando l'incasso. Sono però arrivati giocatori di qualità medio-alta come Behrami, Gamberini, El Kaddouri, Mesto. E' stato riscattato Pandev, è tornato un futuro fenomeno come Insigne. Insomma, tutto si può dire di questo Napoli, tranne che sia una sorpresa. Forse la Juventus ha qualcosa in più come livello medio dei singoli, ma non ne saremmo sicuri. Il Napoli però ha l'ultimo vero top player (inteso come uomo mercato che tutto il mondo vuole) d'Italia, cioé Edinson Cavani. Migliorata la qualità della rosa, a livello di gioco non vediamo grandi differenze con l'anno scorso. Ottima difesa, anzi fase difensiva vista la partecipazione dei centrocampisti e spesso anche delle punte, grandi fiammate atletiche anche lunghe cinque minuti, grandi pause, qualche difficoltà contro chi aspetta e si difende come è stato ad esempio contro il Catania. Più facile battere squadre come Lazio, Inter o Milan che maramaldeggiare contro chi lotta per la salvezza. Di sicuro se c'è un anno buono per il terzo scudetto della storia partenopea, quell'anno è proprio questo.

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